“Attenzione ai condizionatori ma anche alle docce, possono diffondere la legionella. Casi in aumento”: l’allarme nel nuovo studio
- Postato il 2 luglio 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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A dirla tutta la legionella – il batterio all’origine della malattia, che si insedia nelle condutture tenute male – non conosce stagioni. Ma in estate ci sono tutte le condizioni ottimali per favorirne la diffusione: il caldo e l’umidità. Ed ecco che le fresche goccioline di un nebulizzatore, il getto rivitalizzante della doccia o l’agognata aria condizionata possono rivelarsi un temibile aerosol contaminato.
Legionellosi e Pontiac
Nel 1976, a Philadelphia, si svolse un convegno dei Legionari americani. Si concluse con 182 persone infettate da questa malattia che, descritta per la prima volta, prese il nome proprio dai partecipanti, i legionari. Per la cronaca, i morti furono 29. “La legionella cresce in ambiente caldo-umido. Il rischio è legato soprattutto ai soffioni della doccia e ai condizionatori non adeguatamente manutenzionati”, spiega il prof. Nicola Dardes, pneumologo e internista a Roma. “Normalmente il batterio entra dal naso e poi scende fino a raggiungere i polmoni. La legionellosi è una malattia grave che evolve rapidamente in sepsi”. Può dunque subentrare una grave infezione che danneggia tutti gli organi e porta alla morte. Secondo le stime degli esperti, i decessi riguardano il 5-10% delle persone colpite in forma grave. Il rischio di contrarre la malattia riguarda più o meno tutti e dipende dalla quantità di batteri presenti e dalla pericolosità del ceppo, ma anche da particolari fattori, come il tabagismo e l’abuso di alcol. In pericolo sono poi alcune categorie, come gli immunodepressi, ma non solo. “La possibilità che aumentino le complicanze riguarda soprattutto chi soffre di bronchite cronica ostruttiva, perché il sistema di difesa dei polmoni risulta alterato ed è più facile l’attecchimento del batterio. A rischio sono anche i cardiopatici e gli anziani, nei quali un’eventuale disidratazione può peggiorare la prognosi”, prosegue Dardes. “La legionellosi è una forma di polmonite. Può farla sospettare una febbre che dura da 2-3 giorni e risponde poco ai comuni antipiretici. La diagnosi avviene tramite un antigene urinario per la legionella. I farmaci d’elezione sono i chinolonici, una classe di antibiotici ad ampio spettro”. È dunque una malattia che non va sottovalutata. Più lieve invece la febbre di Pontiac, causata dallo stesso batterio. Si presenta con sintomi parainfluenzali e recede spontaneamente nel giro di pochi giorni. La legionellosi non è trasmissibile da persona a persona, anche se possono esserci delle epidemie per una comune fonte di contagio ambientale. È però una patologia che appare in aumento.
Numeri in crescita
Secondo un rapporto del Ministero della salute svizzero, pubblicato il 10 giugno e citato da 24 heures, negli ultimi 10 anni si osserva in Svizzera una crescita costante dei casi, secondo un trend comune in Europa e in Italia. Da noi, l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) segnalò 3111 casi nel 2022, con un aumento del 14% rispetto al 2021 e per il 77% rilevati in 6 regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Lazio e Piemonte). L’incidenza è di 51,9 casi per milione di abitanti. Non è altissima, ma comunque preoccupante appunto perché in crescita. All’origine dell’incremento potrebbero esserci le diagnosi migliori, le sempre più frequenti e intense ondate di caldo, che spingono a un maggior uso dei condizionatori, e la crescita del numero di anziani e immunodepressi. I risultati di uno studio svizzero condotto dal prof. Daniel Mäusezahl, docente all’istituto tropicale e di salute pubblica svizzera (Swiss TPH) confermano, come riporta 24 heures, “che esistono numerose fonti potenziali di infezione e che i batteri incriminati sono frequenti nelle nostre case, anche quelle in cui non si manifestano malattie”. La situazione è meno drammatica di quanto sembri. “Nonostante questa presenza frequente, pochissime persone contraggono la legionellosi – un paradosso che sottolinea la complessità delle vie di trasmissione”, afferma Mäusezahl.
Prevenire il rischio
La legionella prospera nell’acqua fra 20 e 50 °C, nei ristagni di acqua come appunto nei soffioni delle docce, in incrostazioni e depositi calcarei, in generale ovunque ci sia acqua a quelle temperature e non vengano fatte regolarmente pulizia e disinfezioni. Il contagio avviene solo inalando l’aerosol. Il prof. Dardes avverte che bisogna fare molta attenzione quando si viaggia nei paesi tropicali, Nordafrica e Medio Oriente, ma anche in Spagna, se le strutture non sono di buon livello. Pure a casa non bisogna abbassare la guardia. “È importante pulire regolarmente il soffione della doccia con un po’ di varechina e manutenzionare con cura il climatizzatore”. L’ azienda USL di Bologna raccomanda di mantenere la temperatura dell’acqua fredda sotto i 20 °C e quella dell’acqua calda sempre sopra i 50 °C. Docce e rompigetto dei rubinetti devono essere puliti e senza incrostazioni, e vanno sostituiti all’occorrenza. Serbatoi, boiler e scambiatori devono essere ispezionati regolarmente e puliti. Impianti di umidificazione termoidraulici vanno manutenzionati come indicato dai produttori. “Un uso discontinuo dell’impianto di erogazione dell’acqua calda sanitaria, come avviene ad esempio in abitazioni non abitate tutto l’anno, può favorire la sedimentazione e la formazione di colonie di microrganismi che possono, talvolta, comportare delle ricadute sulla salute delle persone”, avverte l’ente. Infine, bisogna usare acqua sterile per l’aerosol e, prima di lavarsi, far scorrere l’acqua della doccia e della vasca per qualche minuto senza esporsi ai vapori.
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