Atlantic Records: 75 anni di successi immortali

  • Postato il 28 ottobre 2025
  • Di Panorama
  • 2 Visualizzazioni

C’è il fattore D dietro la nascita della più potente e duratura casa discografica del mondo. D sta per dentista, un odontoiatra illuminato e rapito dalla musica che negli ultimi mesi del 1947 decide di prestare diecimila dollari a Ahmet Ertegun, il figlio dell’ambasciatore turco negli Stati Uniti, inguaribile appassionato di musica e collezionista seriale di vinili insieme al fratello Nesushi. A loro si unisce Herb Abramson, che nel 1946 aveva fondato la minuscola  Jubilee Records. Quando nel gennaio del 1948 un trafiletto del magazine Billboard annuncia la nascita dell’etichetta, l’Atlantic è un vaso d’argilla tra i giganti della discografia d’allora. 

Il granello di sabbia nell’ingranaggio, una piccola realtà visionaria che ha l’ambizione investire sulla musica afroamericana, sul jazz, sul blues, sul soul, generi ancora ghettizzati alla fine dei Quaranta. Come un novello Robin Hood nei corridoi del business di Manhattan, Ertegun non firma contratti capestro e garantisce agli artisti una proficua parte di royalties. Un marziano dall’ambizione smisurata: connettere il suono e le vibrazioni della musica afroamericana con il pubblico bianco. Ertegun vuole tutto: ignorare deliberatamente la separazione tra jazz e musica popolare, ma anche creare un’estetica sonora un po’ snob e raffinata. L’obiettivo non è inseguire il mercato, ma plasmarlo a propria immagine e somiglianza e trasformare una piccola etichetta indipendente nella casa madre del suono moderno lungo i decenni. Lavora sulla qualità degli artisti Ertegun con il suo team, ma soprattutto sulla qualità del suono. Per questo ingaggia il migliore di tutti, Thomas John Dowd, un giovane fisico, coinvolto nel Progetto Manhattan (quello che condusse alla bomba atomica), dove aveva fatto suoi i concetti di elettronica applicata, misurazione di frequenze e registrazione su nastro magnetico. 

Atlantic Records: 75 anni di successi immortali
Atlantic Records: 75 anni di successi immortali
Atlantic Records: 75 anni di successi immortali
Atlantic Records: 75 anni di successi immortali
Atlantic Records: 75 anni di successi immortali

Foto tratte dal libro 75 Years Of Atlantic (Taschen). Crediti: Chic (Anton Corbijn); Ac/Dc (Ross Halfin); Bruno Mars (Atlantic Records Archives); Phil Collins (Martyn Goddard)

È la rivoluzione definitiva: negli anni Quaranta, la maggior parte delle etichette americane incideva direttamente su un disco di acetato che voleva dire registrare tutto in diretta senza nessuna possibilità diediting. Dowd introduce in Atlantic la registrazione su nastro magnetico, una tecnologia che aveva conosciuto in ambito militare. 

E tutto cambia per sempre: nasce l’idea di multitraccia: da un giorno all’altro diventa possibile tagliare, incollare e montare fisicamente le parte migliori delle incisioni, sovraincidere gli strumenti e inserire voci aggiuntive e, dulcis in fundo, ridurre drasticamente il rumore di fondo. Il minuscolo studio situato in un anfratto al 234 W 56th Street di Manhattan diventa un laboratorio scientifico tra microfoni appesi al soffitto, mixer costruiti a mano e intuizioni surreali: Dowd usa la tromba delle scale del palazzo come camera d’eco naturale: registra il suono degli amplificatori piazzati al piano superiore, catturandolo con un microfono posizionato al piano di sotto. Da ingegnere si trasforma presto in “musicista invisibile”: «Io non registro la musica, la suono con le manopole» amava dire. E il suono della Atlantic diventa un marchio di fabbrica.

In questo contesto, tra genialità, intuizioni artistiche e magie sonore l’Atlantic mette sotto contratto il presente e il futuro della musica: Ruth Brown, Ray Charles, John Coltrane, Ornette Coleman, Charles Mingus, Aretha Franklin, Otis Redding. «La cosa più importante è avere la fortuna di incontrare un genio che ti farà diventare ricco nel music business» sosteneva Ertegun. Un genio, non un “one hit wonder”. Come spiegato nel libro definitivo sull’etichetta, 75 Years Of Atlantic Records (Taschen), una miniera di racconti e immagini scattate dai più grandi fotografi musicali di sempre: «La differenza tra Atlantic e tante altre etichette è che, anche nel campo della musica pop, è rimasta generalmente fedele all’ideale di coltivare talenti duraturi e quasi nessun artista da una sola hit». Nel leggendario roster dell’etichetta arrivano uno dopo l’altro i Bee Gees, gli Abba, i Rolling Stones, i Led Zeppelin gli Yes, i Genesis, Cher, Crosby Stills e Nash, gli Ac-Dc, gli Chic, Phil Collins. 

È sopravvissuta a tutto l’Atlantic, anche al Far West di inizio millennio quando la bizzarra e illegale pratica del peer to peer aveva fatto passare l’idea che la musica si potesse tranquillamente ascoltare senza pagare nulla a nessuno. La figura chiave per navigare nella tempesta della musica free è Julie Greenwald, che nel 2004 entra nel gruppo come presidente della Atlantic Records prima di diventare amministratore delegato dell’Atlantic Music Group. E il futuro irrompe nella storica etichetta: nel vecchio millennio il successo si misurava in base all’acquisto una tantum di un album o di un singolo, adesso è figlio di quante volte quel pezzo e quell’album sono stati riprodotti in streaming».

Nel roster dell’Atlantic arrivano i giganti del rap, Ed Sheeran, i Coldplay, Paolo Nutini, Charli XCX, Bruno Mars, Cardi B e Janelle Monae. E l’Atlantic trascina tutta la discografia fuori dalla tempesta di inizio Duemila puntando tutto ancora una volta su personalità artistiche capaci di “vivere” nell’ecosistema di più media: radio, tv, web, fashion e social network. A chiudere il cerchio di una storia incredibile, l’incredibile fine nel dicembre 2006 di Ertegun, straordinariamente poetica nella sua tragicità.

L’ultimo atto di un uomo che muore per la musica in un luogo che aveva rappresentato tutto nella sua vita: il Beacon Theatre di New York. Ertegun si muove in una zona oscura del backstage poco prima di uno show dei Rolling Stones. Inciampa, batte le testa sul pavimento, entra in coma e un mese dopo muore a 83 anni. Per rendergli omaggio i Led Zeppelin, fermi dal 1980 suonano due volte a Londra nel dicembre del 2007. L’ultima volta sul palco insieme: 22 mila biglietti disponibili e venti milioni di richieste. L’ultimo capolavoro di Ertegun. 

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti