Cabrini in ospedale, è stato operato: "Il calcio presenta sempre il conto"
- Postato il 12 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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Sessantotto anni, 440 partite in 13 anni con la Juventus (“come Boniperti”), agricoltore mancato, terzino sinistro riuscito: Antonio Cabrini, il Bell’Antonio come lo chiamavano (“Ho avuto delle donne bellissime. Però devo dire una cosa: se c’era un evento sportivo in vista, anche se mi fosse capitata miss Mondo le avrei detto: mi dispiace, un’altra volta”) si confessa a Il Giornale dal letto di un’ospedale. Si è operato l’altro giorno. Protesi alle ginocchia (“Sono le conseguenze di tanti anni di calcio. Alla fine il calcio presenta sempre il conto”) e apre il baule dei ricordi.
L’incontro con Boniperti
Fino ai 18 anni tifava Milan con Prati come idolo, poi arriva la Juve e cambia tutto. Un rapporto speciale con Agnelli (“Quando la Juve stava per portare Vialli dalla Cremonese mi chiese di incontrare Vialli a casa mia a Cremona. Ci incontrammo lì da me, ma poi non se ne fece niente. Vialli andò alla Samp”) e con Boniperti: “Arrivo a 18 anni a Torino e vado in ritiro a Villar Perosa. Lui si presenta la domenica alle 8 e mezzo del mattino. Nel pomeriggio aveva fatto firmare i contratti a 19 giocatori. Mi guardò e mi chiese: Ma tu sei qui per arrivare secondo o per arrivare primo? Io balbettai un po’. Lui mi disse: Se sei qui per arrivare secondo, quella è la porta”.
La battuta di Pertini
Con la Nazionale ha vinto il Mondiale dell’82 ed ha conosciuto il presidente Pertini: “Simpaticissimo. Finita la partita del mondiale ’82 vado da lui, lo abbraccio e gli dico: Scusi per quel rigore sbagliato. Lui fa un gesto con la mano: Ma dai, può succedere, i rigori li sbagliano tutti”.
Il rapporto con Trapattoni
La grande delusione arriva subito dopo: “Torno dai mondiali vinti, riprendo con la Juve. Trapattoni fa la formazione e la detta: allora si davano i numeri di maglia fissi secondo i ruoli: Zoff, Gentile.Cabrini non c’è. Cabrini è numero 14. Tremendo. Dopo qualche settimana mi sono innervosito. Ho preso Trapattoni da parte e gli ho chiesto: perché non mi fa giocare? Mi ha chiesto: Secondo te, tu sei lo stesso giocatore dello scorso anno? Ci ho pensato, Aveva ragione. Mi sono concentrato e mi sono detto: da ora in poi tu non sarai mai più una riserva nella Juventus. Dovrei giocare tutte le partite della Juve. E così è stato. Mi ero montato la testa. Al ristorante non ti facevano pagare il conto, se non c’era posto in aereo tiravano giù un passeggero che aveva pagato il biglietto”.