Capire Superman per capire noi stessi

  • Postato il 13 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Capire Superman per capire noi stessi

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Il Superman di Gunn è un film molto politico che parla di un ideale per quale chi ha il potere non può permettere che qualcuno muoia, nonostante le conseguenze che ne derivano

IL NOVE luglio scorso era, quasi dappertutto, un qualsiasi, caldo, mercoledì d’estate. Ma non nei cinema. Nelle sale buie, fresche ci auguriamo, avveniva qualcosa di speciale, di cui non abbiamo colto del tutto la pienezza e l’importanza a livello sociologico: atterrava un alieno, forse non troppo sveglio, che indossava mutande rosse sopra pantaloni blu. Sugli schermi iniziavano le proiezioni del Superman di James Gunn, primo film di una nuova epoca di cinecomics targati DC Comics – Warner. Un successo di botteghino con milioni di dollari all’attivo, ma che già oggi si fa difficoltà a trovare nel cartellone delle proiezioni, soppiantato da Fantastici Quattro della Marvel. Tra un paio di mesi sarà annunciato il Blu-Ray, a Natale sarà probabilmente inserito su qualche piattaforma streaming e chi non ha voluto rinunciare a quell’ennesimo tuffo a tarda sera potrà recuperarlo. Qualcuno ne parlerà distrattamente, alcuni elogiandolo, altri criticandolo. Poi torneremo a casa, metteremo a letto figli e nipoti e solo allora ci accorgeremo che la stanza delle future generazioni è piena del simbolo della casata di EL, che il bambino che riposa sotto le coperte indossa il pigiama di Superman, perché quelli di Spider-Man, Iron Man, Batman e Flash sono sporchi. E forse quello sarà il momento di farci qualche domanda.

La verità è che il Cinema ci ha rovinato. Ci ha venduto storie d’amore impossibili, facendoci credere che alla fine tutto andrà bene, o racconti di nerboruti uomini d’azione che con due schiaffoni o una bomba disinnescata all’ultimo momento salvano mondi e vite. Poi però, quando alla televisione non è la fiction a farla da padrone, scopriamo che i bambini muoiono bruciati e affamati e nessuno di noi può fare nulla per fermare tutto ciò. Guardando quel bambino, nostro e vivo, che dorme nel letto con indosso il pigiama del suo eroe, che ha appena visto al cinema un uomo, un alieno con le mutande portate sui pantaloni e il mantello che sventola, salvare tutti, ci chiediamo cosa ne penserebbe lui?

Per rispondere dobbiamo comprendere come funziona l’intrattenimento mainstream oggi e cosa significa narrare una storia come quella che ha scelto di raccontare James Gunn, perché il Superman che abbiamo visto in questa ultima pellicola, è un Superman diverso. Un Superman che fa suo il Kairos, cioè un Superman del momento giusto, opportuno. L’Uomo cerca da sempre dei miti a cui ispirarsi. Nell’antichità si è inventato Dei e Semi Dei, per avere qualcuno a cui tendere, con cui paragonarsi. E non è un caso che gli Dei dell’antichità fossero spesso capricciosi ed egoisti. La maturità l’Uomo la acquista lentamente, e nei millenni. I personaggi dei fumetti sono i nuovi Dei. Forte come Hulk, non come Ercole. Veloce come Flash, non come Mercurio. Fin dal 1938, quando la pubblicazione di Superman creò un genere, quello supereroistico, la società guarda ai fumetti, che sono lettura che appartiene a tutte le fasce sociali ancora più della letteratura, per ispirarsi, per divertirsi, per avere modelli, spesso inconsapevoli.

C’è una fondamentale differenza tra i personaggi della letteratura e quelli del fumetto: se paragoniamo l’immaginario collettivo e la cultura di massa a una botte di vino, i primi sedimentano, i secondi fermentano. Sherlock Holmes è sempre lo stesso personaggio o quasi, sia nel canone di Doyle, sia negli apocrifi. James Bond, Sandokan, Don Chisciotte, Ulisse sono uguali a sé stessi, nei secoli. I personaggi dei fumetti no. Cambiano, si evolvono, crescono, perché il fumetto, rispetto a tutti gli altri medium è specchio della realtà, e nelle realtà il fumetto si specchia. Quando apparve la prima volta Superman non sapeva volare. Faceva solo grandi salti. Poi, gli anni difficili del conflitto mondiale, richiedevano un eroe più forte e Superman imparò a spiccare il volo per prendere a cazzotti Hitler. Era l’età d’oro del fumetto e i Supereroi Dc (Batman, Wonder Woman, Flash) erano dèi scesi in Terra. La Marvel invece visse la Silver Age, quella dei SuperEroi con SuperProblemi. Ma gli anni ’60 erano un’altra epoca. Come è un’altra epoca quella in cui viviamo noi, dove Superman diventa un personaggio complesso e sfaccettato nella sua innocenza e semplicità, nel suo Kairos.

Il film di Gunn, quello visto dai bambini che dormono nel letto con il peluche di Krypto, è molto politico: parte dal presupposto che una nazione molto potente voglia invadere una nazione molto piccola, e che nessuno al mondo, per ragioni di politica internazionale voglia o possa intervenire. Vi ricorda qualcosa di reale? Parla di un ideale per quale chi ha il potere non può permettere che qualcuno muoia, nonostante le conseguenze che ne derivano. Parla di un ragazzo, cresciuto in Kansas, da due contadini, non da due statisti, che si ritrova i poteri di un Dio, ma che sceglie di usarli come un Uomo, perché come spiega il film «Ciò che ti rende te stesso non è ciò che sei, ma ciò che fai». Questi tempi, ci dice Gunn, hanno bisogno di Uomini, potenti magari, ma non di Dei che guardano tutto dall’alto di un cielo lontano. E ancora: Superman scopre che i suoi genitori naturali l’hanno mandato sulla Terra non per proteggerla, ma per conquistarla, in quanto Kryptoniano. Ma possiamo dire a un dio cresciuto dagli uomini che le sue origini debbono fargli cambiare chi è? Le nostre origini possono imporci di odiare o amare, di distruggere o costruire? Anche in questo caso il film, con le scelte fatte da Clark Kent, traccia una linea, offre una visione, un’ispirazione. Offre un punto di vista che assurge ad esempio. Quanto è coevo al nostro reale questo racconto di fantasia, che usa iperboli per raccontare il quotidiano?

Come diceva Alan Moore, quella di Superman è una storia immaginaria… ma non lo sono forse tutte le storie? Ancora una volta il fumetto e i suoi personaggi raccontano il reale, che non è l’infallibilità aliena, ma la bontà umana, fallibile, forse un po’ impacciata e goffa e confusa come è questo Superman, ma assolutamente “rock”, perché dirompente nella sua forza. Se in noi è rimasto qualcosa di quel bambino lettore di fumetti, portato al cinema a vedere cinecomics o vestito da supereroe a Carnevale, un film come Superman non può non scuoterci l’animo. Ma anche se in voi non fosse rimasto nulla di tutto ciò, quando vedrete un bambino con un mantello cercare di volare, ricordatevi che è stato un alieno con le mutande sul pantalone a mostrargli che si può essere la differenza e… smettete di avere paura di sperare. Perché i fumetti e i bambini hanno una cosa in comune: entrambi, alla fine, ci salveranno.

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