“Attenzione alle infradito, a fine estate si rende spesso necessaria una visita dal podologo. E ci sono anche rischi di infiammazioni e infezioni”. Il monito degli esperti
- Postato il 17 giugno 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Allegre, informali e colorate, in estate le infradito spopolano. Ma portarle a lungo può causare dei problemi, anche se non nell’immediato. Il discorso vale un po’ per tutte le calzature estive leggere e rasoterra, prive di laccetti che fermino la caviglia. Se poi sono di gomma, come è spesso il caso, peggio ancora. Insomma, tanto vale che lo sappiate fin da subito: per gli esperti, le infradito vanno indossate solo per brevi tratti, ma solo se non si rientra in alcune categorie. Ma non lasciate ogni speranza, le infradito non sono tutte uguali, e a certi patti possono essere felicemente sfoggiate.
La piattezza, un guaio per talloni e pianta del piede- “Il problema principale è il fatto di non avere differenza tra tacco e avampiede, il così detto drop. Mentre nelle scarpe da ginnastica c’è una differenza di 10 mm, nelle infradito è a 0. Con l’usura, poi, il tacco si consuma e il tallone resta più basso”, spiega il dottor Marco Magalini, podologo di Cecina (LI). E percorrere qualche chilometro così può innescare delle sintomatologie dolorose, cui contribuisce il fatto che pure la suola è piatta, priva della sagomatura interna che rispetta l’arco plantare. La maggior parte dello sforzo ricade sulla fascia plantare e sul tallone, “Lo stress cui è sottoposta la fascia plantare (un legamento piatto che va dal tallone alle teste metatarsali) può causare tallodinia, cioè dolore al tallone, fasciti e/o metatarsalgia”. Il movimento innaturale indotto dalla calzatura scorretta può avere riflessi anche sui polpacci e, con il tempo, sulla schiena. Ma se a breve termine si possono avere solo dolori localizzati e stanchezza ai piedi, insistendo le cose possono peggiorare, soprattutto se c’è stato un passaggio diretto dalla scarpa primaverile, che comunque ha suola e plantare più spessi, all’infradito. E a fine estate, si rende spesso necessaria una visita dal podologo. “A volte le infiammazioni sono tanto importanti che non basta il ritorno alla scarpa. Si può arrivare a necessitare di riposo, esercizi di stretching (effettuabili anche in via preventiva) e una vera e propria fisioterapia”. A maggior ragione devono stare attente con le infradito le persone che hanno il piede piatto, perché la mancanza di un sostegno adeguato incide ancora di più sulle articolazioni e sul rischio di dolorose infiammazioni.
Tensione delle dita dei piedi- Per loro stessa natura, le ciabatte con l’infradito tendono a sfuggire dai piedi, cosa tanto più facile con i modelli di materiale sintetico, che stimolano la sudorazione. Per evitare il rischio di scivolare o inciampare (piuttosto concreto visto che il tallone non è bloccato da un cinturino e si muove liberamente, facilitando anche le storte), si tende a tenere le dita contratte in una posizione innaturale. A lungo andare si può instaurare una deformazione detta “dita a martello”, per cui le dita rimangono piegate ad artiglio e causano dolore con il movimento. Nei casi più gravi bisogna ricorrere alla chirurgia.
Irritazioni e infezioni- Dal momento che le stringhe laterali e l’infradito vero e proprio sono l’unico punto di appoggio del piede, si possono creare in fretta irritazioni e arrossamenti e, di conseguenza, formarsi calli e vesciche. Queste ultime si possono infettare facilmente perché scoppiando diventano delle ferite aperte. Il materiale stesso può essere problematico. “La plastica non è tutta uguale. Alcuni tipi favoriscono la sudorazione e l’irritazione, essendo a contatto diretto con la pelle”. Al rischio di irritazioni si accompagna quello di infezioni da batteri, virus (come le verruche), o funghi (come il piede d’atleta). Per questo motivo chi soffre di diabete e ha difficoltà a richiudere le lesioni dovrebbe evitare di indossare queste ciabatte.
Occhio ai bambini- I più piccoli, che hanno dita corte, non riescono neanche a tenere ai piedi le ciabattine. Quelli più grandicelli hanno meno difficoltà, ma poi sono limitati nei giochi, nella corsa e nella pedalata. “Per mantenerle aderenti, tanto il bambino quanto l’adulto devono fare un lavoro costante con la muscolatura. Meglio allora andare scalzi in spiaggia”. Bisogna anche considerare che i legamenti sono ancora poco solidi e i piedini naturalmente rivolti verso l’interno. “Nei bambini il valgismo del piede è naturale fino a 3 anni”. In generale, è meglio usare sandaletti sportivi o scarpe del numero giusto e a pianta larga.
Una scelta adeguata- “Le infradito non sono comunque da demonizzare”, fa presente il podologo. Certo, vanno scelte bene, di buona qualità. “Il materiale dipende dalla tolleranza”. Per esempio, per chi non ha problemi con il lattice, può andare bene il caucciù, che è un derivato. Altri buoni materiali possono essere cuoio, legno, cocco o paglia. “I problemi derivano comunque anche dall’usura, maggiore nelle infradito di bassa qualità”, avverte il dott. Magalini. Per camminare, invece, meglio dei sandali con cinturino – che stabilizza il piede – plantare sagomato e suola rialzata di un paio di cm dalla parte del tallone. La camminata risulta anche meno goffa che con le infradito più piatte.
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