Cani pericolosi o padroni impreparati? Il vero senso del patentino obbligatorio
- Postato il 3 agosto 2025
- Di Panorama
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Il 24 giugno scorso la Regione Lombardia ha approvato una proposta di legge per il Parlamento dal titolo Norme specifiche per alcune tipologie di cani a tutela del loro benessere e della pubblica incolumità.
Secondo quanto previsto dall’articolo 121 della Costituzione, se il Parlamento deciderà di approvarla diventerà una legge nazionale che dovrà essere rispettata da tutti i proprietari.
L’aspetto più significativo di questa proposta è l’introduzione di un patentino obbligatorio per possessori di cani appartenenti a 26 razze considerate potenzialmente pericolose, tra le quali il pit bull, il pastore tedesco, il pastore belga malinois e il pastore maremmano abruzzese.
Per ottenerlo si prevede un corso teorico di circa 10 ore, uno pratico di circa sei ore e un esame finale.
Sarebbero esclusi dall’obbligo i proprietari di cani considerati docili quali il labrador, il beagle o il barboncino, e di incroci che non derivano da razze considerate pericolose, oltre ai dog sitter e ai proprietari di cani per assistenza.
Emergenza sicurezza, canili e cattiva convivenza
Per quanto questa proposta di legge possa apparire come un’ingerenza nella vita dei cittadini, è motivata da ragioni sacrosante. Prima di tutto, c’è un problema di sicurezza pubblica.
Oltre ai recenti episodi di attacchi mortali a bambini, basti dire che nella Regione Lombardia si registrano circa quattro episodi di morsicatura al giorno, per un totale di 1.466 casi nel 2024.
Si tratta di un dato inserito nella documentazione della proposta di legge ma che deriverebbe dalle segnalazioni delle aziende socio-sanitarie territoriali.
Inoltre, stanno visibilmente aumentando gli abbandoni nei canili.
Nell’agosto 2024, Legambiente scriveva nel suo XIII rapporto Animali in città che l’anno precedente è accaduto ben 85 mila volte, in aumento di quasi il 9 per cento rispetto al 2022.
Più bassa la stima dell’Enpa, secondo la quale in un anno sono mediamente 50 mila le bestiole abbandonate. Anche così, significherebbe che ogni giorno in Italia 137 cani finiscono in gabbia, un numero già enorme visto che quelli lasciati in strada non fanno parte del conteggio.
Da ultimo, a fronte di un costante aumento degli animali da compagnia, con ben 23 milioni di italiani che possiedono almeno un cane o un gatto e 197 nuovi negozi per pet aperti nel solo 2023, è emerso un problema di interazione proprietario-cane consapevole e responsabile.
Escrementi non raccolti, abbai continui nei condomini, urti contro passanti, cani senza guinzaglio nei parchi giochi: la cattiva gestione è sempre più evidente, aggravata dalla scarsa vigilanza della polizia locale.
In questo senso, la proposta di legge si fonda su un principio corretto: è più efficace formare, educare e responsabilizzare i proprietari che imporre loro divieti e punizioni.
Cosa succede in Europa
D’altronde, altri Paesi europei sono giunti a conclusioni simili.
Il patentino è obbligatorio per certe razze in alcuni länder tedeschi, a Vienna, in Norvegia, Francia, Spagna e Portogallo.
Altri paesi hanno approcci più severi: in Svezia, un’aggressione può portare all’eutanasia del cane; in Finlandia, alla perdita della proprietà dell’animale.
Fanno eccezione il Regno Unito e la Svizzera (tranne un paio di cantoni), dove il patentino è stato abolito rispettivamente nel 1987 e nel 2017.
Perché limitarlo a 26 razze è un errore
Ciò che invece non convince nella proposta di legge della Regione Lombardia è limitare l’obbligo ai proprietari di sole 26 razze.
Ci sono ragioni scientifiche e di buon senso per ritenere che il patentino andrebbe esteso a tutti.
Lorenzo Tidu, veterinario ed etologo, già formatore degli istruttori cinofili del Centro militare di Grosseto e collaboratore del protocollo dei cani anti-mina dell’esercito italiano, spiega:
«Il fatto che alcune razze siano state selezionate per specifici scopi apparentemente innocui, per esempio quelli di bellezza o di lavoro, non garantisce assolutamente che la selezione non abbia anche prodotto geni legati, per esempio, a ipereccitabilità».
Esempi concreti?
- L’Australian Working Kelpie selezionato per la resistenza al dolore può oggi mostrare ipereccitabilità e aggressività ansiosa.
- Il pastore tedesco da bellezza, spesso colpito da displasia dell’anca, può reagire con aggressività da dolore alla manipolazione.
Contano le esperienze, non solo il Dna
Un altro punto importante è che la cattiva gestione dei proprietari può avere conseguenze pesanti, dalla sofferenza dell’animale all’abbandono, fino all’aggressività.
Tidu aggiunge:
«Nella fase sensibile di socializzazione, detta imprinting, che va dal 21esimo al 120esimo giorno di vita, il cucciolo memorizza le esperienze fondamentali. Se non conosce figure umane diverse, razze diverse o ambienti nuovi, da adulto può sviluppare paure o fobie che sfociano in comportamenti aggressivi».
Educare i proprietari, non condannare i cani
Questi sono solo alcuni esempi. Ma il punto è chiaro: gestire un cane, qualunque sia la sua razza, è una faccenda complessa.
Specialmente nelle città, serve formazione, rispetto e responsabilità. Qualità che non si misurano con la razza del cane, ma con la consapevolezza del suo padrone.
Chissà se per quelle basterà davvero un patentino.