Auto, tempesta perfetta per i big europei: pesano i dazi USA

  • Postato il 30 aprile 2025
  • Di Panorama
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Il settore automobilistico globale è attraversato da una fase di profonda turbolenza, e il primo trimestre del 2025 ne ha offerto una cruda dimostrazione, in particolare per i grandi costruttori europei. Le nuove tariffe annunciate dall’amministrazione statunitense sulle importazioni di veicoli e componenti stanno iniziando a farsi sentire, aggiungendosi a un quadro già complicato da un mercato domestico in stallo e da una perdita di terreno sempre più marcata in Cina, l’arena cruciale per volumi e innovazione. È una “tempesta perfetta” che impatta sui bilanci, sulle strategie e sulle prospettive future dei colossi del Vecchio Continente.

Un segno meno che preoccupa

I primi dati finanziari relativi ai primi tre mesi del 2025 dipingono un quadro a tinte fosche. Stellantis, il gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA, ha chiuso il trimestre con risultati che riflettono in pieno le difficoltà del momento. I ricavi netti consolidati hanno registrato un calo significativo, scendendo del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 35,8 miliardi di euro. Anche le consegne consolidate hanno segnato il passo, diminuendo del 9% a quota 1,217 milioni di unità.

Nonostante il segno meno complessivo, Stellantis ha cercato di trovare note positive, evidenziando un miglioramento della propria quota di mercato nell’Unione Europea allargata rispetto all’ultimo trimestre del 2024 e un recupero dei volumi nel mercato nordamericano. Tuttavia, il futuro appare così incerto – soprattutto a causa dell’ombra lunga dei dazi – che il gruppo ha preferito sospendere la guidance finanziaria per l’intero esercizio 2025, un segnale chiaro della mancanza di visibilità sul prossimo futuro.

Le cause di questa performance non brillante sono molteplici. La riduzione della produzione in Nord America ha pesato, dovuta in parte a prolungate pause festive e a transizioni nei portafogli prodotti in fase di rinnovo. In Europa, invece, a incidere maggiormente è stata la diminuzione dei volumi nel segmento strategico dei veicoli commerciali leggeri, spesso considerato un barometro della salute economica.

Ma Stellantis non è l’unica a navigare in acque agitate. Anche i giganti tedeschi mostrano i segni della congiuntura avversa. Mercedes-Benz ha annunciato un drastico calo dell’utile netto nel primo trimestre 2025, precipitato del 43% a 1,73 miliardi di euro, un dato che si è rivelato inferiore persino alle attese, già prudenti, degli analisti. L’altro colosso di Monaco, BMW, ha fatto parlare di sé per una mossa che sottolinea l’incertezza del mercato statunitense: come riportato da Autonews, il gruppo ha comunicato ai concessionari americani l’intenzione di posticipare la produzione di alcuni veicoli elettrici a partire da maggio, citando esplicitamente il quadro commerciale incerto e le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti come motivazione principale. È una mossa che evidenzia come le barriere commerciali stiano già alterando i piani industriali delle case europee oltreoceano.

Anche il Gruppo Volkswagen, il primo produttore automobilistico continentale per volumi, ha registrato nel primo trimestre 2025 risultati finanziari che riflettono un contesto globale in continua evoluzione e difficile da prevedere. Il fatturato del Gruppo ha mostrato una leggera crescita, salendo a 77,6 miliardi di euro con un incremento del 2,8% su base annua. Tuttavia, la redditività è stata duramente colpita: l’utile operativo ha subito una flessione significativa, attestandosi a 2,9 miliardi di euro, in calo del 37% rispetto ai 4,6 miliardi del primo trimestre 2024. Questo drastico declino è attribuibile principalmente a oneri straordinari per un importo consistente, circa 1,1 miliardi di euro. Queste voci includono provvedimenti legati alle emissioni di CO₂, i costi per la complessa ristrutturazione della divisione software Cariad (cruciale per il futuro elettrico e connesso del gruppo) e, fattore non trascurabile, svalutazioni su veicoli destinati proprio al mercato statunitense, colpiti dalle nuove tariffe all’importazione.

