Barghouti, il terrorista che la sinistra vuole ergere a nuovo simbolo
- Postato il 11 ottobre 2025
- Esteri
- Di Libero Quotidiano
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Barghouti, il terrorista che la sinistra vuole ergere a nuovo simbolo
Per Angelo Bonelli si tratta «di un grande errore non liberare Marwan Barghouti, una figura che può unire il popolo palestinese». Anche perché, aggiunge il co-portavoce di Avs, «Barghouti riconosce il principio di due popoli e due Stati, e non rilasciarlo vuol dire anche minare alla radice ogni processo di pace». Sulla stessa linea il suo compagno di partito, il deputato Marco Grimaldi. «A chi oggi si affretta a dire “non è Mandela, ha cinque ergastoli”, rispondiamo: anche Mandela fu condannato per terrorismo. Anche lui fu definito criminale da un regime che praticava l’apartheid» ha detto Grimaldi. «Barghouti fa lo stesso. Chi lo chiama terrorista sta difendendo l’occupazione». Insomma, Barghouti come Mandela. Eppure, a ben vedere, le cose sono leggermente diverse. Basta dare un’occhiata alla sua biografia. Già perché Marwan Barghouti è certo il leader palestinese più importante al momento. Ma è anche un personaggio con un passato piuttosto sanguinario. Per gli israeliani è un terrorista; per i palestinesi uno dei leader più amati, ingiustamente condannato, il “Mandela palestinese”. Per l’Economist è «il prigioniero più importante del mondo», nel 2010 candidato al Nobel per la Pace.
Quel che è certo è che il nome di Marwan Barghouti, ex segretario generale di Fatah in Cisgiordania e capo della milizia Tanzim, è in cima alla lista dei prigionieri che Hamas vuole siano scarcerati da Israele in cambio del rilascio degli ostaggi ancora a Gaza. E da settembre 2023 è in testa a tutti i sondaggi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sul candidato più popolare per assumere la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Nato nel villaggio di Kobar, vicino a Ramallah in Cisgiordania, nel 1962, sta scontando cinque ergastoli nel carcere israeliano di Hedarim con l’accusa di aver orchestrato attacchi contro israeliani. Accuse che lui ha sempre negato. Membro del Comitato Centrale di Fatah e del Consiglio Legislativo Palestinese, è considerato uno dei candidati più forti alla successione di Mahmoud Abbas.
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Nel periodo precedente la Prima Intifada, Barghouti era un leader studentesco dell’Università di Bir Zeit, dove si è laureato ed è stato coinvolto nelle proteste popolari. A 18 anni è stato arrestato in quanto militante di al-Fatah e in sei annidi carcere ha imparato a parlare fluentemente ebraico. Fu espulso da Israele in Giordania nel maggio 1987 e un anno dopo è stato eletto nel Consiglio rivoluzionario palestinese a Tunisi. Gli fu permesso di tornare in Cisgiordania solo nel 1993. L’anno successivo divenne segretario generale di Fatah in Cisgiordania. Nel 1996 era stato eletto membro del Consiglio legislativo palestinese con un fortissimo appoggio e aveva lanciato una dura campagna contro gli abusi dei diritti umani da parte dei servizi di sicurezza di Yasser Arafat e contro la corruzione. Proprio quella presa di posizione avrebbe dato la spinta determinante alla sua ascesa, ma lo avrebbe allontanato da Arafat del quale era considerato l’erede. Durante la Seconda Intifada, avrebbe diretto attacchi militari contro obiettivi israeliani. Israele lo accusa di aver fondato le Brigate dei Martiri di al-Aqsa in quel periodo. Barghouti è stato arrestato dai soldati israeliani nell’aprile del 2002 a Ramallah e condannato per terrorismo da un tribunale militare israeliano.
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