“Canto da solo non perché con i Maneskin ci odiamo, l’amore è finito o stronz**e del genere. Volevo capirmi meglio”: Damiano David ottimo performer a Milano

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“L’Italia è l’unico posto che ancora mi fa ca**re sotto”. Non usa giri di parole Damiano David per esprimere la sua emozione del ritorno in patria per il suo tour mondiale (ovunque sold out) che stasera 7 ottobre ha fatto tappa all’Unipol Forum di Milano, si replica l’11 e il 12 ottobre a “casa” a Roma al Palazzo dello sport. In scaletta i brani in inglese tratti da “Funny Little Fears Dreams” e una piccola “chicca” in italiano “La nuova stella di Broadway” in duetto con Cesare Cremonini. “Questo ragazzo lo amo perché dentro il suo cuore c’è un ‘anima profonda. Ci sono le stelle e c ‘è anche la strada. Bravo Damiano”, ha poi salutato il cantautore.

Lo show è diviso in tre parti con l’apertura affidata a “Born With A Broken Heart”, poi il blocco dei “lentoni” aperto con “Perfect Life”, fino al gran finale affidato ancora al pop-rock a chiudere col bis di “The First Time”, “Naked / Solitude (No One Understands Me)”. Notevole la cover di “Nothing Breaks Like a Heart” di Mark Ronson.

Ma è prima di “Perfect Life” che Damiano lancia un messaggio importante per spiegare per bene a tutto il pubblico dei suoi concerti la scelta di un percorso artistico così articolato e da solista: “Questo è per me un momento molto importante nello show perché ho provato a dividere tutto in tre grandi parti. L’inizio, quello che abbiamo visto fino ad adesso, rappresenta la mia vita e la vita negli ultimi dieci anni. Tutto è stato gigantesco, velocissimo e super emozionante. E per tantissimo tempo è stata la parte più bella che la vita volesse darmi. Poi sono cresciuto, un giorno qualcosa si è rotto dentro di me, sentivo di non essere capito in ciò che volevo trasmettere”.

“E questo non ha niente a che fare, voglio specificare, con gli altri componenti della band. – ha continuato – Era una cosa solo mia. E dunque per risolverlo non c’era altra possibilità che fare qualcosa da solo, non perché l’amore fosse finito o ci odiassimo, o stronzate del genere, ma semplicemente perché il problema era mio e me lo dovevo risolvere io. E quindi ho scritto questo disco che mi ha fatto capire che il motivo per cui ero triste era perché la mia vita era perfetta, ma solo apparentemente. Non era la mia idea di perfezione, era l’idea di qualcun altro. E non c’entravano nulla gli altri componenti della band o di chi mi stava intorno, era forse del me più giovane e meno maturo che non aveva nessuna cazzo di idea di quello che volesse fare nella vita”.

Infine: “Non ce l’ho nemmeno adesso, ho 26 anni. Sto provando cose. A me piace dire che la mia seconda vita è iniziata dopo questo disco, perché ho capito davvero tante cose. E adesso davvero la mia vita, è qualcosa di molto vicino alla mia idea di perfezione”.

Lo show da solista di Damiano David è godibile, con un palco a ricreare l’effetto di un club anni 70 essenziale e senza fronzoli, l’artista elegantissimo sul palco con due abiti di Emporio Armani e uno di Valentino, l’affiatamento con la band c’è, ma la vera star è lui. Non è un caso che Damiano David sia l’unica scritta che sovrasta su tutto il palco a ricordarci una cosa, che poi è vera: è un ottimo performer. Cosa manca ancora? Un brano in italiano, che entri nel cuore del pubblico del suo Paese e che lo lanci ancora di più nel firmamento. Forse la partecipazione al prossimo Festival di Sanremo 2026 (sempre da solista) potrebbe essere la giusta via.

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Il Fatto Quotidiano

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