Basentini-Renzi, tornano le scintille

  • Postato il 8 settembre 2025
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Basentini-Renzi, tornano le scintille

Francesco Basentini

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La giunta per le immunità di Palazzo Madama tornerà ad occuparsi del caso Basentini-Renzi. A rischio l’insindacabilità garantita per le frasi dell’ex premier contro il pm lucano


TORNA al vaglio della giunta per le immunità del Senato l’accusa all’ex premier Matteo Renzi di aver diffamato il magistrato potentino Francesco Basentini.

All’ordine del giorno della seduta di mercoledì 10 settembre, infatti, compare la proposta di costituzione di Palazzo Madama nel innanzi alla Corte costituzionale. Lì dove nei prossimi mesi si deciderà sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Tribunale di Potenza in risposta a una precedente deliberazione di insindacabilità delle dichiarazioni “incriminate” pronunciate dal senatore Renzi, nel 2020, alla trasmissione tv di La7 “Non è l’arena”. Durante una delle puntate dedicate al caso delle scarcerazioni seguite all’esplosione della pandemia da covid 19, che avrebbe spinto Basentini alle dimissioni dal prestigioso incarico di capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria ricoperto dal 2018.

Sotto esame della Corte c’è proprio la valutazione compiuta dalla giunta delle immunità, per cui le frasi di Renzi sarebbero null’altro che la trasposizione esterna delle posizioni assunte all’interno delle aule parlamentari. Di qui il riconoscimento della loro insindacabilità per il carattere politico delle stesse.

CASO BASENTINI RENZI, I PRECEDENTI DI DICEMBRE

A dicembre dell’anno scorso, ad ogni modo, la Corte ha già avuto modo di ribadire i limiti entro i quali vanno garantite le prerogative parlamentari bocciando il riconoscimento dell’immunità per alcune delle frasi pronunciate da un altro parlamentare finito a processo per diffamazione ai danni Basentini, l’ex M5s Mario Michele Giarrusso. Perché «quando… La serietà (e la gravità) dell’affermazione non è suffragata da idonei elementi fattuali, che avvalorino l’esistenza, o quantomeno la plausibilità, della circostanza riferita, l’opinione extra moenia (pronunciata al di fuori delle aule parlamentari, ndr) perde ogni connessione con la funzione parlamentare».

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Renzi è stato citato a giudizio a Potenza, quattro anni dopo la denuncia di Basentini, per aver collegato la sua nomina al Dap, arrivata su indicazione del ministro della giustizia del governo Conte I, Alfonso Bonafede (M5s), alla sua gestione dell’inchiesta “Tempa rossa”, sulle corruttele all’ombra del programma di estrazioni di petrolio di Total in Basilicata, che nel 2016 aveva creato non pochi problemi proprio al governo Renzi. Spingendo alle dimissioni la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Inchiesta che l’ex premier aveva definito uno «scandalo» e un «buco nell’acqua».

IL CASO TEMPA ROSSA E IL PROCESSO APERTO A POTENZA

Sul caso Tempa Rossa è tuttora aperto a Potenza il processo di primo grado. Una decina le persone accusate a vario titolo di corruzione, concussione e altro. Mentre un singolo imprenditore che ha optato per il rito abbreviato è stato già condannato in via definitiva per corruzione.
Il filone “romano” dell’inchiesta, invece, venne trasferito nella capitale per competenza territoriale poche settimane dopo l’esplosione del caso. Sia per quanto riguarda i rapporti tra l’ex sindaca del comune maggiormente interessato dal programma di estrazioni di Total, Corleto Perticara, e il compagno dell’allora ministra Guidi, Gianluca Gemelli, che per i discorsi telefonici della ministra contro la cosiddetta «cricca del quartierino».

In seguito, tuttavia, i pm capitolini decisero di mandare tutto in archivio, senza approfondire ulteriormente, bollando gli atteggiamenti di Gemelli come «censurabili», ma nulla più. In quanto l’ex sindaca di Corleto non avrebbe mai «preteso o anche solo richiesto contropartite».
Dal 2020 Basentini è in servizio a Roma come pm. Nei prossimi mesi, però, dovrebbe rientrare a Potenza con un nuovo prestigioso incarico. È l’unico concorrente per il ruolo di procuratore generale presso la Corte d’appello.

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