Borsellino contro la separazione delle carriere? La dichiarazione a Samarcanda è una fake news
- Postato il 11 novembre 2025
- Di Il Foglio
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Borsellino contro la separazione delle carriere? La dichiarazione a Samarcanda è una fake news
La scorsa settimana, il Fatto quotidiano ha rilanciato un'intervista, falsa e mai apparsa su Repubblica, per sostenere la tesi contro la separazione delle carriere. Oltre a essere inventata l'intervista che Giovanni Falcone, magistrato ucciso nella strage di Capaci per mano della mafia, avrebbe rilasciato al giornale di Scalfari il 25 gennaio 1992 era inventato anche un riferimento simile fatto a proposito di Paolo Borsellino. Si dice infatti che il giudice sarebbe stato ospite della trasmissione Samarcanda di Michele Santoro il 23 maggio 1991 e avrebbe detto questa frase: "Separare le carriere significa spezzare l'unità della magistratura. Il magistrato requirente deve poter svolgere la sua funzione senza dover rendere conto al potere politico”. Dopo aver fatto alcune verifiche nelle teche Rai, l'archivio dell'azienda, il Dubbio ha scoperto come in realtà Borsellino quel giorno non fosse tra gli ospiti di Samarcanda. Di più: il magistrato non partecipò mai a quella trasmissione.
Il Fatto quotidiano non è stato il solo ad aver usato l'intervista attribuita a Falcone: anche il procuratore di Napoli Nicola Gratteri su La7 l'aveva letta pubblicamente, lo stesso è avvenuto durante la trasmissione di Corrado Formigli Piazzapulita. Esistono però interviste reali che permettono di comprendere il pensiero di Falcone sulla separazione delle carriere. il 26 settembre 1990, il magistrato aveva detto a Repubblica: “Di per sé non mi scandalizzerebbe un pm dipendente dall'esecutivo”, pur precisando che “nell'attuale momento storico, l'indipendenza del pm vada salvaguardata e protetta. Ma l'indipendenza non è un privilegio di casta”. Nel 1988, appena varato il nuovo codice, Falcone aveva dichiarato in un convegno: “In un codice che accentua vistosamente le caratteristiche di parte del pm, è impossibile pensare che le carriere dei magistrati del pubblico ministero e quelle dei giudici potranno rimanere ancora a lungo indifferenziate".
Creare una realtà alternativa avrebbero però permesso a chi era contro la riforma della giustizia del ministro Nordio di portare dalla propria parte un magistrato che è stato e sarà un simbolo per l'Italia. Ma come Falcone, anche Borsellino, pur esprimendo dei dubbi sul nuovo codice di procedura penale (difeso però dal suo collega Falcone), non si pronunciò mai pubblicamente nel merito della separazione delle carriere. Le critiche di Borsellino al codice di procedura voluto da Giuliano Vassalli, all'epoca da poco adottato, riguardavano semmai una presunta stortura nella gestione dei pentiti. Il nuovo processo infatti si basava (e si basa) sull'oralità e quindi bisognava proteggere efficacemente i collaboratori di giustizia. Borsellino inoltre non aveva paura che il pm un giorno potesse finire sotto l'esecutivo, però riteneva che nell'Italia degli anni 90, dove non c'era una reale alternanza al reale del potere politico, l'indipendenza del pm costituiva una garanzia essenziale contro il rischio che la giustizia potesse essere piegata agli interessi di una fazione politica. Però, diceva Borsellino, se la situazione dovesse cambiare allora difendere a tutti i costi l'indipendenza del pubblico ministero sarebbe diventata una posizione meramente corporativa.
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