Banda della Barona, i sospetti sulla Super Mamacita: “Katia è una sbirra infame?”

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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I Calajò sono in carcere, sotterrati da anni di condanne (non definitive). Ma questo non sembra preoccupare più del dovuto Nazza lo zio e Luca il nipote, perché, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Milano, personaggi “storicamente inseriti nel medesimo sodalizio, come Vladimiro Rallo e Francesco Perspicace si esprimono come attuali appartenenti a un’unica associazione criminale, anche in contrapposizione ad altri gruppi delinquenziali che, approfittando dell’assenza dei Calajò, cercano di primeggiare”. Rallo oggi è indagato nel filone che ha portato in carcere la Super Mamacita della coca Katia Adragna. Per lui la Procura di Milano si è vista respingere la richiesta d’arresto. Nel medesimo fascicolo Franco Perspicace, catanese di Caltagirone classe ‘60, risulta denunciato all’autorità giudiziaria come emerge dall’informativa finale della polizia penitenziaria del carcere di Opera sulle “indagini svolte a carico dei seguenti indagati”. Il nome di Perspicace sta al numero 28 dell’elenco proprio prima di quello di Vladimiro Rallo.

“Katia Adragna è una sbirra infame?”

Detto questo, Perspicace in perfetta sintonia con quanto scritto dalla Procura di un suo sentirsi “appartenente a un’unica associazione criminale” appena un anno fa, quando il nome della narco madrina compare in una chiusura indagini riguardante sempre la Barona, inizia a preoccuparsi. Il motivo è legato al fatto che, se pur Adragna risulti organica al gruppo Barona, per lei, fino a pochi giorni fa, non è mai stato chiesto il carcere. Il pensiero di Perspicace che raccoglie i dubbi di Rallo e di altri pro consoli della banda, è che la Mamacita di via De Pretis in quell’inverno del 2024 possa essere una informatrice della polizia giudiziaria. E’ il 5 novembre quando Perspicace ne parla con il figliastro Mattia Gelmini, anche lui indagato e libero, nonostante i suoi contatti diretti con Luca Calajò. Dice Perspicace, il cui telefono sarà intercettato per mesi: “Te l’ho detto che ho parlato con Vladi? Che ti ha detto?”. Gelmini: “Le solite cose che si dicono in giro!”. Perspicace: “Sì, sì. Però siccome c’era di mezzo la Katia. Mi ha detto (Vladi Rallo, ndr): ‘Ma ascoltami, fammi capire, a te ti risulta che la Katia è sbirra? E’ infame o no?’”. Gelmini, alias il farmacista, si legge nella richiesta di arresto, dunque “condivide con Perspicace le preoccupazioni e i timori legati alla circostanza che, nonostante le varie indagini e contestazioni a carico dell’Adragna, quest’ultima non sia stata ancora arrestata” e “ciò induce (…) a sospettare che la donna potrebbe aver deciso di collaborare con la giustizia o comunque con le forze dell’ordine”.

Perspicace “parlava molto poco”

Del resto, annota la polizia penitenziaria nella sua informativa finale, “sia Perspicace sia Rallo, dopo la notifica dell’avviso chiusura indagini, si sono recati personalmente dalla Adragna, evidentemente spinti dall’esigenza di discutere con lei dei contenuti del predetto avviso”. Insomma se pur come detto, la sua posizione è quella di denunciato all’autorità giudiziaria e non formalmente di indagato, Perspicace sembra preoccuparsi molto della tenuta del gruppo criminale tanto da accertarsi che non vi siano crepe o pentiti. I magistrati lo definiscono “esponente di prim’ordine della galassia criminale dei Calajò”, “un pezzo da novanta” e “affermato elemento di spicco del clan della Barona”. In via De Pretis a casa della Mamacita, Franco Perspicace ci andrà anche per altro. Di quegli incontri sarà testimone diretta Rosangela Pecoraro, detta Rosy Bike, anche lei madrina della coca per conto di Nazza Calajò e oggi collaboratrice di giustizia. “Francesco Perspicace – dirà ai pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco – è un altro, come Claudio Cagnetti, che parlava molto, molto poco. E’ molto silenzioso, l’Adragna era quella che teneva banco e parlava di soldi (…) in queste circostanze secondo me voleva entrare a fare qualcosa con lui perché comunque lui disponeva, avendo questa intermediazione. Però che si parlasse con Adragna di stupefacenti non lo posso dire, di denaro sì”.