Nonostante queste difficoltà, il Gruppo Volkswagen ha saputo cogliere segnali positivi in alcune aree. In particolare, l’Europa occidentale ha mostrato una certa dinamicità, con gli ordini aumentati del 29% e le vendite di veicoli totalmente elettrici (BEV) che sono più che raddoppiate, a testimonianza di una domanda crescente per l’elettromobilità quando l’offerta si amplia. Tuttavia, proprio la rapida penetrazione dei BEV, veicoli con costi e margini differenti rispetto ai tradizionali motori a combustione, ha esercitato ulteriori pressioni sui margini di profitto complessivi, evidenziando la necessità per il Gruppo di accelerare nel rendere più competitiva la propria struttura dei costi, soprattutto nella transizione elettrica.

Il mercato cinese, come per altri player europei, ha rappresentato una sfida. Qui, il Gruppo Volkswagen ha visto diminuire la propria profittabilità, un risultato diretto della crescente e agguerrita concorrenza dei produttori locali e di una domanda che, pur enorme, mostrava segnali di indebolimento in alcune fasce. Anche la divisione veicoli commerciali pesanti, Traton, ha registrato un calo del 10% nelle vendite, influenzata da un ambiente economico e politico globale sfavorevole, con ripercussioni sentite in particolare in Nord America.

La Cina conquista il centro della scena: nuovo rapporto Alixpartners

È proprio sulla Cina che si concentrano molte delle preoccupazioni e delle dinamiche che stanno ridisegnando la mappa dell’industria automobilistica. La società di consulenza internazionale AlixPartners ha dedicato un nuovo, approfondito rapporto al mercato del Dragone, a seguito del Salone dell’Automobile di Shanghai, evento che ormai ha superato per rilevanza e innovazione le kermesse occidentali. Secondo l’analisi di AlixPartners, la Cina non si limita più a essere un mercato di riferimento per i volumi, ma sta consolidando la sua posizione di leader in termini di tecnologia, affermandosi in modo prepotente anche come primo esportatore mondiale. Un esempio lampante è la Russia, diventata una fonte stabile e significativa di domanda per i veicoli cinesi, anche “grazie” alla “tempesta di dazi” e sanzioni che ha colpito i produttori occidentali.

“Il salone di Shanghai, diventato il primo al mondo, è stato denso di novità”, ha commentato Dario Duse, EMEA leader Automotive & Industrial e Country Head Italia di AlixPartners. “Oltre alla massiccia presenza di costruttori locali che sempre più offrono prodotti estremamente concorrenziali anche per segmenti di veicoli alti e altissimi, i costruttori tradizionali sono costretti a mettere in pratica leve drastiche per mantenere (o recuperare) competitività in un mercato che è il primo per volumi e per innovazione, ed era fonte di profitti che sono venuti a mancare”.

Duse ha sottolineato come il mercato cinese richieda ormai un approccio radicalmente diverso dai produttori non locali. Non basta più adattare modelli globali; servono prodotti pensati “in Cina e per la Cina”. Esempi di questa strategia li offrono proprio i gruppi tedeschi: “Audi lancia un brand dedicato alla Cina – ‘AUDI’ scritto in lettere – sviluppato in collaborazione con SAIC; Volkswagen presenta nuovi modelli ‘ID EVO’ ‘Designed in Wolfsburg’”, ha evidenziato Duse, illustrando la necessità di collaborazioni locali e design specifici per intercettare le esigenze di una clientela sempre più sofisticata e legata alle peculiarità del mercato locale.

I costruttori cinesi non solo dominano in casa – quest’anno arriveranno a controllare oltre due terzi del mercato domestico – ma stanno aggredendo con crescente successo anche i segmenti di mercato più elevati, storicamente roccaforti dei brand europei premium. La loro strategia si basa sull’offerta di veicoli “sovraccarichi” di funzionalità, orientate prevalentemente al comfort e a un’esperienza di mobilità iperconnessa, ricca di schermi e dotata di sistemi avanzati di guida assistita. Sebbene si prevedano probabili strette regolamentari in futuro, la velocità di innovazione e l’integrazione tecnologica dei veicoli cinesi rappresentano una sfida diretta e complessa per i concorrenti internazionali.

Il rapporto AlixPartners fornisce dati eloquenti sull’ascesa delle esportazioni cinesi. Nel 2024, le esportazioni sono aumentate del 23%, raggiungendo la cifra record di 6,4 milioni di veicoli. Un volume impressionante, superiore di oltre il 50% rispetto a quello del Giappone, tradizionalmente il secondo maggiore esportatore mondiale. E l’analisi fa un punto cruciale sull’efficacia delle tariffe: le barriere commerciali, inclusi i dazi, difficilmente potranno fermare questa ascesa. Il motivo è semplice: solo una piccola percentuale della produzione automobilistica cinese è direttamente esportata verso gli Stati Uniti – il rapporto parla del 2% delle autovetture complete e del 12% della componentistica.

Dazi Usa: un colpo più duro per l’Europa che per la Cina

Paradossalmente, le tariffe imposte dagli Stati Uniti rappresentano una minaccia maggiore per i costruttori europei rispetto ai cinesi. Le cifre parlano chiaro: Germania e Italia, insieme, esportano verso gli Stati Uniti veicoli e componenti per un valore approssimativo di 45 miliardi di dollari all’anno, una quota significativa (circa un quinto del loro totale esportato nel settore auto). La Cina, pur esportando verso gli Stati Uniti beni per oltre 400 miliardi di dollari totali, vede solo una piccola frazione di questo valore (circa il 5%) legata al settore automobilistico. Ciò significa che l’impatto diretto delle tariffe auto sull’export cinese verso gli USA è molto più contenuto rispetto all’impatto sull’export europeo. La Cina ha inoltre mercati alternativi (come la Russia) e una forte domanda interna che ammortizzano meglio i colpi esterni rispetto all’Europa.

L’analisi di AlixPartners non si ferma all’oggi, ma traccia un quadro delle prospettive future che rafforza le preoccupazioni europee. I marchi cinesi sono proiettati a incrementare significativamente la loro quota nel mercato globale, passando dal 21% del 2024 a circa il 30% entro il 2030. Questo avverrà nonostante diversi Paesi stiano valutando o implementando dazi sui veicoli cinesi; l’impatto atteso di queste misure, secondo il rapporto, rimarrà comunque contenuto sull’andamento complessivo.

A sostenere la crescita delle vendite all’estero vi è una robusta espansione del mercato interno cinese, che AlixPartners prevede crescerà del 4% nel 2025, raggiungendo i 26,8 milioni di veicoli. Una crescita solida, in netto contrasto con le previsioni di calo o stagnazione per altri grandi mercati globali, inclusa l’Europa. Questo mercato interno così vasto offre ai produttori cinesi una solida base da cui lanciare la loro offensiva globale. Inoltre, il livello di utilizzo della capacità produttiva cinese, stimato intorno al 50% (il che significa che metà delle fabbriche è potenzialmente inutilizzata), spinge costruttori e fornitori a cercare attivamente nuovi volumi produttivi all’estero per saturare la capacità esistente e sostenere gli investimenti.

La penetrazione cinese in Europa e il nodo localizzazione

L’Europa è, e sarà sempre più, uno dei teatri principali di questa offensiva. La penetrazione dei brand cinesi nel mercato europeo è prevista in salita dall’8% del 2024 al 12% atteso per il 2030. Questa crescita non si limiterà ai mercati dove i brand cinesi sono già presenti, ma si estenderà progressivamente anche in Paesi attualmente meno penetrati come Regno Unito, Germania, Francia e Italia, dove oggi la quota di mercato dei brand cinesi varia tra l’1% (Germania) e il 4% (Regno Unito). L’espansione vedrà l’ingresso di nuovi brand (come BYD, Chery, Great Wall Motors, Nio, XPeng, etc.) e porterà anche a una crescita della produzione locale cinese all’interno dell’Europa, che secondo le stime supererà il milione di veicoli. Questa dinamica non riguarderà solo l’assemblaggio finale, ma interesserà sempre più anche la catena di fornitura, stimolando nuovi investimenti nella componentistica da parte di player cinesi.

Su questo fronte della componentistica e della localizzazione, si apre un’altra riflessione critica per l’Italia. “Il trend della localizzazione della componentistica è già in atto, specie per la produzione di batterie ma anche per altri componenti”, ha commentato Fabrizio Mercurio, Director della practice Automotive di AlixPartners. “Se però ad oggi si vedono decine di iniziative in Est Europa e nei principali paesi dell’Europa occidentale, non si vedono simili iniziative di localizzazione in Italia”. Questo ritardo nella capacità di attrarre investimenti nella filiera della componentistica, cruciale nell’era elettrica e digitale, rappresenta un potenziale ulteriore elemento di debolezza per il tessuto industriale italiano rispetto ai competitor europei.

Il mercato europeo: tra stagnazione, elettrico e nuovi equilibri

Parallelamente alla sfida esterna, l’Europa deve fare i conti con le sue debolezze strutturali. I volumi di vendita restano significativamente al di sotto dei livelli pre-pandemici (18,6 milioni di veicoli venduti nel 2024 contro i 20,3 milioni del 2017). Questo si verifica in un contesto di volumi repressi da fattori macroeconomici e normativi, ma anche di sovraccapacità produttiva cronica, che è stata ulteriormente aumentata proprio dall’installazione di nuova capacità in Europa da parte delle case cinesi.

In questo quadro, la crescita del mercato dei veicoli elettrici ha subito un rallentamento nel biennio 2023-2024 rispetto al forte slancio del periodo 2020-2022. Fattori come la fine degli incentivi governativi in alcuni importanti mercati (come la Germania) e l’incertezza sull’infrastruttura di ricarica hanno frenato l’entusiasmo iniziale. Tuttavia, i primi mesi del 2025 mostrano segnali di ripresa per l’elettrificazione su base annua. Questa crescita è trainata in parte dall’offerta di nuovi modelli BEV con prezzi relativamente più bassi, che stanno rendendo l’elettrico più accessibile, e dall’entrata in vigore di nuovi e stringenti target sulle emissioni di CO₂. Questi obiettivi normativi incentivano fortemente i costruttori a vendere un numero maggiore di veicoli totalmente elettrici per evitare le potenziali, salate multe previste dalla normativa europea.

La corsa all’elettrico cinese: tecnologia e guerra dei prezzi evoluta

Mentre l’Europa cerca il passo giusto sull’elettrico, la diffusione dell’elettrificazione in Cina procede a ritmi vertiginosi, trainando la crescita interna del mercato. I veicoli elettrici cinesi si distinguono non solo per i prezzi competitivi, ma anche per l’integrazione di funzionalità intelligenti e sistemi di guida autonoma sempre più avanzati, che rispondono alle aspettative di una clientela giovane e tecnologicamente savvy. Secondo il rapporto AlixPartners, le vendite di veicoli elettrici in Cina rappresenteranno un impressionante 54% del mercato domestico già nel 2025, un livello di adozione anni luce avanti rispetto all’Europa e agli Stati Uniti.

Questo “boom” dell’elettrico in Cina ha anche trasformato le dinamiche della “guerra dei prezzi” iniziata nel 2023. Se inizialmente si basava su sconti aggressivi, ora la competizione si gioca sempre più su incentivi finanziari diretti all’acquisto e sull’integrazione di nuove funzionalità tecnologiche, che hanno progressivamente sostituito o affiancato le riduzioni di prezzo nude e crude. La competizione è resa ancora più feroce dalla già citata sovracapacità produttiva e dalla velocità incredibile con cui i costruttori cinesi lanciano nuovi modelli sul mercato. Questa pressione spinge all’offerta di sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) anche su automobili di dimensioni ridotte, democratizzando tecnologie che fino a poco tempo fa erano riservate solo ai segmenti premium.

Il settore automobilistico europeo si trova a un bivio critico. Assediato dai dazi statunitensi che colpiscono direttamente la sua capacità di export, frenato da un mercato interno stagnante e minacciato da una Cina che avanza inesorabile sia in termini di volumi globali che di leadership tecnologica nell’elettrico e nel digitale, il futuro richiederà una capacità di reazione rapida e strategie radicalmente innovative per mantenere competitività in uno scenario globale in rapidissima evoluzione.

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