Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati santi del Giubileo: il sogno di Francesco realizzato da Leone XIV
- Postato il 7 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il sogno di Bergoglio realizzato da Prevost. Papa Francesco desiderava fortemente canonizzare Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati durante il Giubileo della speranza da lui indetto. Il papà del Pontefice argentino, Mario Bergoglio, aveva conosciuto personalmente Frassati. La morte di Francesco, però, avvenuta pochi giorni prima della canonizzazione di Acutis, il 21 aprile 2025, gli ha impedito di realizzare il suo sogno. Leone XIV ha deciso di proclamare santi questi due giovani italiani il 7 settembre 2025 in piazza San Pietro. Si tratta della prima canonizzazione presieduta da Prevost. La delegazione italiana sarà guidata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Il Giubileo 2025 – affermava Franceso – ci offrirà altri due esempi concreti di speranza: i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis che saranno canonizzati proprio durante l’Anno Santo. Due santi giovani che hanno compreso fin da subito nelle loro vite che il centro di tutto è unicamente Gesù Cristo che si rende presente negli ultimi, nei poveri, in coloro che sono scartati dalla società”.
Il primo santo millennial
“Frassati, – scriveva ancora Bergoglio – ucciso a 24 anni da una poliomielite fulminante, affermava che bisogna vivere, non vivacchiare. Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano. Pier Giorgio diceva di voler ripagare l’amore di Gesù che riceveva nella comunione visitando e aiutando i poveri. È quello che viene chiesto anche a noi oggi. Il Giubileo è un’occasione propizia per vivere la carità”. E aggiungeva: “Acutis, qualche giorno prima di morire a 15 anni a causa di una leucemia fulminante, disse: ‘Offro tutte le sofferenze che dovrò patire al Signore per il Papa e per la Chiesa, per non fare il Purgatorio e andare dritto in cielo’. Carlo usava internet per evangelizzare, ma sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che ‘tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie’. Un insegnamento molto attuale e valido per tutti”.
In tanti già chiedono che il primo santo millennial venga dichiarato anche patrono di Internet perché utilizzava la rete per evangelizzare, facendo conoscere i miracoli eucaristici avvenuti in tutto il mondo. Una sua celebre massima, infatti, era: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”. Carlo nacque a Londra, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro del padre, il 3 maggio 1991 e morì a Monza il 12 ottobre 2006. È stato beatificato appena quattordici anni dopo la sua morte, il 10 ottobre 2020, ad Assisi, nella Basilica Superiore di San Francesco, dal cardinale Agostino Vallini, vicario generale emerito per la diocesi di Roma. Il suo corpo è esposto alla venerazione dei fedeli proprio nella città del poverello, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione, dove san Francesco abbracciò “sorella povertà” per dedicarsi interamente a Dio. Una scelta dettata dall’amore che il ragazzo nutriva per il santo.
“All’atto dell’esumazione nel cimitero di Assisi, avvenuta il 23 gennaio 2019 in vista della traslazione al Santuario, – ha precisato l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno – esso fu trovato nel normale stato di trasformazione proprio della condizione cadaverica. Non essendo tuttavia molti gli anni della sepoltura, il corpo, pur trasformato, ma con le varie parti ancora nella loro connessione anatomica, è stato trattato con quelle tecniche di conservazione e di integrazione solitamente praticate per esporre con dignità alla venerazione dei fedeli i corpi dei beati e dei santi. Un’operazione che è stata svolta con arte e amore. Particolarmente riuscita la ricostruzione del volto con maschera in silicone. Con specifico trattamento è stato possibile recuperare la reliquia preziosa del cuore”.
Chi era Carlo Acutis e il miracolo di Valeria
Carlo trascorse l’infanzia a Milano, manifestando fin da subito una profonda fede, tanto da essere ammesso alla prima comunione ad appena sette anni con un permesso speciale. Le sue giornate erano sempre scandite dalla messa e dal rosario. Maturò un grande amore per i santi e per l’Eucaristia, fino ad allestire una mostra sui miracoli eucaristici, tuttora online, che ha riscontrato un successo inaspettato, anche all’estero. Carlo, infatti, era convinto che “stando dinanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi”. Nel 2006, anno della sua morte, ideò anche una mostra sulle apparizioni e sui santuari mariani nel mondo, portata poi a termine della mamma, Antonia Salzano, e dal postulatore della sua causa di beatificazione e canonizzazione, Nicola Gori. La madre e il papà, Andrea, hanno sempre testimoniato come Carlo avesse subito compreso le potenzialità di internet per evangelizzare.
