Cammino di Sant’Antonio: un percorso di fede e natura

  • Postato il 23 aprile 2025
  • Cammini
  • Di SiViaggia.it
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Il Cammino di Sant’Antonio è un pellegrinaggio che ripercorre i “passi” di una importante figura religiosa, ossia collega i principali luoghi del padovano legati alla figura di Sant’Antonio da Padova.

Questo itinerario, quindi, è molto adatto a chi vuole esplorare una dimensione religiosa, ma non solo, dato che offre una combinazione di spiritualità, storia, bellezze naturali e opportunità per gustare le eccellenze enogastronomiche del Veneto e dell’Emilia Romagna.

Dove si trova e perché sceglierlo

Il Cammino di Sant’Antonio è un pellegrinaggio che si sviluppa lungo un tracciato ricco di spiritualità e storia, nato nel 2010 grazie all’iniziativa dei frati minori conventuali, con l’obiettivo di collegare i luoghi antoniani più significativi.

Il cammino si estende da Camposampiero, città natale di Sant’Antonio, e attraversa luoghi di grande devozione come il Santuario dell’Arcella e la Basilica del Santo a Padova, fino a raggiungere il Santuario di La Verna in Toscana, passando per l’Eremo di Montepaolo, toccando così i luoghi simbolo della vita e della predicazione del Santo.

Il cosiddetto “Lungo Cammino”, che si sviluppa per circa 436 km, è diviso in più tratti che possono essere percorsi singolarmente, ciascuno in più tappe. La parte iniziale, che attraversa la pianura, porta il pellegrino attraverso città popolate e ricche di storia, mentre il tratto finale da La Verna a Bologna si fa più naturalistico, entrando nel cuore di parchi naturali e riserve, per circa 109 km di paesaggi mozzafiato e incontaminati.

Nel 2021, il cammino è stato arricchito da un nuovo tratto che unisce Gemona del Friuli a Padova, collegando la città friulana, sede della chiesa più antica dedicata a Sant’Antonio, con Padova. Un altro importante sviluppo è avvenuto nel 2022, con l’apertura di due nuovi tratti che collegano Cassino a Rieti sul Cammino di San Benedetto, e da Rieti a La Verna, un percorso che si interseca con le orme di San Francesco. Inoltre, una recente convenzione con il Santuario di Sant’Antonio di Padova in Anzino, pone le basi per lo sviluppo di un ulteriore tratto verso il Piemonte.

Le tappe del Cammino di Sant’Antonio

Il cammino complessivo è lungo e impegnativo, sebbene non presenti alcuna difficoltà tecnica, quindi sicuramente adatto a persone allenate, in forma e motivate. In alternativa, si può scegliere di coprire solo uno o più tratti dell’itinerario totale, definendo un chilometraggio giornaliero sostenibile a seconda delle proprie capacità.

Le tappe che indichiamo sono 22 e comprendono il percorso canonico, da Camposampiero a La Verna.

Da Camposampiero a Padova (23,5 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

La prima tappa del Cammino conduce da Camposampiero a Padova, ripercorrendo simbolicamente gli ultimi giorni terreni di Sant’Antonio. A Camposampiero si possono visitare il Santuario del Noce, dove il Santo predicava all’aperto sotto un grande albero, e il Santuario della Visione, edificato sul luogo in cui il frate ebbe una mistica esperienza. Il percorso attraversa la pianura veneta e si conclude nel cuore di Padova, città dove il Santo visse e morì, con l’arrivo alla maestosa Basilica di Sant’Antonio, che custodisce le sue reliquie. Meritano una sosta anche l’Oratorio di San Giorgio e il Battistero del Duomo, capolavori artistici del Trecento.

Da Padova a Monselice (22,2 km – dislivello: 50m – circa 5h)

Partendo da Padova, si lascia alle spalle il centro storico, ricco di testimonianze medievali come la Chiesa degli Eremitani e la Cappella degli Scrovegni, celebre per gli affreschi di Giotto, per dirigersi verso la tranquilla cittadina di Monselice. Il tragitto si snoda tra canali e campagne, in un contesto rurale sereno e pianeggiante. A Monselice si viene accolti dal suggestivo Santuario delle Sette Chiesette, costruito lungo la salita al colle della Rocca, e si può visitare anche il Castello Cini, uno dei meglio conservati del Veneto. La vista sui Colli Euganei, che fanno da sfondo al borgo, accompagna piacevolmente il cammino.

