“Attenzione quando andate in montagna: altitudine, neve e ghiaccio aumentano il rischio di melanoma”. I consigli dell’esperto per proteggersi dai raggi UV

  • Postato il 24 aprile 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il melanoma non va mai in vacanza: in alta montagna il rischio di contrarre questo temibile tumore della pelle è elevato pure in inverno e in primavera, anche se si più coperti. L’altitudine e l’effetto specchio su neve e ghiacci potenziano i raggi solari e il rischio di melanoma.

Radiazioni UV anche con il freddo
Estate o inverno, i raggi ultravioletti (UV) non mollano mai la presa, nemmeno se il cielo è coperto. “Nelle giornate nuvolose o nebbiose, è comunque possibile scottarsi in quanto fino all’80% dei raggi UV riesce ad attraversare le nuvole o la nebbia”, avverte il Codice europeo contro il cancro. Ma mentre gli UVB, responsabili delle scottature solari, sono meno attivi con il tempo freddo e nuvoloso, di raggi UVA, capaci di penetrare fin negli strati cutanei più profondi, ce n’è tanti tutto l’anno. Ed è perfino peggio in alta montagna. “L’intensità dei raggi UV aumenta circa del 10% ogni 1000 metri di altezza”, ha spiegato il professor Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, durante il doppio evento “Immunotherapy e Melanoma Bridge” (Napoli, 6 dicembre 2024).

I rischi sono anche per gli occhi. “In montagna l’esposizione alle radiazioni UV, le principali responsabili del melanoma della pelle e degli occhi (melanoma dell’uvea, che si sviluppa dalla coroide, dall’iride e dal corpo ciliare), può essere più intensa del 20%. Neve e ghiaccio amplificano l’esposizione, riflettendo i raggi solari come uno specchio”, prosegue l’esperto. Le superfici bianche di nevai e ghiacciai possono riflettere l’80% delle radiazioni, facilitando le scottature – che di per sé guariscono, ma ripetendosi spesso nel tempo aumentano la possibilità di ammalarsi. “Se non ci si protegge concretamente, nasce il rischio di sviluppare il cancro alla pelle. Il melanoma, il tumore della pelle più aggressivo, non ha stagioni, e per questo motivo la prevenzione non deve mai andare in vacanza. Il freddo non protegge dalle radiazioni UV, tutt’altro”, ha avvertito il prof. Ascierto. Ma senza arrivare al melanoma si possono rischiare herpes labiali e, se si resta per qualche ora senza occhiali protettivi, anche congiuntiviti e perfino cecità temporanea da neve.

Un rischio sottovalutato e in crescita
Purtroppo molte persone non conoscono il rischio di melanoma o lo sminuiscono. Perfino gli atleti lo sottovalutano, secondo una review del 2023. “Gli sport all’aperto sono associati con un’accresciuta esposizione alle radiazioni ultraviolette, che possono causare scottature, danni da sole e tumori cutanei”, scrivono gli autori, ricordando anche il ruolo del sudore e il suo effetto lente per i raggi solari. L’anno scorso un’inchiesta, condotta dall’American Academy of Dermatology su 1000 persone, rivelò che solo il 13% degli intervistati usava la protezione solare per stare all’aperto in inverno, e appena il 6% per fare sport o giochi fuori casa.
Ma non c’è da scherzare: il melanoma è in crescita – 14.000 nuovi casi all’anno per la Fondazione Melanoma – e il cambiamento climatico peggiora la situazione. “Sarebbe irresponsabile parlare del cancro alla pelle senza menzionare il cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature, l’assottigliamento dello strato di ozono e l’accresciuta esposizione al sole rientrano nel numero crescente di minacce alla salute e al benessere umani”, si legge su uno studio uscito nel 2023 su Lancet. Ma si può fare molto per sventare il pericolo.

Prevenire
Benché pericoloso, se diagnosticato per tempo il melanoma può garantire una sopravvivenza del 95% a 10 anni dalla diagnosi. Ma prevenirlo è facile e preferibile.
Prima della partenza è possibile informarsi sull’intensità delle radiazioni, come suggerisce Lorenzo Iachelini, gestore di un rifugio alpino, in un’intervista per un articolo pubblicato dal Collegio Nazionale Guide Alpine Italiane. “Su alcuni siti meteo sono disponibili mappe della radiazione solare giornaliera che indicano l’intensità dei raggi UV: ad esempio, a 3000 metri con bel tempo, può essere superiore a 8 e la raccomandazione in questo caso è già di non esporsi al sole”. L’articolo riporta poi i consigli del dott. Antonio Prestini, dirigente Medico Dipartimento Prevenzione APSS Trento, responsabile Ambulatorio Medicina di Montagna.
Creme solari. “Devono essere di qualità, e ad alta o altissima protezione a seconda del fototipo della persona: dal fattore 50 in su”, afferma il medico, ricordando di applicarla su tutte le parti scoperte prima dell’esposizione, e poi ancora ogni due-tre ore. Particolare attenzione va dedicata agli anziani e ai soggetti fragili in genere. “I bambini devono essere protetti sin dai primi mesi di vita perché i danni solari contratti nell’infanzia possono avere poi sviluppi nel corso della vita”.
Occhiali da sole. La massima protezione è offerta da quelli da ghiacciaio, con “Paraocchi laterali, […], fatti in modo da proteggere l’occhio anche dalle infiltrazioni laterali del sole”.
Cappello. Prestini consiglia di usarne uno con il “paraorecchie per proteggere le orecchie da scottature, o con tesa larga che aiuti a tenere più in ombra tutta la faccia e il collo. Questo è evidente in alta montagna, dove la faccia è l’unica parte scoperta”. Oltre a prendere misure preventive, è importante controllare regolarmente i nei, per vedere se ne compaiono di nuovi, o se quelli già presenti cambiano, tenendo conto della regola ABCDE:
A come asimmetria
B come bordi
C come colore
D come dimensioni
E come evoluzione.
Se si nota qualcosa di insolito, bisogna sottoporsi a una visita medica.

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