Buon compleanno alla Teodora Film, 25 anni di passione per il cinema d’essai e la scoperta di nuove voci
- Postato il 19 giugno 2025
- Cinema
- Di Il Fatto Quotidiano
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Alla casa di distribuzione Teodora Film andrebbe eretta una stele votiva in ogni sala cinematografica italiana. E non lo diciamo solo perché in queste settimane Teodora compie 25 anni e all’Arena casa del cinema di Roma dal 19 al 30 giugno vengono riproposti dieci emblematici titoli da loro distribuiti negli anni. Vieri Razzini e Cesare Petrillo sono in realtà stati i primi in Italia ad aver intuito quel pertugio, quella nicchia del cinema d’essai, che poi a cascata è stata riempita da mezzo mondo (aziende private ed enti pubblici), nella quale convivevano l’onda lunga dell’art house festivaliero anni novanta carica di autori nascosti e preziosi, come di una certa tendenza creativo drammaturgica, permetteteci, più seria e dialettica, meno evanescente ed esibizionista, di tutto il mondo Lgbtq+ oggi riassunto nel banalizzante termine queer.
Qualcuno ricorderà il primo film, Un bicchiere di rabbia (2000) di Aluizio Abranches, una problematizzazione del conflitto di classe attraverso la sussultante carnalità di una coppia di amanti etero, oppure quel leggiadro teen movie gay spagnolo, Krampack (2000) dove la fluidità di genere assume una giocosa forma di scoperta sentimentale. Sono scommesse proposte da Vieri Razzini e Petrillo che in pochissimi anni ingranano e (ri)scoprono il femminismo di Lucrecia Martel – La cienaga, La nina santa -, ma anche la matura visione conflittuale tra sessi di Susanne Bier.
Pochissima Italia, tanto cinema danese al di fuori dei confini del Dogma (Per Fly, Pernille Fischer Christensen e chi non ricorda Le mele di Adamo?), titoli “scandalosi” come Lo sconosciuto del lago o un autentico exploit come la riedizione di Vogliamo Vivere! di Lubitsch (1942) che restaurato finisce nel 2013 nei cinema diventando un vero caso di robusta tenitura in sala, antesignano della moda odierna dei restauri di ogni tipo e (inutile) fattura come delle riedizioni di classici con i diritti recuperati a buon mercato in cataloghi sepolti sotto la polvere.
Teodora lavora parallela ai circuiti ufficiali e fuori dai democratici cartelli verticali cinematografici all’italiana. Vincono scommesse ardite con un titolo, perdono con un altro che pareva più facile, faticano, poi azzeccano un nuovo film. E la storia continua, si spera, anche con l’abbandono di Petrillo e la morte di Vieri Razzini. Per chi è a Roma alla Casa del cinema si può scegliere appunto tra il classico di Lubitsch, il cult Irina Palm, Tomboy, Pride (lotta di classe e di genere magnificamente fuse), Bergman Island, Dopo il matrimonio e le nuove leve: l’oscarizzato Anatomia di una caduta e Triangle of sadness del criptico Ostlund. Come accade da 25 anni, insomma, ad ognuno il suo film Teodora.
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