Da Monselice a Rovigo (32 km – dislivello: pianeggiante – circa 7h)

Tappa lunga ma scorrevole, questa giornata di cammino attraversa il cuore della pianura veneta, passando per zone agricole, piccoli centri rurali e vie secondarie, con rare ombreggiature. Poco fuori dal tracciato principale, è possibile effettuare una deviazione per visitare il Castello di Arquà Polesine, esempio di fortificazione medievale. Un’altra deviazione consigliata è quella verso Villa Badoer a Fratta Polesine, splendida villa palladiana e sito UNESCO. L’arrivo a Rovigo consente di esplorare il centro storico, dove spiccano le due Torri medievali e la Cattedrale dell’Assunta, simboli di una città che conserva ancora un’anima antica e raccolta.

Da Rovigo a Polesella (21,3 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

Dal centro di Rovigo si procede verso sud-est, lungo strade tranquille immerse nel verde, in direzione del fiume Po. La destinazione è Polesella, piccolo centro affacciato sul grande fiume. Qui si possono ammirare la Chiesa di San Sebastiano Martire, caratterizzata da una facciata sobria e armoniosa, e il rinascimentale Palazzo Grimani, residenza nobiliare che conserva ancora l’eleganza dell’epoca estense. L’ingresso in paese è reso suggestivo dalla presenza del ponte ferroviario che attraversa il Po, capolavoro di ingegneria e testimonianza storica.

Da Polesella a Ferrara (22,6 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

Questa tappa segue il corso del fiume Po, che in questa zona funge da confine naturale tra Veneto ed Emilia-Romagna. Si cammina lungo argini e stradine rurali fino ad arrivare a Ferrara, città rinascimentale di grande bellezza. Il centro storico di Ferrara è Patrimonio dell’Umanità UNESCO e offre numerosi luoghi da scoprire: il maestoso Castello Estense, con le sue torri merlate e il fossato, la splendida Cattedrale di San Giorgio, che unisce stili romanico e gotico, e il celebre Palazzo dei Diamanti, noto per la particolare bugnatura esterna. Passeggiando per la medievale Via delle Volte, si può cogliere l’anima autentica e silenziosa di questa città d’arte.

Da Ferrara a Malalbergo (21,7 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

Abbandonata Ferrara, il cammino segue il vecchio alveo del Po di Primaro, antico ramo del fiume che in epoca medievale attraversava la città. Si attraversano paesaggi campestri e piccoli borghi, fino a raggiungere Malalbergo, comune rurale dal nome curioso e dall’atmosfera placida. L’itinerario, benché privo di attrazioni turistiche di rilievo, invita alla contemplazione e alla lentezza, preludio ideale per le tappe più impegnative che attendono nei giorni successivi.

Da Malalbergo a Castel Maggiore (25,8 km – dislivello: 30m – circa 6h)

Questa tappa si svolge per lo più su tratti asfaltati e strade a basso traffico, attraversando la pianura bolognese. Si passa per Argelato, località che ospita un quartiere intitolato a Sant’Antonio, testimonianza della devozione locale. L’arrivo a Castel Maggiore è segnato dalla presenza dell’antica Chiesa di San Bartolomeo, semplice ma significativa, e da scorci di vita di provincia immersa nel verde, con campi coltivati e canali d’irrigazione che accompagnano i passi.

Da Castel Maggiore a Bologna (21,2 km – dislivello: 30m – circa 5h)

Il cammino conduce progressivamente verso il capoluogo emiliano, attraversando inizialmente l’area naturalistica dell’ex-risaia di Bentivoglio, ora trasformata in un parco umido popolato da aironi e canneti. Entrando a Bologna, si viene accolti da un centro storico vivace e ricco di testimonianze artistiche. Tra i luoghi da non perdere ci sono la scenografica Fontana del Nettuno, le Torri Asinelli e Garisenda, la vasta Piazza Maggiore con la Basilica di San Petronio, e il complesso delle Sette Chiese di Santo Stefano. Meritano una visita anche la Basilica di San Francesco e la Basilica di San Domenico, dove riposano le spoglie del fondatore dell’Ordine domenicano.

