Biglietti omaggio e a prezzo irrisorio per ‘centrare’ il sold out ai concerti? Non solo, ci sono vantaggi fiscali e risparmi sui diritti d’autore
- Postato il 20 giugno 2025
- Musica
- Di Il Fatto Quotidiano
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I concerti, soprattutto estivi, sono tornati sotto i riflettori. E non parliamo dei coni di luce che si usano sul palco per far brillare al meglio la performance, ma di quelli accesi da Selvaggia Lucarelli con la sua newsletter Vale Tutto, poi dal Codacons e dai fan, che hanno inondato i social di messaggi. Andiamo con ordine perché parliamo di un un problema che probabilmente si è aggravato, ma che viene da molto lontano: già nel 2017 FqMagazine sollevò la questione.
Il “casus” belli è nato dai concerti negli stadi di Elodie di Milano e Napoli. A pochi giorni dagli eventi, sarebbero spuntati biglietti scontatissimi, a 10 euro. Il link d’acquisto rimandava infatti a un form che consentiva di acquistare il tagliando in maniera del tutto regolare. I fan hanno diffuso gli screenshot dei prezzi stracciati, lamentandosi del fatto che molti avevano acquistato il biglietto a prezzo pieno. Su Ticketone i biglietti erano disponibili a partire da circa 42.90 euro per il settore più economico, fino a superare i 74.75 euro per i settori più vicini al palco. Quindi, cos’è accaduto? La pratica non è nuova. Esistono convenzioni aziendali e universitarie che consentono di acquistare diversi prodotti a prezzi scontati, tra questi ci sono anche i biglietti dei concerti.
Come ha sottolineato il Codacons ieri 19 giugno in un comunicato stampa: “Una pratica che, tuttavia, danneggia in modo evidente chi tali biglietti li ha acquistati a prezzo pieno, spesso sborsando cifre astronomiche per assistere allo spettacolo del proprio artista preferito. Una condotta che potrebbe realizzare la fattispecie di pratica commerciale sia scorretta che ingannevole, vietata dal Codice del Consumo, a danno dei consumatori, e su cui l’Antitrust deve intervenire“.
E gli artisti come hanno reagito? Tutto tace, tranne qualche voce come quella di Federico Zampaglione dei Tiromancino. L’artista, in un post su Facebook, ha inscenato una sceneggiatura di un fantomatico colloquio tra un artista, la discografica, un manager e l’agenzia live. Il tutto per spiegare come funzionano i contratti per i live, tra cospicui anticipi, le divisioni di percentuali e gli ‘obblighi’ qualora non si dovesse rientrare con le spese. Tutto alla luce del sole e controfirmato dalle parti. Illegale? No Moralmente discutibile? Una pratica che pare sempre più diffusa e che l’artista dice aver visto “succedere per circa 30 anni con un’impennata spaventosa in tempi recenti, soprattutto ovviamente ai danni di artisti ancora giovani ed inesperti”.
Ma i biglietti stracciati servono solo a riempire gli stadi? No. Noi di FqMagazine nel 2017 avevamo già sottolineato un altro punto importante. Che qui riportiamo fedelmente.
Fisco e diritti d’autore – Intorno ai biglietti omaggio e a prezzo irrisorio, infatti, non ruota solo la questione dei sold out veri o presunti. Ma ruotano anche questioni fiscali e legate al diritto d’autore. I ticket omaggio, infatti, sono per legge esenti da Iva qualora siano nel limite del 5% della capienza di ogni singolo settore, dopo di che il promoter paga l’imposta al 10% sul prezzo pieno di un biglietto equivalente. Se i biglietti omaggio superano il 5%, emettere biglietti da 0,50, uno o due europotrebbe dunque essere un modo per eludere il Fisco visto che in questo caso l’Iva si calcola in base al valore facciale del biglietto. Lo ha sottolineato l’Agenzia delle entrate quando a inizio 2014, in risposta a un quesito inviato dalla Siae, non ha escluso che l’emissione di biglietti a prezzo irrisorio “possa configurare, nella sostanza, una fattispecie di rilascio titoli omaggio-gratuiti, ovvero a prezzo inesistente”. Su un biglietto a prezzo irrisorio si pagano inoltre meno diritti d’autore che su un biglietto omaggio: il 10% al netto dell’Iva sul valore facciale, quasi niente dunque, anziché la stessa percentuale sul prezzo pieno di un posto equivalente.
Come si comporta dunque la Siae se i suoi ispettori a un concerto trovano tagliandi a prezzo irrisorio? Dalla società rispondono che i casi sono due. Se il biglietto è al di fuori di un contratto di sponsorizzazione, la cosa viene segnalata all’Agenzia delle entrate, che farà un accertamento ed eventualmente multerà l’organizzatore del concerto. Se invece i biglietti a prezzo irrisorio vengono ceduti all’interno di un contratto di sponsorizzazione, la pratica viene considerata lecita, visto che si ha la certezza che le relative imposte vengono versate. Resta il fatto che se un contratto di sponsorizzazione prevede la cessione di 1.000 biglietti a 0,50 euro, anziché 1.000 biglietti omaggio, su di loro la Siae incassa molto meno in diritti d’autore. Accettabile? “La scelta di indicare sul contratto un prezzo irrisorio o nessun prezzo a fronte dei biglietti da rilasciare allo sponsor attiene alla sfera decisionale di quest’ultimo e dell’organizzatore – risponde la società -. Siae non può entrare in tale valutazione. Deve, invece, prendere atto di quanto concordato tra le parti e valutare se ciò nasconde condotte elusive”.
Resta il punto però di come si sia arrivati a questo punto? L’offerta è tantissima e i portafogli dei fan non sono pieni. “Ma è sempre così, quando la domanda è molto alta l’offerta cresce, cresce, cresce, cresce e poi di colpo diminuisce la domanda e c ‘è sempre quello che rimane col cerino in mano”, ha detto Linus a FqMagazine. Dello scorso anno, la denuncia dei Black Keys: “Abbiamo annullato il tour perché siamo stati fregati, vi farò sapere come in modo che non succeda anche a voi”.
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