Cardinali in Conclave domani: per quanto resteranno segregati nella Cappella Sistina?

  • Postato il 6 maggio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Ci siamo. Domani è il giorno in cui i 133 cardinali entreranno in Conclave per decidere chi sarà il successore di Francesco.

Già, chi sarà? I nomi dei papabili sono tanti: 24 0 25 secondo un sondaggio senza padrini.

La verità è che ci si trova dinanzi ad una scelta difficile perchè chi deve votare ha caratteristiche diverse. Sono rappresentati 71 Paesi e in molti casi non si conoscono nemmeno i religiosi che dovranno eleggere chi verrà dopo Bergoglio.

È vero che in questi giorni romani , in attesa dell’ingresso nella Cappella Sistina, incontri e riunioni si sono succeduti a ritmo continuo. Per trovare un indirizzo comune, per vedere di non rimanere a lungo in Conclave deludendo i milioni e milioni di cattolici sparsi nel mondo.

La gente in preghiera a piazza San Pietro ha lo sguardo rivolto verso il comignolo da cui dovrebbe uscire la fumata bianca. L’habemus papam lo si vuole in fretta perchè c’è bisogno di una voce autorevole che plachi le mille violenze ed eviti un terzo conflitto mondiale. “Siamo al cospetto di una guerra mondiale a pezzi”, sosteneva Bergoglio. Niente di più vero: ecco perchè l’elezione del nuovo papa non deve farsi attendere a lungo.

Il colore del nuovo Papa

Pietro Parolin, Cardinali in Conclave domani: per quanto resteranno segregati nella Cappella Sistina?
Cardinali in Conclave domani: per quanto resteranno segregati nella Cappella Sistina?- Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Ci sono ancora tanti interrogativi da sciogliere, il primo dei quali ritiene che è giunta l’ora della decisione finale. Riformista o conservatore? Ma forse non è soltanto questo il dilemma. La verità è che si dovrà puntare su un nome che abbia la possibilità di rivolgersi ai grandi della terra per far loro presente a quali pericoli stiamo andando incontro.

La guerra tra Russia e Ucraina sembra non aver mai fine. Una tregua è impossibile secondo Donald Trump perchè Putin e Zelensky si odiano e basta.

In Medio Oriente la morte e la distruzione diventa sempre più grande ed ora Israele promette e giura che “Gaza sarà spazzata via”.

Il mondo aspetta il Conclave

Capite in quale momento difficile si trova il mondo intero: dall’Europa all’America fino all’India e alla Cina. Dovrà essere quindi la Chiesa a dover dire per prima una parola di conforto. Come? Eleggendo in fretta il nuovo Vicario di Cristo che deve essere “ponte e pastore”, secondo quanto afferma un autorevole cardinale.

Allora, è necessario subito individuare un nome che abbia queste caratteristiche, non importa se abbia il colore della pelle nero o i suoi occhi siano a mandorla. Tutti dovranno avere la convinzione di scegliere un candidato “degno di questo nome”.

In tale ambito, chi più, chi meno, avrà la certezza di sapere quale potrebbe essere l’uomo giusto che possa presto vestirsi di bianco e apparire sul balcone di piazza San Pietro. Al di là delle correnti (che brutta parola è questa per la Chiesa) e delle promesse che ci si si scambia prima di votare. L’unico accordo possibile e auspicabile è quello che, prima possibile, i Cardinali esprimano un giudizio comune in grado di dare pace e tranquillità ai miliardi di persone che abitano sulla terra.

Pure dinanzi ad una situazione così difficile, in Italia le forze politiche continuano a polemizzare e a litigare. I problemi attuali sono due. Il primo ha per tema i referendum.

L’otto e il nove giugno si vota per confermare o abolire questioni riguardanti  la sicurezza sul lavoro (il cosiddetto Jobs Act) e il diritto di cittadinanza. La minoranza non è d’accordo: il Pd è spaccato, pure se alla fine voterà si.

Matteo Renzi e Carlo Calenda sono per il no. Anzi il primo (inventore del Jobs Act) accusa i suoi ex compagni di partito di essere praticamente dei traditori. “Lo fanno perchè hanno paura di uscire dal grande giro” dice.

La maggioranza spera che non si raggiunga il quorum, cioè il cinquanta più uno per cento degli aventi diritto al voto. Così i progetti andranno a farsi benedire. “Andate tutti al mare”, come disse Bettino Craxi nel lontano 1991.

Un secondo problema, anche se più lontano, riguarda la tanto agognata riforma elettorale. Anche in questo caso il Pd non ha un obiettivo comune e la Schlein, poveretta, non sa che pesci prendere.

Stando così le cose, i sondaggi rivelano che Giorgia Meloni non arretra di un passo nel gradimento degli italiani. Anzi, ora è più forte di quando vinse alla grande le elezioni. Su questo punto la sinistra farebbe bene ad interrogarsi. Invece di sparare a zero ogni giorno contro il centro destra, perchè non capire le ragioni per le quali rimane pure oggi minoranza?

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Blitz

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