Da Bologna a Settefonti (19,1 km – dislivello: 790m – circa 6h)

Lasciando alle spalle Bologna, il percorso si inoltra verso i primi rilievi dell’Appennino, attraversando l’Oasi dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, un’area protetta che custodisce formazioni geologiche spettacolari, come grotte nascoste, rupi calcaree e dorsali calanchive. Il sentiero è ben segnato ma richiede attenzione, soprattutto dopo le recenti alluvioni che hanno modificato alcuni tratti. La salita culmina a Settefonti, piccolo borgo immerso nel verde, ideale per ritemprarsi in un contesto naturale di grande quiete.

Da Settefonti a San Martino in Pedriolo (18 km – dislivello: 520m – circa 5h)

Questa tappa è caratterizzata da un continuo saliscendi che, se da un lato rappresenta una sfida fisica, dall’altro regala paesaggi vari e sempre suggestivi. Dopo aver attraversato la rigogliosa Valle del Quaderna, si sale verso la vetta del Monte Calderaro, uno dei punti più panoramici della zona. Si toccano piccole frazioni come Vedriano, con i resti della sua antica chiesa, per poi scendere fino a San Martino in Pedriolo, porta d’accesso alla valle del Sillaro, tra colline coltivate e boschi silenziosi.

Da Rocca San Casciano a Portico di Romagna (11,7 km – dislivello: 790m – circa 4h)

Questa tappa, benché più breve, si distingue per la bellezza paesaggistica e la qualità dei luoghi attraversati. Si sale e si scende lungo sentieri panoramici tra colline verdi e boschi densi, respirando un’atmosfera di pace. L’arrivo a Portico di Romagna, incantevole borgo distribuito su tre livelli, offre uno straordinario esempio di architettura medievale ben conservata. Il centro storico è attraversato dal Ponte della Maestà, struttura in pietra a schiena d’asino, e custodisce la Chiesa di Santa Maria in Girone, affacciata sul fiume Montone. Qui è possibile assaporare anche la ricca tradizione gastronomica della Romagna appenninica.

Da Portico di Romagna a San Benedetto in Alpe (16,3 km – dislivello: 1.050m – circa 6h)

Questa tappa, immersa nei paesaggi dell’alta valle del Montone, porta il pellegrino nel cuore dell’Appennino, tra salite impegnative e antichi sentieri boschivi. L’arrivo a San Benedetto in Alpe è carico di suggestione: qui, secondo la tradizione, Dante Alighieri soggiornò nel suo viaggio verso l’esilio, ispirato dalla bellezza selvaggia dei luoghi. Nelle vicinanze si trova l’Eremo di San Benedetto, antico cenobio benedettino, e soprattutto l’Acquacheta, una maestosa cascata citata nel XVI Canto dell’Inferno dantesco, che rappresenta uno dei simboli naturalistici più celebri del cammino.

Da San Benedetto in Alpe a Castagno d’Andrea (21,6 km – dislivello: 1.170m – circa 7h)

È una tappa di grande respiro e grande fatica, che penetra nel cuore selvaggio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, tra boschi secolari, sentieri stretti e ampie vallate. Si cammina lungo creste boscose e torrenti, in un ambiente che alterna tratti aspri a momenti di quiete assoluta. L’arrivo a Castagno d’Andrea, borgo montano legato alla memoria del pittore rinascimentale Andrea del Castagno, rappresenta l’ultimo avamposto abitato prima delle grandi salite verso le vette del crinale tosco-romagnolo.

Da Castagno d’Andrea a Prati alla Burraia (12,7 km – dislivello: 1.050m – circa 5h)

Breve ma intensa, questa tappa rappresenta uno dei tratti più montani del Cammino. Si sale rapidamente verso le cime più alte dell’Appennino settentrionale, toccando il Monte Falterona e il Monte Falco, rispettivamente la seconda e la prima vetta del crinale tosco-emiliano. L’ambiente è caratterizzato da praterie d’altitudine, boschi radi e panorami spettacolari che si aprono su entrambe le vallate. I Prati della Burraia, distesa erbosa incastonata tra le vette, costituiscono un luogo ideale per riposare e contemplare il silenzio della montagna.

