Bergamo, altro che formazione gratis: le famiglie pagavano 1,5 milioni l’anno

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Oltre a incassare decine di milioni di contributi pubblici girati a comprare un patrimonio immobiliare da 6 milioni per la propria famiglia, secondo alcune segnalazioni Daniele Nembrini avrebbe rastrellato almeno un milione e mezzo l’anno dalle famiglie degli iscritti ai suoi corsi di formazione professionale, in barba alle norme regionali sui contributi pubblici. E la sua famiglia si sarebbe gratificata con una girandola di viaggi e vacanze pagate dalle “Opere di bene” con i fondi pubblici. Continua a riservare sorprese l’affaire della formazione professionale a Bergamo, gestita per oltre un quindicennio da Daniele Nembrini con l’utilizzo di fondi pubblici spesso finiti per spesare lussi privati. Dai documenti raccolti nelle perquisizioni della Guardia di Finanza di Milano emergono particolari sconcertanti su possibili violazioni delle regole alle quali era condizionata l’erogazione dei contributi della Regione Lombardia, che insieme ai finanziamenti del Pnrr e dell’Anpal Servizi è stata per anni la fonte di parte della raccolta delle “Opere” dell’imprenditore vicino alla Curia di Bergamo e a CL. Talmente vicino che nel 2012 Nembrini, indicato come “Formigoniano Doc” ed “esperto conoscitore dei meandri della Regione Lombardia”, veniva segnalato tra gli amministratori di un fondo da 300 milioni in cui sarebbero confluiti molti immobili della Diocesi. Il manager dal 3 luglio 2024 è indagato insieme ad altre 11 persone dai pubblici ministeri Emanuele Marchisio e Silvia Marchina, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, per vari reati tra i quali malversazione, falsi in atti e bilanci delle Fondazioni San Michele Arcangelo e Ikaros, cariche che ha lasciato lo scorso anno.

Secondo le regole fissate dalla Regione Lombardia, il contributo richiesto alle famiglie degli studenti della formazione deve essere facoltativo, volontario, liberale e va obbligatoriamente ben documentato per quali servizi o dotazioni viene richiesto. Invece per anni la Fondazione Ikaros avrebbe deliberato il “contributo volontario” da richiedere alle famiglie degli studenti “a sostegno dei costi di gestione di servizi aggiuntivi offerti”, fissandolo in 2mila euro per gli iscritti alla sede di Grumello del Monte (Bergamo) e in mille per quelli delle altre due sedi, senza però documentare alcuna indicazione specifica delle forniture collegate alle richieste di denaro. Inoltre una delibera del consiglio di amministrazione della Fondazione Ikaros del 25 ottobre 2018, in violazione delle normative regionali, ha richiesto “contributi volontari aggiuntivi” di mille euro per le classi seconde e terze, 2mila per gli inserimenti in quarta e 3mila per gli inserimenti in quinta. In tutto si arrivava a raccogliere circa un milione e mezzo l’anno. Ma a fronte di queste richieste di contributi dalle famiglie degli iscritti, in alcune email Luisa Carminati, presidente di Ikaros e moglie di Daniele Nembrini, richiedeva di fissare a 200 euro per studente il tetto delle spese per i materiali da fornire, al netto dei testi scolastici, soprattutto tablet.

I contributi chiesti dalla Fondazione Ikaros potrebbero quindi essere considerati una vera e propria “retta” imposta alle famiglie. L’importanza di questi incassi era tale che i responsabili delle diverse sedi degli istituti di formazione venivano valutati annualmente anche in base alla loro capacità di incassare i contributi delle famiglie, tanto che questo indicatore compariva esplicitamente tra i loro obiettivi da raggiungere e determinava un quinto dei premi sui loro stipendi.

Questo sistema era noto a tutti nel giro delle “Opere”, ma era conosciuto anche dalla Regione Lombardia. Lo attestano due ispezioni condotte dal Pirellone nell’anno formativo 2018-19 nella sede di Calcio (Bergamo), la più moderna e meglio attrezzata delle tre, aveva documentato l’incoerenza tra i costi imposti, in modalità standard, e i costi dei materiali supplementari forniti per ogni corso, che sono sempre una quota minima degli importi richiesti. Forse proprio grazie alla sua “conoscenza dei meandri della Regione Lombardia”, nonostante i rilievi documentati dagli ispettori Nembrini riuscì però a ottenere che le vicende fossero chiuse senza conseguenze per sé e le sue “Opere”.

Le Fondazioni però erano usate come bancomat della famiglia Nembrini anche in modi indiretti. Per molti anni la Auryn Viaggi, società di Vincenzo Nembrini, fratello di Daniele, ha goduto dello status di fornitore esclusivo per i trasferimenti e le vacanze degli studenti del gruppo di istituti di formazione che fa riferimento alla fondazione San Michele Arcangelo. Non solo le richieste di preventivi a questa società non sono mai state sottoposte a gare neanche dopo l’entrata in vigore del primo regolamento per la gestione degli acquisti, ma in alcune occasioni i servizi sono stati anche affidati senza alcuna richieste di preventivo.

La stessa Auryn Viaggi di Vincenzo Nembrini è la società che a luglio 2019 ha fatturato 17.700 euro la vacanza di Daniele Nembrini con moglie e tre figli alle Maldive giustificata come “Progetto di biotecnologia marina” ma pagata dall’ex Consorzio Pegaso, che prima della sua chiusura è stato per alcuni anni l’ente che governava l’attività delle diverse “Opere” gestite con fondi pubblici. Tra le “vacanzine” della famiglia Nembrini ci sono anche quelle con fratelli e sorelle al seguito, sempre addebitate alle “Opere”, ad esempio quelle all’Hotel Hohe Gaisl di Braies (Alto Adige) dell’agosto 2020, passata in pagamento alla Sma Srl per 4.795 euro, vacanze con trattamenti wellness, fine settimana in resort di lusso, e di nuovo all’Hotel Hohe Gaisl nel luglio 2021, pagato 2.600 euro. Non male, per un manager che ha sempre sbandierato il suo “voto di povertà”.

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Il Fatto Quotidiano

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