Bambini soldato, l’Africa lancia l’allarme: la Dichiarazione di Rabat e il caso Tinduf vicino all’Europa

  • Postato il 22 novembre 2025
  • Di Panorama
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I lavori della Conferenza ministeriale africana sul Disarmo, la Smobilitazione e il Reinserimento (DDR) dei minori coinvolti nelle guerre si sono chiusi giovedì con l’approvazione della Dichiarazione di Rabat, un documento che rinnova l’intento comune di contrastare con maggiore determinazione l’impiego dei bambini nei conflitti armati nel continente. Secondo quanto riferito da MAP Express, i delegati e i responsabili governativi dei Paesi africani partecipanti hanno fatto propria questa dichiarazione, riaffermando la loro volontà di opporsi con decisione a ogni forma di arruolamento e sfruttamento di minori nei teatri di guerra, qualificati come “violazioni gravissime delle norme internazionali e un’offesa alla dignità umana”. Il testo manifesta forte inquietudine di fronte alla continuità di abusi contro i più giovani: dall’impiego forzato nelle milizie alle aggressioni sessuali, dai rapimenti agli ostacoli all’istruzione e all’assistenza umanitaria. La dichiarazione pone inoltre al centro la prevenzione, considerata il mezzo più efficace per ridurre e, nel tempo, eliminare il fenomeno dei minori-soldato. Da qui l’invito a creare contesti protetti, rafforzare la capacità di resilienza delle comunità locali, introdurre sistemi di allerta precoce e affrontare le cause strutturali che spingono al reclutamento.

Un punto di forte rilevanza per il continente europeo riguarda ciò che avviene nei campi di Tinduf, nel sud-ovest dell’Algeria. In quest’area, secondo valutazioni di organismi internazionali e osservatori indipendenti, oltre 6.000 bambini sono stati costretti dal Fronte Polisario a entrare in strutture paramilitari, trasformando i campi profughi in un serbatoio di minori avviati alla militanza armata. La presenza di un numero così alto di bambini coinvolti in attività militari a ridosso del Mediterraneo rappresenta un campanello d’allarme anche per l’Europa, che osserva con crescente preoccupazione il rischio di instabilità e radicalizzazione alle proprie porte.Secondo i dati più recenti di UNICEF e delle Nazioni Unite, decine di migliaia di bambini continuano a essere reclutati o sfruttati da eserciti e gruppi armati in tutto il mondo. Dal 2005 al 2022 sono stati verificati oltre 105.000 casi, una cifra che rappresenta solo una parte del fenomeno reale. In molte aree di conflitto, dal Sahel al Medio Oriente ( Hamas, Hezbollah e Jihad islamica), dal Myanmar allo Yemen, i minori vengono impiegati come combattenti, vedette, corrieri o usati per scopi di propaganda, in una delle violazioni più gravi dei diritti dell’infanzia.

I ministri africani hanno inoltre ricordato che il reinserimento dei minori sottratti ai gruppi armati deve essere completo, duraturo e calibrato sulle esigenze individuali, attraverso programmi che includano supporto psicologico, ricostruzione dei legami familiari, ritorno alla vita sociale, istruzione e percorsi verso l’autonomia economica. Hanno insistito anche sulla necessità di combattere la stigmatizzazione delle vittime e di sostenere iniziative di riconciliazione dentro le comunità.La Dichiarazione di Rabat chiede un rafforzamento della cooperazione regionale e internazionale, sottolineando l’importanza delle istituzioni africane, delle reti locali e delle organizzazioni della società civile nelle attività di prevenzione, protezione e reintegrazione dei minori associati a eserciti e milizie. Inoltre, ribadisce che i processi negoziali e le fasi post-belliche devono includere in modo sistematico misure di tutela per i bambini, considerati non solo destinatari di protezione, ma anche protagonisti del rinnovamento sociale. Il documento annuncia anche l’avvio di un’iniziativa per definire un quadro normativo continentale ad hoc, una Convenzione africana dedicata alla prevenzione dell’impiego dei minori nei conflitti e al loro reinserimento. A tal fine, i ministri hanno deciso di istituire il “Gruppo degli Amici sul DDR centrato sui minori”, una piattaforma incaricata di accompagnare e sostenere questo processo. Con la sua adozione nella capitale marocchina, la Dichiarazione ribadisce la volontà condivisa dai Paesi africani di costruire un continente in cui ogni bambino possa crescere libero da violenza, paura e guerra, e conferma il loro impegno a contribuire alla missione globale che mira a eliminare in modo definitivo la tragedia dei bambini soldato.

Autore
Panorama

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