Auto cinesi in lotta sul mercato interno. Margini in calo, prove di espansione all’estero

  • Postato il 22 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il primo semestre del 2025 non è stato facile per i concessionari di auto nuove in Cina. Secondo un’indagine della China Automobile Dealers Association (CADA), solo il 30% è riuscito a chiudere in attivo: nel 2024 la percentuale era del 39%. Al contrario, il 53% ha perso soldi e il resto è andato in pari. Il clima non è dei migliori, insomma.

Il motivo principale è una guerra dei prezzi che sembra non finire mai. Sconti su sconti, promozioni spinte dai costruttori e incentivi statali hanno sì aiutato le vendite, ma hanno anche tagliato i margini. Il 74% dei concessionari ha venduto le auto a un prezzo più basso di quello d’acquisto. Il risultato? Margini lordi medi al -22%, peggio del -18% dello scorso anno. Numeri che hanno spinto alcuni costruttori ad intervenire direttamente per evitare il peggio, offrendo supporto economico ai rivenditori più in difficoltà.

Una delle poche note positive arriva dal mondo dell’elettrone. I concessionari che trattano auto elettriche pure (BEV), ibride plug-in (PHEV) stanno reggendo meglio il colpo. Il 43% di questi ha chiuso il semestre in utile, mentre solo il 34% ha registrato perdite. Situazione molto diversa per chi vende ancora principalmente auto a benzina: solo il 26% ha fatto utili, mentre ben il 59% ha perso denaro.

Con un mercato interno sempre più affollato e competitivo, i costruttori cinesi stanno guardando con decisione ai mercati internazionali. Nel 2024 hanno esportato oltre 6,4 milioni di veicoli, per un valore di 117 miliardi di dollari. E nei primi sei mesi del 2025, sono già stati spediti più di 3 milioni di veicoli, di cui oltre un milione elettrici.

Marchi come BYD stanno aprendo fabbriche in Brasile, Ungheria, Turchia e Thailandia per stare più vicini ai nuovi mercati. L’obiettivo? Avere la metà delle vendite fuori dal Paese della Grande Muraglia entro il 2030. E per gestire la logistica senza intoppi, BYD ha addirittura messo in mare una flotta di proprie navi cargo.

Anche Geely si sta muovendo fuori casa. Con in tasca marchi come Volvo, Polestar e Lotus, senza dimenticare che è l’azionista di maggioranza di Mercedes, ha già una solida presenza in Europa e sta investendo in nuovi progetti, come la joint venture con Renault in Corea del Sud. Ma la vera novità è che Geely è finalmente sbarcata anche con il suo marchio diretto: nel 2025 ha avviato le vendite in Polonia e entro fine anno anche in Italia, con l’intenzione di espandersi in altri Paesi europei già dal 2026. È un segnale forte: non solo gruppi con brand occidentali, ma anche il marchio madre cinese vuole farsi conoscere dal grande pubblico europeo.

Poi c’è Xpeng, che punta tutto su tecnologia e auto smart. Dopo l’ingresso in Paesi del Nord Europa, ha firmato un accordo con Volkswagen per lo sviluppo congiunto di piattaforme. Sta costruendo una rete commerciale diretta e vuole farsi strada nel segmento premium EV entro i prossimi anni.

L’espansione delle auto cinesi all’estero rappresenta nondimeno una sfida concreta per l’industria occidentale, chiamata a innovare per non restare indietro. Una scommessa ad alto rischio che potrebbe rivoluzionare il mercato globale dell’auto. Se Pechino bussa, l’Occidente deve rispondere.

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