Blackout estivi: il prezzo nascosto della transizione verde
- Postato il 3 luglio 2025
- Di Panorama
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Ci risiamo, è tornato il grande caldo – neppure da record, almeno al Centro-Nord, ci ricordiamo ancora l’infuocato 2003 – e diventa la causa di ogni evento negativo ma, soprattutto, quella dei continui blackout di energia elettrica. Bergamo nei primi due giorni di luglio, Milano ieri, con addirittura coinvolta la metropolitana che per qualche ora e a macchie è andata a singhiozzo. Squillano i telefonini, sono gli allarmi anti intrusione domestici che segnalano la mancanza di alimentazione, arrivano le notifiche delle App delle società di trasporto pubblico e di distribuzione dell’energia che avvisano dei possibili disagi.
La rete fa quello che può: l’energia elettrica in forma di corrente alternata non si può conservare, bisogna produrla e utilizzarla, ma è ancora l’unica tecnologia in grado di alimentare grandi territori, densi di utenze. Certo, quella “continua” si può stivare nelle batterie, ma proprio perché tale è infinitamente meno adatta e opportuna per l’uso civile. Dunque c’è poco da fare, in talune parti del Paese la densità di abitanti e di attività è tale che occorre produrre più energia seguendo e soddisfando i picchi di domanda giornalieri. Si dà la colpa al caldo, ma non soltanto perché rende insofferenti le persone che cercano sollievo e accendono i climatizzatori, ma anche perché il calore è esso stesso una forma di energia (la meno mobile) e qualsiasi apparato elettrico in funzione ne genera una certa quantità. Questa in estate è energia del tutto sprecata che spesso non viene neppure dissipata ma si somma a quella generata dall’insolazione, causando avarie tecniche come quelle accadute a Milano e Bergamo. E se con una nuova produzione da fonte nucleare miglioreremo la situazione in termini di minor costo e maggiore quantità di energia, le altre questioni da risolvere, cioè le cause dei surriscaldamenti, sono più complesse da gestire.
Le temperature elevate provocano l’espansione dei materiali metallici e tra questi quelli scelti come conduttori, proprio come il rame che troviamo nei cavi elettrici. Le dilatazioni causano tensioni meccaniche e queste ultime causano problemi tecnici, interruzioni e danni alle connessioni tra diversi elementi e i cavi stessi. Le infrastrutture elettriche più datate, proprio perché hanno subito questi cicli di caldo-freddo per molte stagioni, possono essere più vulnerabili rendendo più probabili i blackout. Insomma, a un certo punto, inevitabilmente, cedono. Ci sono poi danneggiamenti provocati da eventi severi come allagamenti o fulminazioni. L’acqua è comunque un conduttore di energia elettrica e un quadro elettrico alluvionato è senza dubbio un apparato nel quale persistono corto circuiti. Il surriscaldamento di parti elettriche può generare deformazioni delle strutture plastiche attigue e incendi, così come la mancanza di chiusure tenaci delle cabine di distribuzione e allacciamento consente a piccoli animali di entrare. Un banale crepa nella copertura plastica di un apparato è un punto d’intrusione per piccoli rettili, acqua e detriti. Scoiattoli, roditori o piccoli mammiferi si arrampicano sui pali ed entrare nelle cabine elettriche, toccano i conduttori nei punti non isolati e muoiono folgorati causando altri danni. Uccelli di grandi dimensioni come i rapaci possono danneggiare i cavi elettrici e le strutture; i cinghiali sovente rosicchiano le condutture. E poco risolve utilizzare recinzioni elettrificate, se non ad aumentare ulteriormente la richiesta di energia. Infine ci sono gli atti di vandalismo, come il danneggiamento delle strutture esterne delle cabine elettriche. Diventano quindi sempre più frequenti e costose le ispezioni da fare per individuare e riparare tempestivamente eventuali danni causati da umani come dalla fauna selvatica, ed è fondamentale anche controllare le colonie animali, per esempio attraverso il contenimento o la reintroduzione di predatori naturali. Ma tutto ciò fa i conti con i costi e con l’ideologia. Se si proibisce lo spostamento di una colonia felina, non ci si deve meravigliare se poi le deiezioni e la permanenza degli animali causa danni. Per legge europea la produzione di apparati elettrici ed elettronici deve essere fatta con materiali non tossici e con processi non inquinanti. Ma ciò comporta che in alcuni casi la resistenza e la durata media di tali prodotti si sia ridotta. Quanto alla manutenzione e prevenzione, se la rete elettrica è gestita da privati, questi possono essere ritenuti responsabili per la mancata manutenzione o per la mancata adozione di misure di protezione degli impianti. Morale: i costi aumentano non soltanto per la produzione e con loro anche le nostre bollette.