Blocco auto in Piemonte per diesel euro 5: rischio fermo per migliaia di auto
- Postato il 12 maggio 2025
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- Di Virgilio.it
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C’è chi spera — ma guai ad ammetterlo — in un’altra proroga dell’ultim’ora. Un colpo di spugna, un rinvio silenzioso che faccia slittare ancora una volta il blocco dei diesel Euro 5 nei Comuni con più di 30 mila abitanti del Piemonte. Ma stavolta non si muove foglia. Nemmeno un accenno. Il calendario parla chiaro: dal 1° ottobre 2025 scatterà lo stop definitivo. E la giunta della Regione, stretta tra vincoli europei e proteste sempre più palpabili, non ha potuto far altro che prenderne atto. Nessuna deroga. Nessun ritocco. Solo la conferma di quanto già deciso, e promesso, due anni fa.
Il divieto che fa rumore
A mettere nero su bianco il divieto era stato il decreto firmato nel 2023 dal Ministro dell’Ambiente. Una stretta annunciata che, già allora, aveva concesso una generosa proroga ai veicoli immatricolati tra il 2011 e il 2015. Ma che ora, almeno sulla carta, pare scolpita nella roccia.
Eppure, se la norma è legge, l’attuazione resta un’altra partita. A quattro mesi dal blocco, la Regione Piemonte sembra ancora in attesa di capire da che parte muoversi. Nessuna campagna informativa, nessuna misura concreta, solo una generica promessa di sensibilizzazione verso quei 250 mila automobilisti coinvolti in tutta la regione. Tradotto: chi guida un diesel Euro 5, dal prossimo autunno, potrà solo sperare di rientrare nel programma Move-In, la famosa scatola nera che consente la circolazione contingentata a un massimo di 9 mila chilometri all’anno. Una pezza, per qualcuno. Una beffa, per altri.
Tante incertezze
Non a caso, i sindaci dell’hinterland torinese già ad aprile avevano alzato la voce. Troppe incertezze, troppe famiglie coinvolte, troppa solitudine nel dover gestire un impatto sociale potenzialmente esplosivo. Di fronte alle pressioni, l’assessore all’Ambiente del Piemonte ha promesso l’avvio, dal 1° giugno, di una struttura operativa regionale incaricata di sviluppare soluzioni innovative per abbattere le emissioni. Obiettivo: -30% o -40% di inquinamento. Slogan ambizioso, risposte ancora in attesa.
Intanto, si guarda al 19 maggio, quando il Piemonte siederà al tavolo con le altre Regioni del Bacino padano per cercare — forse — qualche margine di manovra. Perché sì, la speranza, inconfessabile, è che Roma faccia marcia indietro, magari con una proroga dell’ultima ora, come già successo nel caotico 2023. Allora, a una manciata di giorni dallo stop previsto per i Comuni sopra i 10 mila abitanti, si scatenò il panico. Salvo poi arrivare un decreto-tampone, con rinvii a scaglioni e promesse mai davvero mantenute.
Come sta agendo la Regione
“La giunta ha confermato il blocco, ma non ha ancora approvato alcun provvedimento concreto”, attaccano dall’opposizione, che sul tema ha interrogato l’esecutivo regionale. “Si continua a parlare di sensibilizzazione, ma non c’è un piano, non c’è chiarezza. Si rischia di rivivere l’improvvisazione di due anni fa, quando migliaia di cittadini scoprirono solo all’ultimo che le loro auto erano diventate fuorilegge”.
Dal canto suo, la Regione prova a difendersi col nuovo Piano qualità dell’aria 2024-2030, approvato in inverno: 4 miliardi di euro di budget, di cui 2,9 destinati alla mobilità sostenibile. Un piano ambizioso, almeno sulla carta: sostituzione dei bus inquinanti, forestazione urbana, promozione dei biocarburanti. Ma il tempo stringe. E fuori, sulle strade, il trasporto pubblico resta inefficiente, gli incentivi per cambiare auto scarsi, e il malcontento diffuso.
“La transizione ecologica non può essere imposta dall’alto come un diktat”, insistono i portavoce di coloro che si oppongono a questa soluzione. “Va accompagnata con strumenti reali, comprensibili, accessibili”. Altrimenti, la politica rischia di condannarsi alla rincorsa infinita delle proroghe, lasciando cittadini e amministratori a fare i conti, ogni volta, con l’ennesimo pasticcio annunciato. Il conto alla rovescia è iniziato. E stavolta, almeno per ora, nessuno ha intenzione di fermarlo.