Brianza, il paese di Cabiate devastato dall’alluvione: famiglie evacuate e negozi chiusi. “Mai visto niente di simile”
- Postato il 26 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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I sacrifici di una vita spazzati in una sola notte. I ricordi d’infanzia trasformati in un incubo di acqua e fango. E chi fino a qualche ora fa stava immaginando il proprio futuro ora deve reinventarsi da zero. L’alluvione che negli ultimi giorni ha colpito la Brianza ha devastato il piccolo paese di Cabiate, settemila abitanti al confine tra le province di Como e Monza: lunedì 22 settembre il torrente Tarò, affluente del Seveso, ha esondato sommergendo la cittadina. Montagne di oggetti distrutti ricoprono le strade, la parte “vecchia” del comune – quella che confina con i boschi e la città di Meda – si può percorrere solo a piedi. Nessuno rimette la macchina in garage per paura di vederla sommersa dal fango. “Non fossi stato chiamato dall’asilo per andare a prendere mia figlia, non avrei mai buttato la mia nuova auto”, racconta un cittadino davanti a casa sua. I più anziani vengono fatti evacuare e messi in salvo, i più piccoli si guardano intorno senza capire cosa stia realmente accadendo. “Non ho mai visto niente di simile”, racconta chi abita a Cabiate da una vita intera. Decine di attività – alcune storiche, come panifici e bar – costretti a chiudere temporaneamente per ripulire e salvare ciò che mezzo metro d’acqua ha spazzato via.
Negli ultimi giorni il Comune ha aperto una raccolta fondi per supportare chi è stato colpito dagli allagamenti. Vigili del fuoco e Protezione civile, con appositi mezzi per il movimento terra, si sono attivati per liberare le strade e mettere in sicurezza le aree più colpite. E poi ci sono i volontari, dai ragazzi ai loro genitori, che da giorni si attivano per dare una mano, anche da fuori Cabiate. C’è chi sgombera le vie dalla mattina alla sera, chi invece regala pizze e panini a sfollati e lavoratori. Stivali, un k-way e una pala: si passa da una corte all’altra, un garage alla volta per sgomberare tutto. Il rumore è assordante, ma indefinito. Le urla delle famiglie soffocate dalle sirene dei Vigili del fuoco e dagli antifurti che saltano a intermittenza. E con le ore del giorno scandite dalle scroscianti piogge che danno solo una tregua apparente. Gli sguardi sono malinconici e ancora increduli, impietriti davanti a una catastrofe che ha bloccato la zona più fragile del paese.
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