Candia (AVS): “No inceneritori in Liguria. Pronta la legge sull’economia circolare”
- Postato il 8 ottobre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. “Chiudere il ciclo dei rifiuti è necessario. Ma ci sono modi economicamente e ambientalmente più vantaggiosi di un inceneritore. Ridurre i rifiuti, recuperare materiali vecchi per nuovi usi e creare nuovi posti di lavoro sono gli obiettivi della nostra proposta di legge sull’economia circolare. Così vogliamo dare una risposta contemporanea e vincente per chiudere il ciclo dei rifiuti”. Selena Candia, capogruppo di AVS in consiglio regionale, annuncia la presentazione di una proposta di legge condivisa con l’opposizione per la promozione dell’economia circolare, che sarà presto depositata. E che assume grande importanza in un Paese povero di materie prime come l’Italia, e in una regione con porti da dove possono partire i materiali recuperati e trattati. Un modo per dare una nuova vocazione industriale davvero “green” alla Liguria, mettendo insieme ricerca e industria.
“La Liguria è drammaticamente indietro nella raccolta differenziata rispetto alle altre regioni del nord. Veneto e Trentino sono sopra il 75%, la Lombardia sopra il 70%. La Liguria è sotto di cinque punti rispetto alla media nazionale del 65%. È fondamentale ribaltare il sistema adottato oggi: invece che buttare tutto, è arrivato il momento di recuperare tutto” osserva Selena Candia.
“La nostra proposta di legge è un provvedimento con finalità ambientali, economiche e sociali. Quello che adesso è un rifiuto, può e deve essere trasformato in una risorsa. Pensiamo alla creazione e allo sviluppo di impianti per il recupero e la trasformazione degli oggetti e dei macchinari. La creazione di prodotti nuovi, da mettere sul mercato, può svilupparsi in combinazione coi settori della moda e del design”, prosegue la capogruppo regionale di AVS.
“Per risolvere il problema nell’immediato proporremo alla Regione di chiedere a Roma di avviare accordi stabili per la chiusura del ciclo dei rifiuti a livello macroregionale. La normativa attuale prevede infatti l’autonomia delle singole regioni. Un’ottica macroregionale è necessaria per diversi motivi: evitare di spendere altro denaro in tecnologie arretrate, come bruciare i rifiuti, che vincoleranno per decenni; non lasciare ai singoli Comuni la contrattazione; ottimizzare gli impianti già presenti nelle regioni vicine. Tutto questo in attesa di un passaggio a un’economia circolare che non può più aspettare, e che via via dovrà portare – come sta accadendo in Paesi come la Danimarca – allo spegnimento graduale di inceneritori esistenti”, spiega Selena Candia.
“L’economia circolare passa anche da una diversa impiantistica, che dà più posti di lavoro, è più veloce da realizzare – per fare un inceneritore servono almeno 7 anni – e ovviamente non ha lo steso impatto ambientale. Si parla di biodigestori, impianti Tmb – trattamento meccanico biologico -, impianti di recupero e riciclaggio avanzato, impianti a biomassa. La Liguria si può candidare a essere tra le prime regioni ad avere impianti innovativi per la trasformazione e la lavorazione, con un nuovo impiego di materie recuperate dai rifiuti”, aggiunge Candia.
“Il punto nevralgico della nostra legge è la creazione di centri per il riuso e la riparazione. Dopo la raccolta di beni e materiali ancora utilizzati, possono partire attività di riparazione e ricondizionamento, la distribuzione e la vendita a condizioni agevolate delle nuove creazioni. In questo modello economico moderno, il porto di Genova potrà avere un ruolo decisivo, sia per la logistica sia per la fase successiva. Ovviamente questa proposta punta ad apportare un cambiamento strutturale per diffondere la cultura del riuso: per questo saranno promosse attività educative rivolte sia ai cittadini sia alle scuole per sostenere le buone pratiche dell’economia circolare”, dichiara la leader di AVS in Regione.
E chiarisce: “Purtroppo si parla ancora di inceneritori in Liguria perché dieci anni di amministrazioni di destra non sono state in grado di portare la Liguria ad una percentuale adeguata di raccolta differenziata, non hanno costruito gli impianti di trattamento dei rifiuti, non hanno avviato una filiera del riciclo. Questo è stato un danno colossale dal punto di vista ambientale, ma anche economico e occupazionale”.