“Buy Transatlantic”. La via italiana per appalti tech e sicurezza
- Postato il 6 maggio 2025
- James Bond
- Di Formiche
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Il Dpcm prevede per la “tutela della sicurezza nazionale”, criteri di premialità in caso di impiego di tecnologie italiane, Ue, Nato o di Paesi like-minded può rappresentare un modello anche per il settore della difesa: Buy Transatlantic.
Stiamo parlando del provvedimento attuativo della legge cyber dell’anno scorso, uscito in Gazzetta Ufficiale ieri. Come raccontato su queste pagine, il Dpcm ha visto la luce dopo casi come quello di Nuctech, la società cinese finita nella black‑list Usa nel 2020 e finita per installare scanner in porti e uffici dell’Agenzia delle Dogane.
Oggi, per aggiudicarsi gare su videosorveglianza, scanner bagagli, firewall, servizi cloud e software di controllo droni per soggetti che rientrano nel Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, sarà necessario rispettare i nuovi requisiti di sicurezza. Al governo rimane la possibilità di aggiornare in futuro sia le tecnologie tutelate sia la lista dei partner, sulla base dei suggerimenti delle amministrazioni e dei servizi di intelligence.
A Washington il presidente Donald Trump rafforza il “Buy American” in linea con quanto fatto dal predecessore, Joe Biden. A Bruxelles la Commissione europea studia il “Buy European”, spinto dalla Francia di Emmanuel Macron, nel quadro del Readiness 2030. In questo contesto, Roma si lancia sul “Buy Transatlantic”, un approccio che non è solo protezionismo tecnologico, ma un modello di difesa comune basato sulla fiducia reciproca tra Paesi che uniti dagli stessi valori (oltre a quelli di Unione europea e Nato ci sono Australia, Corea del Sud, Giappone, Israele, Nuova Zelanda e Svizzera).
Oltre che un provvedimento anti Cina, questo Dpcm “Buy Transatlantic” è un segnale di ruolo attivo dell’Italia nelle sfide globali della cybersicurezza. Chissà che non possa diventare un modello per il settore della difesa.