Binotto batte ancora Ferrari, Vasseur gongola per essere il primo dei perdenti

  • Postato il 3 giugno 2025
  • Formula 1
  • Di Virgilio.it
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Spiegare certe dinamiche della F1 non è mai semplice. È un po’ come la Ferrari del 2025: un Cavallino Rampante che zoppica al sabato e s’incaponisce la domenica. Charles Leclerc sale sul podio a Barcellona, sfruttando l’illuminazione mistica della Red Bull. Gli austriaci, dopo la Safety Car, montano su Verstappen gomme di legno. E lo condannano senza appello. Diverso il discorso per Hamilton. Chiude sesto, dietro pure a Hülkenberg.

Lewis non ha risposte. E nemmeno il team.

Non è al livello del compagno, punto. Lo sappiamo. Lo abbiamo detto, ridetto. E ogni volta che apre bocca alla radio, ne esce un groviglio che però va interpretato. Vedi FP2, quando descrive una Ferrari SF-25 inguidabile. Lewis non sa più dove aggrapparsi. È smarrito. In quella macchina non ci si trova, nemmeno con la bussola. In Spagna non trova il ritmo, mai. Salvo uno spiraglio nel secondo stint con le Medium.

Per il resto, rantola. Lotta con la 44, ci dà dentro per non sbriciolare le gomme, ma il bilanciamento a serbatoio pieno o mezzo vuoto è una condanna. La polemica sullo swap tra gli alfieri della Rossa? Una bolla. Non ha senso nemmeno nominarla. Quando gli chiedono di farsi da parte, lui si sposta. Fa passare Leclerc. Poi torna a combattere con quell’auto testarda, imprevedibile, che non ascolta.

Una corsa lontana da tutto ciò che si aspettava. E qui torniamo al punto di partenza: nemmeno lui, il sette volte campione del mondo che potrebbe mettere su un banchetto nel paddock per vedere esperienza, dopo aver parlato con il team (tra l’altro) ha la minima idea del perché la SF-25 non abbia reso come doveva. Il colpo di grazia arriva con il ritiro di Antonelli, piantato dalla W16 nel momento clou.

Il britannico cambia gomme in regime di doppia bandiera gialla e, a pochi giri dalla fine, si va sorpassare da una Sauber. Sì, una monoposto di “serie B”, fabbricata dalla squadra di Binotto e motorizzata Ferrari. È il “suggello perfetto” a un weekend del piffero. Il nono. Nove gare senza una gioia vera. Il rapporto tra Hamilton e la Ferrari non decolla, come uccellino che tenta di volare ma è ancora troppo debole per farlo.

L’ottimismo di Vasseur è fuori luogo

Ultimo capitolo, Vasseur. Sorride ancora il francese, pure quando la FIA mette Leclerc sotto investigazione. È tranquillo nel paddock. Lo vediamo, lo fotografiamo. Passeggia con Jérôme D’Ambrosio, il suo uomo di fiducia, e se ne va anzitempo. Gli chiediamo qualcosa al volo. Occhiolino, sorriso. Stop. Un gesto d’intesa che ci basta. Stavolta è andata bene. A Monaco, invece, era sereno lo stesso, ma la mazzata su Hamilton arrivò netta.

Jerome D'ambrosio e Frederic Vasseur (Scuderia Ferrari)
Fonte: Zander Arcari
Jerome D’ambrosio e Frederic Vasseur abbandonano il circuito spagnolo dopo il GP di Spagna 2025

Ma il punto è questo, e puzza di fondo cantina: davvero si può essere soddisfatti dopo il trittico Imola-Monaco-Spagna? Ferrari ha mostrato poco. Molto poco. Qualcosa di buono e tante miserie. E i problemi restano. Non cambia niente. Dal “correggiamo la macchina con gli aggiornamenti” siamo passati al “ottimizziamo il risultato“. Dal “non molliamo il colpo perché il campionato è lungo” a “vediamo il bicchiere mezzo pieno“.

Sarebbe il caso di ricordarlo, perché gli obiettivi non erano questi. Red Bull ha una macchina buona, ma rognosa. E corre con un solo pilota. Mercedes ha una vettura valida, ma è un’incognita meccanica. È anche (e soprattutto) per questo che Ferrari è seconda tra i costruttori. Motivo per cui, ora come a fine stagione, non può e non deve passare il messaggio che essere vicecampioni del mondo basti. Sarebbe un grave errore dopo 17 anni di miserere e promesse sfavillanti non mantenute.

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Virgilio.it

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