Auto usate, chilometraggi fasulli e danni nascosti. In Europa frodi da oltre 5 miliardi l’anno

  • Postato il 30 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nel 2024 il mercato europeo delle auto usate ha toccato quota 635 miliardi di euro, ma dietro a numeri da capogiro si nasconde una realtà inquietante: frodi sistematiche su chilometraggi alterati, danni occultati e passaggi di proprietà opachi.

Secondo uno studio condotto da carVertical, società specializzata nella raccolta di dati automobilistici, il 4,9% dei veicoli venduti in Europa presenta un contachilometri manomesso, mentre ben il 40% ha subito danni mai dichiarati. Il conto? Oltre 5,3 miliardi di euro bruciati ogni anno. Una cifra che sale fino a 8,7 miliardi secondo stime precedenti del Parlamento europeo.
Non è solo una questione economica. “Quando le informazioni su un’auto sono incomplete o falsificate, a essere minata è la sicurezza degli automobilisti e la fiducia nel mercato”, spiega Rokas Medonis, CEO di carVertical. “Serve più trasparenza, ma soprattutto un accesso più facile ai dati a livello europeo. Oggi ogni Paese va per conto suo, e così si aprono spazi enormi per le truffe”.

Il nodo centrale è proprio questo: la condivisione (o meglio, la non condivisione) dei dati tra Stati membri. Benché esista EUCARIS – la rete europea per lo scambio di informazioni sui veicoli e le patenti – le informazioni rilevanti come chilometraggio, danni e proprietari precedenti spesso restano confinati nei singoli Paesi. “Alcuni registri non sono digitalizzati, altri non vengono aggiornati, e pochi sono davvero interoperabili”, denuncia Medonis. In pratica, chi esporta un’auto può cancellare la sua storia senza lasciare traccia.

A farne le spese sono soprattutto i Paesi dell’Europa orientale, importatori netti di veicoli usati, spesso da Germania, Belgio e Paesi Bassi. Proprio qui i sistemi nazionali – come Car-Pass o RDW – hanno fatto molto per contrastare le frodi all’interno, ma non offrono gli stessi livelli di trasparenza all’estero. Anche l’Italia, ricorda carVertical, non condivide regolarmente informazioni sui danni dei veicoli con gli altri Stati membri.

In altre parole, un’auto incidentata in Germania può finire in Romania (o anche in Italia) con un certificato apparentemente pulito. Chi la compra non ha modo di sapere se quel veicolo ha subito un grave sinistro o se il contachilometri è stato “sgonfiato”. E i truffatori ne approfittano.

Il paradosso è che gli strumenti per risolvere il problema esistono già. CarVertical, ad esempio, attinge a oltre 900 database in 35 Paesi per offrire ai clienti un report completo sul veicolo. Ma non basta l’impegno del settore privato: serve un quadro normativo europeo che favorisca la portabilità e l’accesso ai dati in modo uniforme. “Non si tratta di sacrificare la privacy, ma di trovare un equilibrio intelligente – ribadisce Medonis – Le informazioni dovrebbero seguire il veicolo, non rimanere bloccate nei confini nazionali”.

L’esempio virtuoso arriva dai paesi nordici: Svezia e Finlandia permettono ai consumatori di consultare con facilità la storia dei veicoli, dalle ispezioni ai chilometri percorsi. Anche il Regno Unito, fuori dall’UE, garantisce un accesso semplice ai dati. Il risultato? Meno truffe e più fiducia nel mercato.

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