Brignone lancia l'allarme per Milano-Cortina e parla di ritiro: "Mi sto facendo il mazzo non non so se basterà"
- Postato il 24 settembre 2025
- Di Virgilio.it
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L’aspettano tutti a braccia aperte, come se fosse una specie di oracolo, ma Federica Brignone in cuor suo sente di non poter fare troppe promesse. “Vorrei dire a coloro che mi chiedono di essere presente a Milano-Cortina se volessero fare a cambio gamba, dandomi quella sana… perché la verità è che da fuori può sembrare tutto semplice, ma di semplice qui non c’è proprio niente”. C’è di buono la spinta (anche emotiva) che gli appassionati stanno infondendo da mesi, ma fede sa che è bene restare con i piedi per terra. Al punto che per la prima volta al Corriere della Sera ha ammesso di pensare anche alla “possibilità di non farcela”.
- Fede ci crede, però..."I tempi non sarebbero compatibili..."
- Un'estate di lavoro totalizzante: "E non voglio ascoltare il dolore"
- I consigli di chi c'è già passato: "Anche su come fare la doccia"
- Il "mazzo" quotidiano e la tragedia (evitabile) di Franzoso
Fede ci crede, però…”I tempi non sarebbero compatibili…”
È un’opzione, non è una sentenza, ma questo poco cambia la sostanza. “Con quello che mi è successo, è giusto pensare a un piano B. Anche al ritiro, se fosse necessario, sebbene non sono una che lascia le cose a metà. Magari mi fermerei una stagione e poi ripartirei di corsa, provando a delineare nuovi orizzonti”. I mondiali di Crans Montana 2027, che pure però non hanno la stessa musicalità e tantomeno lo stesso appeal di giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. “Le tempistiche di recupero non sono proprio così compatibili con la data d’inizio delle olimpiadi (mancano poco più di 4 mesi), anche perché c’è gente che ha impiegato due anni per recuperare dal mio infortunio… io devo fregare il tempo, sto lavorando per quello, ma devo ragionare passo dopo passo, giorno dopo giorno”.
La seconda operazione, al riguardo, è stata una mazzata. “Quello è stato il momento più duro in assoluto. Non camminavo bene, non riuscivo a salire le scale, il ginocchio era gonfio. Erano passati 4 mesi dall’incidente ma nulla sembrava andare come doveva andare. Però ho reagito: mi sono sentiva forte, reattiva, positiva. Una combattente, come ho sempre dimostrato di essere anche in pista”. Tanto da pensare già a come tornare sugli sci. “Non vedo l’ora, ma onestamente ho paura che quando li rimetterò ai piedi mi sentirò a disagio: sarebbe una botta tremenda, anche peggiore di quella che ho provato quando ho capito che dovevo operarmi nuovamente”.
Un’estate di lavoro totalizzante: “E non voglio ascoltare il dolore”
La battaglia quotidiana è enorme, perché se da un lato Federica tiene tantissimo ai giochi (che sarebbero anche gli ultimi della sua carriera), dall’altro sente di dover ascoltare il proprio corpo e non fare scelte avventate, dettate solo dalla voglia di esserci. “Tutto questo che sto facendo nasce dall’amore per lo sci. Chi deciderà se scierò ai giochi o no, la mente o la gamba sinistra? Al momento direi più quest’ultima, ma solo il tempo mi darà le risposte che cerco”.
Di infortuni dopotutto Federica ne ha subiti tanti in carriera, ma mai così tanto gravi da farle balenare l’idea di mollare. “Mi ero già rotta il piatto tibiale, seppur in modo più lieve. E nel 2022 mi procurai un foro a un tendine: addirittura non dissi niente a nessuno, perché volevo solo sciare e mi sono adeguata alla situazione.
Adesso è tutto diverso: l’aspetto più urgente è rieducar in fretta il fisico, cominciando dalla corsa. E poi imparare a sopportare il dolore, semplicemente infischiandomene. Poi servirà ricostruire bene la muscolatura e far si che il mio corpo non si senta malato. So già che la sciata che avevo prima resterà un ricordo: non recupererò mai la piena flessione del ginocchio, mi sono creata ormai un guaio per la vita. Dovrò trovare nuovi equilibri e soprattutto capire quanto e in che modo bruciare le tappe”.
I consigli di chi c’è già passato: “Anche su come fare la doccia”
L’estate appena passata è stata diversa dalle altre: niente mare, niente surf, niente montagna. “Solo dopo la seconda operazione ho fatto avanti e indietro con La Salle, perché non ne potevo più di vivere dentro lo J Medical Center di Torino. Dopo l’intervento ho anche ricominciato a girare e a vedere un po’ di sport, perché prima la mia routine era allenamento e ghiaccio, allenamento e ghiaccio”.
FIS e Gruppo Sportivo Carabinieri non le hanno fatto mancare nulla, così come le compagne di nazionale, a cominciare da Sofia Goggia. “Lei ha avuto tanti infortuni, ma per sua fortuna nessuno come questo: ogni incidente è diverso, ogni recupero fa storia a sé. Il mio riferimento oggi è Federico Bistrot, fisioterapista di cui mi fido ciecamente. Qualche consiglio buono me l’ha dato Nina Ortilieb, memore di 20 operazioni subite: mi ha detto anche come fare la doccia e lavare i capelli in sicurezza…”.
Il “mazzo” quotidiano e la tragedia (evitabile) di Franzoso
Quanto sta facendo Brignone è tutto finalizzato a essere presente ai giochi. “Ancora però non posso dirlo con certezza. Ribadisco quanto detto più volte: mi sto facendo un mazzo così, ma potrebbe non bastare. Se fossi stata più giovane magari il mio corpo avrebbe recuperato più in fretta, ma ho realizzato i miei sogni da bambina e se anche dovesse svanire quest’ultimo a cinque cerchi, beh, non avrò rimpianti. Io portabandiera anche se infortunata? Grazie per il pensiero. Spero non debba accettare l’incarico…”.
In fondo c’è chi, come Matteo Franzoso, quel sogno l’ha visto infranto nel modo peggiore: “Una tragedia assurda. Servono regole severe per i centri di allenamento, rendere obbligatori gli airbag, lavorare su materiali, caschi e tute. Il rischio zero non lo avremo mai, ma certe tragedie potrebbero essere evitate”.