Da Prati alla Burraia a Camaldoli (13,4 km – dislivello: 340m – circa 4h)

La tappa successiva si svolge in un ambiente molto più dolce e accogliente, seguendo sentieri forestali che scendono gradualmente verso Camaldoli. Questo piccolo centro spirituale è uno dei luoghi più iconici del cammino francescano e antoniano. Qui si trova l’Eremo di Camaldoli, fondato da San Romualdo nel XI secolo, immerso in una delle foreste più antiche d’Europa. Poco più in basso si incontra il Monastero di Camaldoli, sede di una comunità benedettina ancora attiva, che conserva al suo interno una farmacia storica con arredi e strumenti originali del Settecento.

Da Camaldoli a Badia Prataglia (16 km – dislivello: 550m – circa 5h)

Proseguendo all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi, questa tappa è un inno alla natura incontaminata. I boschi che si attraversano, composti in gran parte da faggi e abeti bianchi, sono tra i meglio conservati d’Europa. Il cammino si snoda tra silenzi profondi e profumi di sottobosco, accompagnato solo dai canti degli uccelli e dallo scroscio dei ruscelli. L’arrivo a Badia Prataglia, villaggio di montagna noto per la sua storica Abbazia benedettina, rappresenta una fusione perfetta tra spiritualità, natura e semplicità.

Da Badia Prataglia al Santuario della Verna (20,9 km – dislivello: 1.070m – circa 6h)

L’ultima tappa del Cammino di Sant’Antonio è anche una delle più emozionanti. Dopo giorni di fatica e contemplazione, il pellegrino si avvicina al Santuario della Verna, luogo caro a San Francesco, che ricevette qui le stimmate nel 1224. Il sentiero, immerso nella foresta, alterna salite ripide e tratti più pianeggianti, culminando nella spettacolare vista del monte della Verna che appare all’improvviso, isolato e maestoso. Il complesso del Santuario, ricco di cappelle, chiostri e grotte, merita una lunga sosta: si consiglia di dedicare almeno mezza giornata alla visita per lasciarsi avvolgere dalla potenza spirituale e artistica di questo luogo unico.

La credenziale del Cammino di Sant’Antonio

Prima di intraprendere il Cammino di Sant’Antonio, ogni pellegrino deve compilare un modulo online per richiedere la cosiddetta “credenziale”, e poi ritirarla presso uno dei punti di emissione indicati durante la registrazione, presentandosi di persona durante gli orari di apertura.

La credenziale, che è unica e numerata, autentica il pellegrinaggio e consente di accedere alle strutture di accoglienza convenzionate lungo il percorso. Inoltre, permette di ottenere il Testimonium, il certificato che attesta il completamento del cammino, rilasciato dall’autorità ecclesiastica competente.

Qui i punti di ritiro possibili:

  • Ufficio Informazioni – Basilica del Santo, Padova
  • Casa di spiritualità – Oasi Sant’Antonio, Camposampiero
  • Negozio articoli religiosi – Santuari antoniani, Camposampiero
  • Convento San Francesco, Brescia
  • Monselice – Associazione Triveneta Amici di Santiago

Dove dormire e dove mangiare lungo il Cammino di Sant’Antonio

Lungo il percorso ci sono numerosi ostelli, alberghi e strutture religiose che accolgono i viandanti. Le città principali, come Padova, Bologna e Ferrara, offrono ampie opzioni di alloggio tra hotel e B&B, mentre nelle zone più rurali si trovano strutture più semplici, ma altrettanto accoglienti, come locande e agriturismi.

Ogni tappa del cammino offre anche numerosi punti dove i pellegrini possono gustare la cucina tipica delle diverse Regioni. La gastronomia veneta, emiliana e toscana sono ricche di piatti tradizionali, dal risotto al radicchio alle grigliate di carne, dalla pasta fatta in casa allo gnocco fritto con salumi e formaggi locali. Lungo il percorso, sono presenti numerose trattorie e ristoranti, dove è possibile assaporare piatti artigianali, freschi e genuini, benché economici.

Autore
SiViaggia.it

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