Bologna nella storia: ecco la Coppa Italia!

  • Postato il 14 maggio 2025
  • Di Panorama
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Mezzo secolo dopo, ecco il Bologna. Che scrive una pagina di storia conquistando all’Olimpico la Coppa Italia che mancava dal 1974. Il Bologna che faceva tremare il mondo adesso ha un’erede ed è la squadra di Vincenzo Italiano che gioca un calcio meraviglioso e che nella notte romana ha vissuto la sua favola. Ha deciso una rete di Dan Ndoye all’inizio della ripresa e nulla fa pensare che sia stata una vittoria meno che meritata. Non ha tremato il Bologna, nemmeno alle porte di un risultato storico che ha godere un’intera città e piangere il popolo milanista.

L’altra faccia della medaglia della finale della Coppa Italia sono le lacrime di delusione del Milan. Battuta sul piano della qualità e dell’intensità, la squadra di Conceiçao non è stata capace di emendare gli errori di tutta la stagione nell’ultima serata utile per dare un senso a tutto. Non sarebbe stata la grazia per mancanze ed omissioni, ma un modo più dolce di salutare prendendosi almeno un posto nella prossima Europa League. Non è successo e una volta smaltita la delusione si dovrà procedere alla rifondazione senza guardare in faccia a nessuno, dirigenza compresa.

Bologna gode ed è giusto che lo faccia. E gode Italiano che all’Olimpico si giocava la quarta finale di una carriera fin qui segnata dalle sconfitte nelle partite senza domani. Tante volte gli sono stati rinfacciati i ko subiti in Conference League e Coppa Italia dalla sua Fiorentina: ora il cerchio è chiuso. Italiano è già un grande allenatore, il più sottovalutato nel panorama del calcio italiano. Da qui in poi non potrà più esserlo.

Milan-Bologna, cosa ha detto la finale della Coppa Italia

Partita esplosa subito allo sparo d’avvio, quasi una partenza del Palio di Siena con i cavalli imbizzarriti lasciati liberi calando i canapi. Super lavoro per Maignan e Skorupski, grandi duelli nelle due aree e la sensazione di ineluttabilità tradita poi dal resto della contesa. Gara giocata sul filo dei nervi, scontri e proteste con l’arbitro Mariani affannato nel provare a tenere a bada gli scatti degli uni e degli altri. Un grande Leao, trascinatore dei rossoneri, contro un Bologna apparentemente più organizzato ma anche a lungo meno capace di andare a fare male alla difesa avversaria. Fino all’intervallo.

Poi la storia è cambiata e la rete di Ndoye (minuto 8 della ripresa) è arrivata a confermarlo. Milan da propositivo a passivo, sempre meno incisivo tanto da convincere Conceiçao a mettere mano a modulo e struttura della squadra. Triplo cambio: Walker per Walker, Joao Felix per Jimenez e Santi Gimenez per Jovic. A San Siro la mossa decisiva, all’Olimpico no anche perché Vincenzo Italiano, uomo delle finali perse trascinandosi mille rimpianti, questa volta si è protetto.

Milan, un’altra delusione chiude la stagione fallimentare

La sconfitta allunga il digiuno rossonero da Coppa Italia. Non arricchisce la bacheca milanista dal 2003, una vita fa, e non aiuta Conceiçao a portare sul tavolo dei ragionamenti sul futuro un altro trofeo dopo la Supercoppa Italiana di Riad. Stagione fallimentare, finale amaro. Vincere a Roma non avrebbe cambiato il giudizio complessivo su un’annata da dimenticare il fretta ma almeno avrebbe addolcito l’estate sotto l’ombrellone: non è successo e l’unica consolazione è che, restano quasi certamente fuori dall’Europa, l’anno prossimo il progetto potrà godere sul vantaggio concesso in questi mesi al Napoli di potersi concentrare sulla ricostruzione in campionato.

Tutto il resto è da ripensare. La stagione del Milan è collassata su scelte tecniche e societarie scellerate a partire da Fonseca messo in panchina contro la logica e la volontà popolare. Il resto è stato un piano inclinato che nulla è riuscito a raddrizzare: non la chiamata di Conceicao e nemmeno un mercato promettente a gennaio. Del resto, se Santi Gimenez – uomo pagato quasi 40 milioni di euro – la finale dell’Olimpico l’ha vissuta a lungo in panchina qualche domanda andrà fatta.

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Panorama

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