Blitz alla Dulbecco, diversi arresti e misure cautelari

  • Postato il 15 luglio 2025
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Blitz alla Dulbecco, diversi arresti e misure cautelari

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Blitz di carabinieri e Finanza all’azienda ospedaliera Renato Dulbecco, diversi arresti coinvolti anche nomi di primo piano, ecco i nomi delle persone coinvolte


CATANZARO – I militari del NAS dei Carabinieri e i colleghi del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catanzaro, hanno eseguito 13 provvedimenti cautelari (tra i quali ci sarebbero ben 9 arresti) disposti con ordinanza del Tribunale di Catanzaro a firma del giudice per le indagini preliminari Santoemma. L’operazione è denominata “Batticuore“.
Secondo quanto trapelato, i provvedimenti riguardano dirigenti medici, infermieri e dipendenti amministrativi in servizio (alcuni in pensione) presso l’azienda ospedaliero universitaria Renato Dulbecco di Catanzaro, all’epoca dei fatti AO Pugliese Ciaccio.

In particolare, si tratta di una operazione giunta all’esito delle indagini compiute tra il 2022 e il 2024 dal team investigativo composto dai due reparti specializzati dell’Arma dei Carabinieri e della Finanza, che, secondo quanto emerso, avrebbero fatto luce su un articolato sistema che consentiva ai medici autorizzati allo svolgimenti di attività cd intramoenia, di mettere in atto azioni considerate dagli inquirenti delle vere e proprie truffe ai danni dell’azienda di appartenenza, intascando somme di denaro.

BLITZ ALLA DULBECCO, OLTRE AGLI ARRESTI ANCHE I SEQUESTRI

Tra i provvedimenti pare siano compresi anche dei sequestri per equivalente proprio in relazione a quelle somme di denaro per un ammontare totale di circa 1 milione di euro (nel sequestro, anche tre appartamenti utilizzati dai medici per gli studi medici) contestati reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa aggravata, peculato, autoriciclaggio, accesso abusi ai sistemi informatici, falsità materiale.

Non solo i soldi delle visite “occulte” ma un altrettanto articolato sistema per poter svolgere l’attività privata nel corso del normale orario lavorativo, sottraendo tempo e strumenti al pubblico e attestando falsamente la propria presenza in servizio accumulando ore ed ore di assenza, pagate per presenza. E poi ancora, il reimpiego del denaro intascato fraudolentemente per l’acquisto di materiali ed il pagamento di dipendenti per l’attività privata, un ampio sistema di riciclaggio, descritto meticolosamente nelle oltre 1000 pagine che compongono il provvedimento.

BLITZ ALLA DULBECCO, ARRESTI E MISURE CAUTELARI

Il tutto sarebbe avvenuto con la necessaria collaborazione del personale amministrativo impiegato presso l’ufficio preposto alla gestione delle attività della libera professione (ALPI). Gli inquirenti evidenziano falsi appuntamenti, orari modificati ad hoc, accesi abusi ai sistemi di prenotazione, pagamenti in contanti contabilizzati postumi per aggirare il sistema. I medici oggetto dell’indagine, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta, potevano contare sulla “collaborazione” delle due addette all’ufficio, pronte a mettere in piedi un sistema parallelo di prenotazione e pagamento al servizio degli specialisti che ne facevano richiesta.

Tra gli episodi enucleati nell’inchiesta spicca il singolare caso del medico che svolgeva anche attività nell’antidoping, che per ogni trasferta, attestava fasi rimborsi, spese mai sostenute, pernottamenti e pasti gonfiati, chilometri mai sostenuti, il tutto per ottenere qualche euro in più.
Si tratta di nomi eccellenti, specialisti affermati, tutti asserviti al dio denaro, prima che al bene comune.

L’operazione, che ha visto l’impiego di decine di militari dell’Arma e della Guardia di Fuoco, giunge a pochi giorni da quella conclusa proprio dalle fiamme gialle sempre nei confronti di un altro specialista in servizio presso l’AOU Dulbecco di Catanzaro (LEGGI), nei confronti del quale pure si era ricostruito il singolare sistema di distorsione del servizio pubblico in favore dell’attività privatistica.
Un durissimo colpo per l’azienda Catanzarese, chiamate necessariamente ad intervenire per garantire il diritto alle cure dei cittadini, oggi, come ieri, delusi nuovamente da un sistema per troppo tempo lasciato illibatamente alla mercé degli interessi di pochi.