Morì nell’Ospedale San Gerardo di Monza. Ai medici che lo curavano, nonostante i forti dolori che la malattia gli procurava, ripeteva: “C’è gente che soffre molto più di me”. Il 13 maggio 2013 la Santa Sede concesse il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione, la cui inchiesta diocesana si svolse a Milano fino al 2016. Il 5 luglio 2018 Francesco autorizzò il Dicastero delle cause dei santi a promulgare il decreto che dichiarava venerabile Carlo. Il 21 febbraio 2020 Bergoglio autorizzò la promulgazione del decreto relativo a un miracolo attribuito all’intercessione del giovane: la guarigione istantanea, completa e duratura, nel 2013, di un bambino brasiliano di sei anni, di nome Matheus, affetto da stenosi duodenale da pancreas anulare incompleto, vomito continuo e malnutrizione grave. La prognosi era infausta, in assenza di terapia chirurgica che non fu mai eseguita. I farmaci erano inefficaci per questa patologia. Il miglioramento e la guarigione avvennero subito dopo che il bambino toccò una reliquia di Carlo. Ciò si verificò durante la celebrazione della messa, il 12 ottobre 2013, nel settimo anniversario della morte di Carlo. La guarigione del bambino fu rapida, completa (funzionale e anatomica) e duratura.
Il 23 maggio 2024 Francesco autorizzò la promulgazione del decreto relativo a un altro miracolo attribuito ad Acutis: la guarigione di una ragazza del Costa Rica, studentessa a Firenze dal 2018. Valeria, questo il nome della miracolata, il 2 luglio 2022, mentre era sulla bicicletta nel centro storico del capoluogo toscano, fu vittima di un incidente che la fece cadere a terra, entrando così in un coma ritenuto dai medici irreversibile. Trasferita all’Ospedale Careggi, le diagnosticarono un trauma cranico molto grave per cui era necessario un intervento di craniotomia, asportazione dell’osso occipitale destro per diminuire la pressione. La mamma Liliana, sei giorni dopo, si recò ad Assisi per pregare sulla tomba di Carlo, dove trascorse tutta la giornata in ginocchio. In serata ricevette una telefonata dall’ospedale che la informava dell’improvviso e inspiegabile miglioramento della figlia: Valeria aveva ripreso a respirare spontaneamente. Il giorno dopo iniziò a muoversi e parzialmente a parlare. Di lì a poco la tac evidenziò la scomparsa dell’emorragia. Nel settembre successivo, insieme alla mamma, si recò ad Assisi per pregare sulla tomba di Carlo, ringraziandolo per il miracolo ricevuto.
Chi era Pier Giorgio Frassati, facchino dei poveri
Frassati nacque a Torino, il 6 aprile 1901, da una famiglia ricca borghese. Il papà, Alfredo, era il proprietario del quotidiano La Stampa, nonché amico stretto dell’allora presidente del Consiglio dei ministri, Giovanni Giolitti. Nel 1913 diventò senatore e più tardi ambasciatore a Berlino. Pier Giorgio preferì essere il “facchino” dei poveri, trascinando per le vie di Torino i carretti carichi di masserizie degli sfrattati e visitare le famiglie più bisognose per portarvi conforto e aiuto materiale. Tra le mura domestiche, però, non venne mai compreso durante la sua breve esistenza. I genitori non capivano perché preferisse recitare il rosario quotidianamente in una casa dove non si pregava, perché non ambisse a occupare un posto di rilievo nella società come suo padre. Era un giovane che, invece di studiare per raggiungere presto la laurea in Ingegneria, trascorreva il tempo con gli amici della San Vincenzo, della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, nel convento dei padri domenicani e nelle sacrestie delle chiese per servire messa. Come se non bastasse, alla legazione italiana di Berlino, quando suo padre ne era l’ambasciatore, rubava i fiori nelle sale di rappresentanza per portarli sulle tombe della povera gente.
Il 30 giugno 1925 accusò degli strani malesseri, emicrania e inappetenza: non fu una banale influenza, ma una poliomielite fulminante che lo stroncò in soli quattro giorni, il 4 luglio, tra lo sconcerto e il dolore dei suoi familiari e dei tanti amici. La sua morte aprì finalmente gli occhi ai suoi genitori. Fu beatificato da san Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990. “Certo, – sottolineò Wojtyla in quell’occasione – a uno sguardo superficiale, lo stile di Pier Giorgio Frassati, un giovane moderno pieno di vita, non presenta granché di straordinario. Ma proprio questa è l’originalità della sua virtù, che invita a riflettere e che spinge all’imitazione. In lui la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l’adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte. Il gusto del bello e dell’arte, la passione per lo sport e per la montagna, l’attenzione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto. Tutta immersa nel mistero di Dio e tutta dedita al costante servizio del prossimo: così si può riassumere la sua giornata terrena!”.
Il Papa polacco aggiunse: “La sua vocazione di laico cristiano si realizzava nei suoi molteplici impegni associativi e politici, in una società in fermento, indifferente e talora ostile alla Chiesa. Con questo spirito Pier Giorgio seppe dare impulso ai vari movimenti cattolici, ai quali aderì con entusiasmo, ma soprattutto all’Azione Cattolica, oltre che alla Fuci, in cui trovò vera palestra di formazione cristiana e campi propizi per il suo apostolato. Nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo. Morì giovane, al termine di un’esistenza breve, ma straordinariamente ricca di frutti spirituali, avviandosi ‘alla vera patria a cantare le lodi a Dio’”.
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