Beppe Sala, l’unico che lo difende davvero è il suo “nemico” Attilio Fontana

  • Postato il 21 luglio 2025
  • Di Panorama
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Quella di oggi è una giornata fondamentale per il sindaco di Milano Beppe Sala. Dopo il caos generato dall’avviso di garanzia (con relativa iscrizione al registro degli indagati) consegnato al primo cittadino nell’ambito della maxi inchiesta sull’urbanistica milanese, la giornata odierna rappresenta uno spartiacque fondamentale.

Secondo quanto riportato dal Corriere, il sindaco avrebbe preparato due discorsi per il Consiglio comunale di questo pomeriggio, uno in cui annuncia che proseguirà il suo mandato, l’altro nel quale annuncia invece le sue dimissioni. Al momento, sembra che il primo cittadino meneghino pronuncerà il primo. Potrebbero invece arrivare le dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, indagato assieme all’architetto Stefano Boeri.

Il Pd difende Sala, ma con riserve

Il Partito Democratico ha comprensibilmente attraversato ore di silenzio imbarazzante prima di schierarsi a difesa del primo cittadino milanese. La segretaria nazionale Elly Schlein, dopo un iniziale mutismo che aveva fatto rumore negli ambienti politici della capitale, ha rotto gli indugi con una telefonata direttamente a Sala per esprimergli «solidarietà e vicinanza». Il messaggio trasmesso dal Nazareno è stato chiaro: il Pd «è al fianco del sindaco Sala» e «continua a sostenere il lavoro che l’amministrazione farà nei prossimi due anni».

La segretaria del Pd ha però voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte, chiedendo «segnali di innovazione e cambiamento» nell’amministrazione milanese, sottolineando come le sfide della città siano «diventate più pressanti e urgenti». 

A livello locale, i vertici milanesi del partito hanno organizzato un vertice di due ore con Sala nella giornata di domenica. Il segretario metropolitano Alessandro Capelli ha ribadito «l’appoggio e il sostegno del Partito Democratico», ma ha anche specificato che questa può essere «un’occasione per ripartire», chiedendo priorità su «diritto all’abitare, direzione dello sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica». 

Il centrodestra chiede le dimissioni

Matteo Salvini, pur mantenendo una linea formalmente garantista, ha lanciato un attacco politico frontale all’amministrazione Sala. «Da milanese dico che è impressionante quello che sta accadendo, 74 indagati compreso il sindaco», ha dichiarato il vice premier. Salvini non ha chiesto dimissioni legate all’inchiesta, precisando di «essere garantista», ma ha invocato nuove elezioni per ragioni amministrative: «All’amministrazione di sinistra di Milano contesto l’immobilità, stanno ingessando la città».

Il segretario leghista ha insistito sui problemi pratici della città: «È difficile viaggiare, è difficile volare, è difficile investire, difficile costruire, difficile anche passeggiare tranquilli per strada». A livello locale, i consiglieri leghisti Silvia Sardone e Samuele Piscina hanno organizzato una protesta davanti a Palazzo Marino con lo striscione che recitava: «Dimissioni. Sala e la sua giunta liberino Milano». 

Forti critiche anche da Fratelli d’Italia, con i consiglieri comunali che hanno chiesto a gran voce le dimissioni immediate di Sala. Riccardo Truppo, capogruppo di FdI a Palazzo Marino, ha dichiarato senza mezzi termini: «È impossibile che un sindaco e una giunta seri non rassegnino le dimissioni». 

Dure critiche anche dal capogruppo nazionale di FdI, Galeazzo Bignami, che parlando a Repubblica ha chiesto le dimissioni di Sala non «per l’avviso di garanzia, ma perché non si è dimostrato all’altezza di quel che Milano chiede, a partire dalla sicurezza e dalle risposte ai bisogni sociali. Dopodiché, se sapeva cosa stava succedendo sull’urbanistica è penalmente grave, se non lo sapeva è politicamente peggio».

Il governatore Fontana difende Sala

La posizione più sorprendente è arrivata dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, che ha offerto un sostegno esplicito e personale a Beppe Sala. Il presidente leghista ha raccontato in un’intervista al Corriere di aver chiamato il sindaco per due volte: «L’ho sentito venerdì e poi abbiamo parlato ancora un po’ sabato, gli ho voluto esprimere la mia vicinanza e il mio sostegno».

Fontana ha rivendicato con forza la propria posizione garantista: «Io sono garantista da sempre, a prescindere dalle appartenenze politiche. Esistono tre gradi di giudizio, ma prima esiste la presunzione di innocenza. Per tutti». Il governatore lombardo ha anche criticato duramente le fughe di notizie dall’inchiesta: «Mi colpisce leggere la quantità di dettagli investigativi, di frasi intercettate, che in questa fase non dovrebbero essere a disposizione di chiunque».

La difesa di Fontana si è spinta oltre il semplice garantismo, arrivando a mettere in discussione l’impostazione stessa dell’inchiesta: «Mi sembra che sia sostanzialmente basata su una teoria. E finora sono emersi soltanto gli elementi a sostegno della teoria dell’accusa, non abbiamo ancora sentito quelli di chi si deve difendere». Il governatore ha infine lanciato un allarme per le conseguenze economiche: «Quello che accade adesso fa male a Milano e fa male alla Lombardia».

Autore
Panorama

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