Aspettiamo una lettera di Serravalle in cui si dica Sì vax, senza dubbi
- Postato il 20 agosto 2025
- Di Il Foglio
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Aspettiamo una lettera di Serravalle in cui si dica Sì vax, senza dubbi
Al direttore - Egregio Cerasa, in riferimento agli articoli apparsi sul suo giornale in cui sono stato definito “No vax” chiedo, ai sensi dell’art. 8 L. 47/1948 la pubblicazione della seguente rettifica: Il termine “No vax” è denigratorio e diffamatorio; non ho mai sostenuto l’inutilità dei vaccini e delle vaccinazioni, né come protezione personale, né come strumento di sanità pubblica. Sono medico specialista in Pediatria preventiva, Puericultura e Patologia neonatale, con una lunga e rispettabile carriera professionale, senza mai aver subìto provvedimenti disciplinari. Sono attaccato con illazioni obiettivamente infondate, del tutto estranee al mio pensiero e agire, in particolare perché: dichiaro di fare esplicito riferimento al metodo scientifico (e chi non lo pensasse può mettermi subito alla prova); chiedo, da anni, confronti scientifici basati su prove, impegnandomi in prima persona a presentare non “opinioni”, ma dati, fatti e prove/documentazione solida e aggiornata; assicuro che, se in tali confronti scientifici mi fossero presentate prove più valide e forti di quelle che conosco, lo ammetterei in modo pubblico e formale. Penso dunque di avere diritto a un confronto scientifico, civile e senza pregiudiziali. Auspico che il suo giornale apra con me sulla testata uno spazio di equo confronto scientifico sui temi di interesse, in contraddittorio con chi riteneste utile coinvolgere. In assenza di pubblicazione entro i giorni e con le modalità previste dalla citata legge, mi troverei nella necessità di agire nelle sedi opportune. Sono però convinto che questa richiesta, che penso risponda a un principio di giustizia, possa incontrare la vostra condivisione.
dott. Eugenio Serravalle
Gentile dottor Serravalle. Potrei riportarle le numerose occasioni in cui il suo pensiero è apparso essere quantomeno equivoco. Per esempio quando ha detto che “la salute dei bimbi non vaccinati è migliore di quella dei vaccinati”. Per esempio quando ha definito l’immunità di gregge “un mito”. Per esempio quando ha detto che “i vaccini possono causare reazioni avverse anche gravi e attualmente non ci sono strumenti scientifici per sapere in anticipo a chi possono far male e a chi no”. Per esempio quando ha detto che “preoccupano le conseguenze dei vaccini e il modo in cui vengono praticati”. Potrei dirle questo e molto altro. Ma forse per rispondere alla sua gentile lettera basta anche di meno: per non essere considerato più un No vax, basterebbe affermare dì essere a favore dei vaccini. Ma anche in questa lettera di smentita il massimo che lei è riuscito a dire è di non avere mai sostenuto l’inutilità dei vaccini e delle vaccinazioni. Aspettiamo una lettera in cui leggere che lei è totalmente e senza ambiguità a favore dei vaccini per non avere più dubbi sul tema. E rinviamo ogni discussione sulle sue tesi al momento in cui queste saranno state approvate da una autorevole rivista scientifica. Un cordiale saluto a lei.
Al direttore - Introduzione del Reddito di cittadinanza, salario minimo di 9 euro lordi, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, chiusura del rigassificatore di Piombino. Questi sono alcuni punti dell’accordo tra Pd e 5 stelle per la riconferma di Giani alla guida della Toscana. E’ un accordo che somiglia da vicino a quello fra Trump e Putin sull’Ucraina. Non è così difficile indovinare chi, in Toscana, ha fatto la parte di Trump e chi quella di Putin. Sbaglio?
Roberto Volpi
Al direttore - In un’intervista alla Stampa dell’8 agosto scorso un grande storico della Guerra Fredda, Sergey Radchenko, ha detto due cose piuttosto condivisibili: a) che il Cremlino vuole trattare per la capitolazione di Kyiv (che non è questione meramente territoriale) sapendo di avere in Trump un mediatore molto disponibile; b) che impiccarsi ai confini del 1991 o alle sanzioni nella speranza che la situazione si sblocchi non è credibile da parte dell’Ue. E quindi? E quindi il criterio è sempre quello: speak softly and carry a big stick. A chi vorrebbe disfarsi dell’Ucraina nella speranza di soddisfare una volta per tutte l’irredentismo putiniano, bisognerebbe opporre una linea politico-diplomatica ferma (specie sugli aiuti militari), ma pur sempre realistica. Non mi sembra che in Europa qualcuno ce l’abbia (o possa parlare a nome di tutti) e allora a Trump c’è poca alternativa.
Giovanni Boggero