Attaccanti in mostra (finalmente) e play off quasi matematici: le buone notizie di Estonia-Italia, con vista sugli spareggi mondiali
- Postato il 12 ottobre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Abbiamo finalmente trovato, dopo un lungo periodo oscuro, una discreta batteria di attaccanti, con un giocatore che ha liberato il suo potenziale (Kean, peccato la distorsione alla caviglia), un italo-argentino che non si è smarrito nelle distese di sabbia arabe (Retegui, complimenti per l’uso della lingua di Dante) e un potenziale fuoriclasse che ha segnato il primo gol in azzurro con un colpo d’autore (Esposito, Pio di nome e di fatto). Nella notte di Tallinn, con l’ombra della papera di Donnarumma (capita a tutti, meglio quando non incide sul risultato), l’Italia ha reagito bene al 5-0 pomeridiano della Norvegia su Israele, ottenendo la terza vittoria su tre dell’era-Gattuso e prenotando i playoff, il reale obiettivo della nostra nazionale per puntare il mondiale: il + 26 in differenza reti di Haaland (approdato a quota 51 reti in 46 gare in nazionale) è una sentenza inappellabile. Un successo contro Israele martedì sera a Udine e il secondo posto sarà matematico, ma in caso di verdetto rimandato, ci saranno la trasferta in Moldavia e il ritorno con la Norvegia per chiudere il discorso.
L’Italia di Tallinn, capitale dell’Estonia, è piaciuta per una serie di ragioni che vanno oltre i numeri (64,1% di possesso, 16 tiri in totale): l’atteggiamento, la velocità, la ricerca della verticalizzazione senza perdere tempo con il tic toc, fratello scarso del tiqui-taca. Gattuso è entrato nel cuore dei giocatori, a differenza del predecessore, Luciano Spalletti, ottimo allenatore, ma uomo complicato, soprattutto inquieto. Gattuso è stato un giocatore importante e conosce in profondità le dinamiche del calcio. La maglia azzurra è diversa da quella dei club. In nazionale, oggi, bisogna badare al sodo. Pochi concetti, ma validi: manca il tempo, rispetto alle squadre di appartenenza, per provare schemi all’infinito. La motivazione di quest’avventura è fortissima per Rino: basta guardarlo in faccia. L’Italia è la grande occasione della sua carriera in panchina: centrare il mondiale, dopo due bocciature di fila, farebbe già curriculum. Poi, in Canada, Stati Uniti e Messico, caccia libera, come diceva il mitico Cary Grant in “Operazione Sottoveste” (il riferimento non era al calcio, ovvio).
Israele, Moldavia e Norvegia saranno le prove d’esame in vista dei playoff, in cui l’Italia sarà testa di serie. Gli spareggi promuoveranno quattro squadre europee. Gli azzurri in semifinale affronteranno una delle nazionali provenienti dal ripescaggio della Nations League: in questo momento, una tra Galles, Irlanda del Nord, Romania e Moldavia. In quanto testa di serie, la nazionale giocherà in casa (il 26 marzo 2026): un vantaggio, anche se i precedenti con Svezia (Milano) e Macedonia del Nord (Palermo) consigliano tutte le scaramanzie possibili. Se gli azzurri supereranno l’ostacolo, allo stato attuale incroceranno in finale (31 marzo) una tra Polonia, Repubblica Ceca, Scozia, Albania, Macedonia del Nord, Slovacchia e Bosnia. Avversari abbordabili, ma in una sfida secca può accadere tutto e il contrario di tutto.
La vera chiave dei playoff non sarà chi affronteremo, ma come: condizioni di forma, infortuni, scorie di tre quarti di stagione e status mentale saranno i fattori decisivi. L’augurio è che da novembre a marzo la crescita di alcuni giocatori (Esposito per fare nomi) prosegua senza intoppi e si riesca magari a trovare altre perle. La speranza è che anche i dirigenti e i club, quasi sempre litigiosi e egoisti, aiutino la nazionale. Il mondiale appartiene a tutti: in caso di terza catastrofe, il sistema sarà azzerato. Salvare la pelle, e le poltrone, dovrebbe rappresentare una motivazione formidabile per marciare uniti e compatti verso l’obiettivo.
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