IL “SISTEMA” SCOPERTO DAGLI INQUIRENTI E I NOMI DEI PROFESSIONISTI

Tra le persone coinvolte ci sarebbe l’oculista Marco Scicchitano (che sarebbe stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari) che con l’aiuto dell’infermiera e segretaria Annarita Procopio
(arresti domiciliari) e dell’altro infermiere Riccardo Sperlì (arresti domiciliari) aveva messo in piedi una sala operatoria privata, allestita con materiali sottratti, secondo l’accusa, all’azienda ospedaliera nel corso del tempo.

Il sistema, precisano gli inquirenti, per canalizzare le prenotazioni delle visite, l’inserimento in lista per gli interventi, il pagamento in parte tracciato ed in parte contante, il tutto per mantenere in piedi quello che lo stesso GIP ha definito “il sistema Schicchitano”: un sistematico riciclo di denaro sporco, derivante da quei pagamenti in contanti, con cui assicurava il pagamento dei collaboratori e l’acquisto dei materiali, con la collaborazione di Maurizio Gigliotti (arresti domiciliari) rappresentante della ditta di dispositivi medici che collaborava l’oculista nel “ripulire” le lenti sottratte presso l’azienda ospedaliera, fatturandole come se le avesse acquistate in privato.

Coinvolti anche il cardiologo Giampiero Maglia (arresti domiciliari) che «aveva creato il suo impero a Pizzo coadiuvato dall’infermiere Antonio Attisani (arresti domiciliari) e dalla collega dottoressa Mafalda Candigliota (arresti domiciliari). Anche in questo caso, un minuzioso sistema consentiva di dichiarare all’azienda ospedaliera, di aver effettuato 4-5 visite a settimana a fronte delle 50
e più visite che si tenevano in 3 turni settimanali, a seconda della disponibilità del dirigente medico: tutto il ricavato, in tasca occultamente. E tutto necessariamente con pagamento in contanti, perché il pos era sempre, inesorabilmente rotto: allora i pazienti venivano
indirizzati presso il vicino ATM per prelevare, perché era l’unica possibilità».

COINVOLTI ANCHE OCULISTI, GASTROINTEROLOGI E GINECOLOGI

Coinvolto anche l’altro oculista Giuseppe Perri (obbligo di firma) e il ginecologo Antonio Raffaele Billa (destinatario di un sequestro) che, per l’accusa, «intascavano soldi a nero dalle visite effettuate presso i rispettivi studi privati, occultandoli dal versamento nelle casse dell’azienda ospedaliera) che svolgeva sistematicamente la sua attività privata, a pagamento, nella giornata del sabato, quando si trovava in servizio presso il reparto, tra un controllo e l’altro dei degenti».

Accuse anche per il gastroenterologo Roberto Iuliano (arresti domiciliari) che «fissava le sue visite a pagamento nel corso dell’ordinaria mattina di lavoro, oppure li riceveva direttamente a casa sua, per una prima visita conoscitiva, alla quale succedeva l’accertamento strumentale in ospedale. Singolare in questo caso, il modo in cui lo specialista induceva i pazienti nella necessità di effettuare il preliminare passaggio a pagamento, per sottrarsi alle tempistiche prolungate del
servizio pubblico e per assicurarsi un miglior decorso. Capitava sovente che lo specialista si recava a casa per effettuare le sue visite private, nel mentre risultasse ancora in servizio presso l’ospedale, ove poi si recava appositamente per beggiare l’uscita, avvenuta già prima».

Nell’indagine rientra anche il personale dell’ufficio ALPI: Rossella Viscomi (arresti domiciliari)
veterana dell’ufficio e Debora Lanatà (arresti domiciliari) entrambe sotto la direzione del dirigente l’ufficio, Gino Mancuso (arresti domiciliari) «conoscitore del sistema tanto quanto gli stessi specialisti che ne chiedevano la forzatura e manomissione, ma completamente al servizio dello stesso. Mai un richiamo all’ordine – scrivono gli inquirenti – mai una nota indirizzata ai piani superiori, mai un cenno a porre freno e/o fine a tutto quanto avvenisse in quell’ufficio».

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