Assolto per l’estorsione alla moglie, Gabriele Silvano condannato a 3 anni e sei mesi per le armi nascoste in un terreno

  • Postato il 9 ottobre 2025
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gabriele silvano

Genova. Assolto dall’accusa di estorsione nei confronti della moglie ma condannato per le armi, 4 pistole e 569 proiettili, nascosti di un terreno di cui aveva la disponibilità in Valpolcevera, l’imprenditore genovese 52enne Gabriele Silvano. Silvano era stato arrestato il 26 novembre 2024 all’esito di una maxi inchiesta condotta dalla Dia e coordinata dalla pm della Dda Monica Abbatecola.

Silvano, che si trova tutt’ora in carcere, è anche accusato in concorso con Salvatore Mario Lo Piccolo di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, con altri indagati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e infine di detenzione illecita di armi ed estorsione.

Per quest’ultimo reato è stato assolto questa mattina. Secondo l’accusa e le risultanze delle intercettazioni l’imprenditore aveva minacciato la moglie intimandole di non vendere la villetta di famiglia, di cui lei voleva disfarsi alla ricerca di liquidità, in seguito alle difficoltà sopraggiunte all’impresa di logistica che gestivano finita della blacklist della Prefettura proprio per la presunta vicinanza alle cosche.

L’assoluzione dall’estorsione perché il reato è ‘impossibile’

Ma, come hanno dimostrato i difensori di Silvano, gli avvocato Nicola Scodnik e Sandro Vaccaro, lei non avrebbe potuto vendere alcunché a causa del fondo patrimoniale che vincolava la vendita al via libera anche dello stesso Silvano. Il reato di estorsione era quindi “impossibile”. Alla moglie aveva detto “Tu non la vendi perché sai benissimo che finisce con una palla in fronte”. Il reato avrebbe potuto anche essere configurato come minacce ma la donna, da cui si stava separando, non ha mai sporto querela. La pm Monica Abbetocala aveva chiesto 8 anni per Silvano ma con l’assoluzione per l’estorsione il collegio del tribunale presieduto da Monica Parentini (giudici a latere Blanc e Caffarena) lo ha condannato a 3 anni e 6 mesi per il possesso delle armi.

Comincerà il 22 ottobre a Massa il processo che lo vede imputato di trasferimento fraudolento di valori con l’obiettivo di favorire  la cosca mafiosa Tommaso Natale di Palermo, di cui faceva parte il coindagato Salvatore Mario Lo Piccolo (difeso dall’avvocata Laura Razetto). Quest’ultimo ha chiesto l’abbreviato che è fissato a fine gennaio. Per Silvano l’avvocato Scodnik aveva sollevato l’incompetenza territoriale visto che proprio a Massa era stata firmata la carta per l’acquisizione di alcuni terreni nel palermitano fini al centro dell’inchiesta.  Salvatore Mario Lo Piccolo era arrivato a Serra Riccò a Genova, dopo essere stato scarcerato dall’Ucciardone di Palermo, a valle d’una condanna per associazione mafiosa ed era stato assunto nell’azienda di Silvano, così come alcuni suoi parenti. I fari degli investigatori si erano accesi quando la società di Silvano, la Due Esse aveva chiesto di essere inserita nella “white list”, vale a dire l’elenco delle aziende titolate a ottenere appalti dalla pubblica amministrazione.

Ancora aperto il filone d’inchiesta sul traffico internazionale di cocaina

Una terza tranche di inchiesta riguarda invece il traffico internazionale di droga, ma si trova ancora in fase di indagini. Secondo l’accusa Silvano si era organizzato con il dipendente di una società di spedizioni del porto di Genova, Enrico Bomarsi (difeso da Pietro Bogliolo), e con tre ecuadoriani (Boris Jiampier Maruri Moreira, Victor Manuel Maruri Moreira e  John Harold Ordonez Garcia), per importare grossi quantitativi di cocaina da Guayaquil al porto di Genova. La spedizione non era andata a buon fine ma per l’organizzazione del traffico i cinque sono accusati anche di associazione per delinquere. Nell’inchiesta era emerso anche il coinvolgimento di un ex poliziotto della Criminalpol, oggi in pensione.

Autore
Genova24

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