Canfora: “L’Unione europea? Un cadavere pilotato da Londra e ridotto al ridicolo di gabbie per galline e di tappi delle bottiglie”
- Postato il 22 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Al Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti a Roma, lo storico Luciano Canfora è intervenuto in una conversazione pubblica condotta dal giornalista Francesco Giorgino, affrontando con la consueta lucidità e rigore il tema dell’identità e del futuro dell’Unione Europea. Un dialogo che ha preso le mosse da un’intervista rilasciata dallo stesso Canfora a il Fatto Quotidiano, in cui lo studioso aveva definito l’Europa “in coma”.
Canfora ha spiegato che la sua formula, pronunciata in replica al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è evidentemente motivata dal fatto che “le armi e il riarmo stanno diventando la priorità: la priorità armigera. La guida è la Gran Bretagna, che non fa più parte dell’Unione Europea da molti anni”.
L’Ue, secondo Canfora, non solo ha perso il baricentro politico, ma è oggi “pilotata da un’entità curiosa di cui si parla da poco, la Comunità Politica Europea. Io non sapevo che fosse nata, ma il fatto che se ne parli vuol dire che esiste da qualche parte. Quello che non esiste più è la vecchia Unione Europea”.
La sua tesi è spietata: un’Europa spenta, incapace di visione e trascinata nel “coma” da un progressivo svuotamento di sovranità reale. Il filologo non indulge al rimpianto, ma denuncia il ridicolo di un sistema normativo sempre più autoreferenziale: “L’agricoltura italiana è vittima dell’Unione da tanti anni. L’Europarlamento discute del formato delle gabbie per le galline o dei tappi che devono essere inscindibili dalle bottiglie. E poi, nei treni, ad ogni stazione, un annuncio invita i passeggeri a presentare reclami: anche quello, mi ha detto un capotreno, è una direttiva europea. Ecco in che stato si trova il cadavere”.
Richiamando il suo libro del 2020, ‘Europa gigante incatenato’, Canfora ha sottolineato il paradosso nella sproporzione tra potenzialità e irrilevanza: un continente con “500 milioni di abitanti, una tecnologia avanzatissima e un patrimonio culturale forse il più alto del pianeta”, e tuttavia “come organismo politico non conta quasi nulla”.
Ma la diagnosi non è del tutto senza rimedi. “Gorbaciov aveva lanciato l’idea della Casa comune europea – ha ricordato Canfora – ed è stata lasciata cadere. Io credo che quella casa debba essere molto più grande, e come diceva De Gaulle, andare dall’Atlantico agli Urali”.
Nella parte più politica del confronto, Giorgino ha sollecitato una riflessione sul rapporto tra geopolitica e geoeconomia, in un’epoca di “ipercomplessità”. Qui Canfora ha spostato il discorso sul piano istituzionale, puntando il dito contro lo squilibrio dei poteri europei: “La signora Europa è un soggetto ambiguo. La Commissione conta molto, il Parlamento conta poco. Il suo principale compito è eleggere la Commissione, poi esce di scena. Sarebbe fondamentale che diventasse un organo deliberativo, non solo consultivo“.
Il riequilibrio, per Canfora, passa anche da una diversa considerazione dei paesi mediterranei, rimasti “subalterni” a un asse nordico costruito durante la Guerra Fredda e mai superato. “Riequilibrare i rapporti interni, nei processi decisionali e negli organi elettivi, è fondamentale”, ha concluso.
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