Chi è Francesco Perspicace

Nei suoi verbali lo cita diverse volte. I magistrati si mostrano molto interessati alla posizione di Perspicace, il quale, fin dagli Anni duemila risulta attivo nel campo dell’intermediazione immobiliare. Già nel 2009, in un report sulla presenza della criminalità organizzata a Milano, i carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova annotavano: “Il gruppo siciliano Nazzareno Calajò – Claudio Cagnetti – Francesco Perspicace ha mire espansionistiche su altre zone della città e sull’hinterland. Gli introiti realizzati con le attività illecite sarebbero reimpiegati nell’acquisto di unità immobiliari nelle zone centrali della città, servendosi di agenzie immobiliari”. Allo stato a lui sono riferibili tre società immobiliari, di cui una porta lo stesso nome di una srl ormai cancellata, tra i cui soci vi era l’ex compagna e Cristian Perspicace, coinvolto come Francesco nella iniziali indagini sul gruppo della Barona dei primi anni duemila. In quegli atti così viene sancita l’esistenza del “gruppo Barona almeno dalla fine del 1997, gruppo di cui a tutti gli effetti fanno parte in qualità di vertici Nazzareno Calajò, Claudio Cagnetti, Francesco Perspicace”. Un anno dopo, il 9 maggio 1998, la banda della Barona, coinvolto anche Perpicace, dà vita a scene da far west con una sparatoria in via Faenza contro i catanesi del Corvetto. Sarà uno spartiacque. Perspicace fugge in Francia, Calajò con l’amico Cagnetti in Spagna. E nonostante questo la banda prosegue i suoi affari sotto la guida di Luca Calajò, nipote di Nazza.

La latitanza in Romania

All’epoca Alessandro M., sarà “l’uomo di fiducia di Perspicace” svolgendo “il ruolo di addetto a curare e a portare a termine le operazioni immobiliari per conto degli esponenti del gruppo”. Tanto che da un intercettazione agli atti dell’inchiesta El Nino (2006) dell’allora pm Laura Barbaini e del Gico della Guardia di finanza di Milano, secondo lo stesso magistrato, si avrà “la dimostrazione probatoria documentale delle tesi dell’accusa in ordine alle modalità con le quali Francesco Perspicace consentiva la pulitura del denaro proveniente dal traffico illecito”. Reato che non fu contestato anche perché all’epoca della richiesta di arresto “la posizione di Perspicace assieme a quelle di Nazza Calajò e Cagnetti furono separate perché già giudicate”. Pochi giorni dopo la sparatoria di via Faenza, lo stesso Alessandro M. contatterà più volte il telefono di Perspicace intestato a una sua immobiliare, la Lifra all’epoca con sede in via Santa Rita. In quel momento il telefono aggancia una cella francese. Nel 2005 poi Perspicace è di nuovo uccel di bosco, catturato latitante in Romania. Se ne era andato poco prima di una sentenza di condanna. Tra l’aprile e il dicembre ‘98, poi, lo stesso cellulare intestato alla Lifra contatterà un rappresentate dei cartelli colombiani della droga residente in Spagna e fornitore della banda della Barona.

Il core business della droga

E se allora, secondo gli atti di quelle inchieste, per Perspicace la droga era uno dei suoi core business, oggi, nell’ultima indagine su Katia Adragna i sospetti di un ritorno al vecchio amore non sono al momento diventati evidenze probatorie. E però lui, con la Mamacita ci parla spesso in modo riservato attraverso messaggistica istantanea. A riprova una intercettazione di Adragna che non avendo più soldi per internet è costretta a chiamare con linea ordinaria: “Amò sono la Katia! Scusa se ti chiamo normale, ho finito internet”. Il 16 ottobre 2024, poi, Perspicace con la Mamacita e Mattia Gelmini si recano a Bollate per incontrare Giuseppe D. “un potenziale fornitore”. Il sospetto è la droga anche se a margine dell’incontro monitorato gli inquirenti scrivono: “Non è dato sapere quale sia stata la ragione effettiva dell’incontro”. Alla sera sempre del 16 ottobre, poche ore dopo l’incontro, Adragna al telefono con possibili acquirenti di droga fa sapere di “essere apparecchiata bellissima”, così, annota la polizia giudiziaria, “lasciando intendere che è provvista di sostanza stupefacente . Insomma, il grande libro della banda della Barona prosegue con colpi di scena e inaspettati ritorni.

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Il Fatto Quotidiano

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