Bragagna in esclusiva: “Jacobs non si ritira e Tamberi non è uomo Fidal”. Bordate a Mei e alla Federazione
- Postato il 16 dicembre 2025
- Di Virgilio.it
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Uno sfogo che ha messo in subbuglio il mondo dell’atletica. Le parole di Marcell Jacobs sull’ipotesi ritiro e sui rapporti di fatto inesistenti con la Fidal. Un’intervista a La Stampa che ha squarciato un velo sulle emozioni del campione di Tokyo 2020, sul suo futuro ma anche sui rapporti interni alla squadra azzurra e sul rapporto con l’altro eroe olimpico Gianmarco Tamberi.
Una storia intricata su cui fa luce la voce storica dell’atletica italiana. Franco Bragagna, commentatore Rai, ha sempre avuto un rapporto diretto con gli atleti ma anche con i telespettatori e un incontro casuale e fortuito è la scintilla per chiedere a uno che le vicende dei due atleti azzurri le ha raccontate da vicino, cosa ci sia dietro questa storia.
Che idea si è fatto del caso Jacobs e da dove nasce?
Se un trentenne come Marcell Jacobs, una persona che non è estroversa decide di mettersi a nudo significa che quello che dice lo sente veramente. Se dice che gli manca concentrazione e motivazione vuol dire che è vero. Ma io non direi che lui e Tamberi non si capiscano, piuttosto che hanno dei modi diversi.
Tamberi uomo Fidal e Jacobs no, cosa c’è di vero?
Anche Tamberi ha avuto i suoi momenti difficili con la Fidal, non è vero che non ci siano frizioni. Nel 2022 dopo la vittoria alle Olimpiadi sia lui che Jacobs erano attesi al Golden Gala di Roma ma erano per i due erano previsti degli introiti molto diversi con l’assurda convinzione che ci sia una disciplina più nobile dell’altra. Tamberi in quel caso decise di non partecipare al Golden Gala, poi ha continuato il suo percorso vincendo l’oro ai Mondiali di Budapest. Ma la verità è che la Fidal non sa fare marketing.
Quali sono davvero i rapporti tra la Federazione e Jacobs?
C’è sempre stata distanza tra Jacobs e la Fidal, tale che quando Marcell stava per chiudere il suo rapporto con Camossi, Mei non ne sapeva niente. Sono stato io nel corso di una telecronaca a parlarne per la prima volta. Ma questo significa che non sai fare bene il tuo lavoro di presidente, del resto le sue interviste spesso lo dimostrano. Mei è uno di quelli che parla senza dire.
Una presa di posizione piuttosto evidente…
Tra Marcell e Gimbo c’è una differenza di vedute e forse Gianmarco è uno più capace di essere attento alla “formula”, ma non vuol dire che non abbia avuto i suoi problemi con la federazione. E’ comprensibile che Jacobs se la sia presa, è vero che il 2025 è stato un anno fallimentare, che qualcosa non ha funzionato con l’allenatore ma la Fidal non ha proposto soluzioni convincenti. Gli ha proposto un allenatore che in realtà non è un allenatore ma solo un amico del presidente che ha anche un ruolo federale.
Alla luce di quanto successo nelle ultime stagioni, la scelta di Jacobs di andare negli Stati Uniti è stata giusta?
Il discorso è molto semplice, Rana Rainer è un allenatore, ha un gruppo di atleti e fa una gestione molto professionistica, con un’accezione leggermente negativa di questo termine. Se uno non va bene, anche se è stato un campione olimpico, ne ha altri. E così è andata. Con Camossi, Marcell aveva un rapporto diverso molto più personale. Ma Jacobs si era un po’ stancato, sentiva di non essere seguito a dovere. I rapporti a volte sono così, come funziona anche nei matrimoni. Poi in America c’è stata una stagione come nel 2024 in cui Jacobs tira fuori dal cilindro una gara come la finale olimpica che nessuno si aspettava, a pochi centesimi dal podio.
Ritiro o no, cosa farà Marcell?
Io lo dico molto chiaramente per me non si ritira. Ricordo ancora delle parole dette da Mina a La Stampa molti anni fa: “Vorrei fare il primato mondiale dei 100 metri e morire il giorno dopo”. Quello che ha fatto Marcell a Tokyo resterà per sempre nella storia, come qualcosa di intoccabile. Certo sarebbe stato bellissimo se il miracolo fosse continuato. Ma lui è un ragazzo con un carattere da fuoriclasse e qualche problema fisico. Ma è ancora relativamente giovane e secondo me non ha senso smettere. Non ha il carattere per smettere da sconfitto.