Aspetta la moglie fuori dal lavoro e cerca di darle fuoco: arrestato. La seguiva con il gps
- Postato il 12 novembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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A Limbiate, in Brianza, un uomo di 46 anni di origini rumene è stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. Secondo quanto stabilito dal gip di Milano, l’uomo – spesso in stato di alterazione dovuto all’alcol – avrebbe aggredito la moglie in più occasioni, insultandola e minacciandola anche davanti ai due figli minori. Le indagini, coordinate dalla pm Alessia Menegazzo, hanno ricostruito una lunga serie di episodi violenti avvenuti tra aprile e novembre 2025. La donna, esasperata, aveva già sporto denuncia e manifestato l’intenzione di separarsi, ottenendo un provvedimento di allontanamento del marito dalla casa familiare.
L’agguato e il tentativo di dare fuoco alla moglie
Il culmine della violenza è arrivato il 5 novembre 2025. L’uomo si è appostato nei pressi del luogo di lavoro della moglie a Seregno, l’ha affrontata fuori dalla sua auto e, dopo averla immobilizzata, le ha lanciato addosso del liquido infiammabile, minacciandola con la frase agghiacciante: “Li vuoi vedere i bambini stasera?”. L’aggressione, ripresa dalle telecamere di sorveglianza, ha causato alla donna una congiuntivite chimica, traumi ed escoriazioni guaribili in 15 giorni. I carabinieri hanno trovato sul posto una bottiglia di plastica contenente benzina e, poco dopo, l’uomo si è presentato in caserma consegnando un accendino, il telefono e un GPS che aveva installato sull’auto della moglie per controllarla.
Un’ossessione sfociata in follia
Dalle indagini è emerso un quadro di “condotte prevaricatrici e violente”, definite dal giudice come ormai “insostenibili”. Testimonianze di parenti e referti medici confermano un clima familiare teso e la continua irascibilità dell’indagato. L’uomo mostrava un atteggiamento ossessivo e morboso, privo di qualsiasi freno inibitorio, tanto da tentare persino di calunniare la moglie, accusandola falsamente di maltrattamenti. Il gip, riconoscendo il rischio concreto di reiterazione del reato, ha disposto la custodia cautelare in carcere, ponendo fine – almeno per ora – a una spirale di violenza e controllo che aveva trasformato la vita della donna in un incubo quotidiano.
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