Automotive in crisi a Torino, produzione ai minimi: l’allarme della Banca d’Italia
- Postato il 23 giugno 2025
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- Di Virgilio.it
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Il motore del Piemonte gira a rilento. E no, non è solo un modo di dire: l’economia della regione è davvero in fase di stallo, e lo dice chi i numeri li guarda da vicino, come la Banca d’Italia, la sede di Torino per l’esattezza. Il suo ultimo report è una fotografia impietosa: un +0,7% di PIL che sa più di sopravvivenza che di ripartenza. E se c’è un colpevole da mettere subito sotto i riflettori, è l’industria, con l’automotive in particolare schiacciato sotto il peso di un passato glorioso e di un presente incerto.
Un problema di ampio respiro
La produzione di auto nel polo torinese, un tempo fiore all’occhiello della manifattura italiana, ha toccato livelli storicamente bassi. Una situazione da far tremare i polsi pensando a cosa rappresentava Torino per il mondo delle quattro ruote fino a pochi anni fa. Ma il problema è di più ampio respiro: anche le esportazioni arrancano, con la Germania meno propensa ad acquistare, e gli Usa che iniziano a chiudere le porte con la scusa dei dazi.
Il settore auto e quello aerospaziale ne pagano le conseguenze, anche se il Piemonte – per ora – riesce a limitare i danni grazie a un’esposizione verso gli Stati Uniti più contenuta rispetto alla media nazionale. Il termometro sociale dà segnali preoccupanti: la cassa integrazione è aumentata di oltre il 60%. Le imprese che entrano e quelle che escono dal mercato si stanno sbilanciando, e purtroppo il segno meno domina. Crescono le procedure di liquidazione, il che significa una sola cosa: chiusure, perdita di posti di lavoro, desertificazione industriale.
Il PNRR attenua il colpo
Eppure, in mezzo a uno scenario grigio, qualcosa ancora tiene: si chiama PNRR. Per il Piemonte vale quasi 10 miliardi di euro, con una quota pro capite di 2.318 euro, ben sopra la media nazionale. Più della metà dei fondi è già stata attivata, e il 63% dei cantieri è avviato o completato (contro il 54% nazionale). Se oggi l’economia regionale non è in piena recessione, è soprattutto grazie a questa spinta. Occhio, però: i soldi del PNRR possono giusto metterci una pezza. Se il sistema produttivo scricchiola, se le aziende sono fragili, se il comparto industriale perde colpi, allora il rischio è che questi fondi servano solo a tamponare, non a rilanciare.
Lo evidenzia la stessa Banca d’Italia: nella componentistica auto piemontese ci sono segnali di allarme forti. Più rischio di insolvenza, più prestiti che diventano “malati”, crescita bassa, margini operativi ridotti, indebitamento alto e oneri finanziari pesanti. Per essere precisi: crescita del fatturato al 15% contro il 29% della manifattura generale; redditività operativa al 5% contro il 10%; indebitamento al 29,5% contro il 26,6%. E un terzo degli addetti italiani del comparto lavora proprio qui.
In sostanza, il Piemonte continua ad avere un peso specifico rilevante nel panorama nazionale, ma rischia di perdere il passo. Il cuore produttivo del Nord-Ovest si sta indebolendo, proprio mentre il resto del Paese prova a cambiare marcia. Senza mettere in atto strategie di lungo respiro, il territorio potrebbe rimanere parcheggiato in una corsia d’emergenza priva di vie d’uscita.