Carcere duro per Michele Fiorillo, ritenuto al vertice del clan di Piscopio
- Postato il 25 novembre 2025
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Carcere duro per Michele Fiorillo, ritenuto al vertice del clan di Piscopio

Per Michele Fiorillo, ritenuto uno degli esponenti di vertice del clan di Piscopio, si sono aperte le porte del carcere duro (41 bis). Decisione presa a seguito della pena definitiva a 12 anni di reclusione rimediata nel processo “Rimpiazzo” in cui si è confermato il suo ruolo di capo promotore del sodalizio mafioso
VIBO VALENTIA – Da giovane ascoltava canzoni di Michele Zarrillo ed a Piscopio, suo paese di origine, dove quasi tutti hanno un soprannome, gli hanno affibbiato quello del noto cantante romano per distinguerlo dagli altri omonimi; e così, l’alias “Zarrillo” ha iniziato ad accompagnare, fino ad oggi, Michele Fiorillo, ritenuto uno degli esponenti di vertice del clan di Piscopio e che ha vissuto amaramente l’ultimo weekend: per lui infatti si sono aperte le porte del carcere duro (41 bis) a Viterbo. Decisione presa a seguito della pena definitiva a 12 anni di reclusione (dopo l’assoluzione del primo grado e la condanna in Appello) rimediata nel processo “Rimpiazzo” in cui si è confermato il suo ruolo di capo promotore del sodalizio mafioso.
CARCERE DURO PER MICHELE FIORILLO; I PENTITI SULLA SUA FIGURA
Una figura, come detto, preminente all’interno della consorteria, in cui si sarebbe occupato non solo di mansioni di rilievo come riferito dai collaboratori di giustizia nel corso del tempo che lo indicano come «contabile» della ‘ndrina. Ad approfondire i contorni della sua figura è il pentito Bartolomeo Arena, «è il vero “personaggio” di Piscopio», uno che «sa usare sia le armi che la testa», che ha «moltissime amicizie nel reggino» e dove la sua attività illecita «spazia dallo spaccio di stupefacenti all’estorsione e all’usura». Una descrizione condivisa anche da un altro pentito che Fiorillo lo conosce bene, vale a dire Raffaele Moscato che parla lo pone nella ristretta schiera di chi «prendeva le decisioni più importanti e si occupava dei fatti di sangue e del controllo del territorio».
GLI OMICIDI CONTESTATI A MICHELE FIORILLO
Ed in effetti nel corso di questi anni è sotto processo per ben tre omicidi. Da uno è uscito assolto: quello di Antonio De Pietro, avvenuto a Piscopio nel 2005, che vedeva imputato un altro esponente di spicco del clan, Rosario Fiorillo, all’epoca dei fatti minorenne. Per gli agguati mortali ai danni di Giuseppe Pugliese Carchedi (2006) e Michele Palumbo (2010) è attualmente a dibattimento in ordinario nel procedimento penale scaturito dall’operazione “Portosalvo” il cui filone abbreviato si è concluso nei giorni scorsi con le assoluzioni per gli altri imputati per questi due fatti di sangue. Per questi delitti tuttavia Fiorillo è libero in quanto il Tdl aveva accolto i ricorsi del suo storico legale, l’avvocato Diego Brancia.
Sempre in questo processo è imputato anche per il tentato omicidio dei fratelli Rocco e Nicola Bellissimo, nel 2004, e quello ai danni di Francesco Macrì che si trovava insieme a Pugliese Carchedi.
NEL 2010 L’ARRESTO NELL’OPERAZIONE “IL CRIMINE” E LA NUOVA LOCALE DI PISCOPIO
Ma il suo nome era assurto agli onori della cronaca già nel 2010 con la storia operazione “Il Crimine” che aveva riportato in auge la costituzione di una nuova locale di ’ndrangheta a Piscopio, riconosciuta da Polsi. Il processo a suo carico si concluse con la condanna in via definitiva a 9 anni.
NEL 2019 L’ARRESTO IN “RINASCITA-SCOTT” E L’ASSOLUZIONE IN APPELLO
In ultimo, era stato arrestato nel 2019 nella maxi operazione “Rinascita-Scott”, condannato in primo grado (5 anni) ma assolto in Appello per la vicenda della presunta estorsione, aggravata dalle modalità mafiose, dei biglietti di un circo.
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