Carmen debutta al Teatro Carlo Felice venerdì 20, il maestro Renzetti: “Personaggio libero, oggi purtroppo non è cambiato nulla”

  • Postato il 13 maggio 2025
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Donato Renzetti, Michele Galli

Genova. E pensare che alla prima di Parigi fu un insuccesso. Il compositore Bizet cadde in depressione e morì prima che la sua Carmen iniziasse a raccogliere applausi in tutto il mondo, a partire da Vienna, che ospitò il debutto nella variante oggi più conosciuta in cui ci furono alcune modifiche, come l’introduzione del personaggio di Micaela e maggior rilievo dato al torero Escamillo.

Il titolo, che si gioca con la Traviata il primato di opera più rappresentata al mondo, debutta venerdì 16 maggio al Teatro Carlo Felice (ore 20) con la direzione di Donato Renzetti e la regia di Emilio Sagi ripresa da Nuria Castejòn. Repliche sabato 17 alle 20, domenica 18 alle 15, venerdì 23 alle 20, sabato 4 alle 15 e domenica 25 alle 15.

Manca ancora il direttore artistico, il maestro Renzetti conduce la conferenza stampa

È proprio Renzetti a condurre la conferenza stampa di presentazione, in mancanza di un direttore artistico (il contratto di Pierangelo Conte è scaduto lo scorso 30 marzo), alla presenza del nuovo sovrintendente Michele Galli (i due si stringono la mano nella foto). Le riunioni importanti in agenda già fissate di Galli gli impediscono di restare per tutto l’evento e le sue dichiarazioni sono solo di saluto: ” Mi fa piacere vederci così numerosi − dice (alle conferenze stampa il Teatro invita non solo i giornalisti, ma anche associazioni e sostenitori) − questo è un teatro che ha prodotto e produce valori artistici di eccellenza”.
A rappresentare le istituzioni l’assessore comunale alla cultura Lorenza Rosso che parla di futuro: “Vogliamo che il teatro, punto di riferimento da sempre, si apra ai giovani e crei comunità”.
Renzetti è direttore emerito del teatro e non troppo in punta di fioretto ricorda: “Coi giovani ormai lavoriamo da tre anni”. E in effetti è così: a decine sono presenti anche alle prime. “Bisogna continuare su questa strada iniziata nel passato. In un’epoca in cui la cultura non è mai stata prioritaria, con la chiusura di tre orchestre Rai, mi auguro che nel Carlo Felice non diventi prioritario altro rispetto all’opera lirica o al balletto”. L’applauso della platea alle parole di Renzetti è un sigillo. Il maestro lancia anche un altro appello legato proprio alla direzione passata intrapresa del Teatro, cha ha mescolato grandi titoli con opere meno note o addirittura debutti assoluti per l’Italia: “Quelli che non sanno nulla del nostro mondo chiedono sempre opere di repertorio per riempire il teatro. Il problema è che si rimane sempre lì. Invece è bello ascoltare opere contemporanee e attuali. A scuola purtroppo non si insegna nulla. Basterebbe una lezione al mese”.

Carmen, personaggio modernissimo

La genesi dell’opera risale al 1874-1875. La vicenda si svolge a Siviglia attorno al 1820: il militare Don José si innamora di Carmen, una zingara. Si allontana dal suo mondo e cade in una spirale di illegalità che lo mette in crisi fino all’uccisione della donna per gelosia. La trama stringatissima è questa, ma c’è molto di più.

“Se Bizet fosse vivo oggi sarebbe felice di sapere che la sua Carmen è la più rappresentata al mondo − dice Renzetti − Carmen è una donna che ammaliava. All’epoca non esisteva. Una donna molto forte. Questa è un’opera femminista se vogliamo. Oggi non è cambiato nulla, pensiamo ai tanti femminicidi. Bizet introdusse delle novità anche nel modo di suonare l’orchestra. La modernità sta proprio nella trasformazione che anticipa l’impressionismo francese nella musica“. Per Renzetti Carmen deve fluttuare in scena e il rapporto con la regia è determinante. Il direttore si complimenta con Nuria Castejòn e le ballerine di flamenco che rendono l’atmosfera ancora più straordinaria. Castejòn ricorda che questo allestimento dell’Opera di Roma oltre che nella capitale è stato anche in Cile e a Buenos Aires. “Questo è un cast sognato, ammirabile, con artisti fantastici”.

Renzetti dà la parola a tutti i componenti del cast: Angela Nisi è Micaela, la controparte femminile di Carmen: “Compare in poche scene ma determinanti” ed è lei a cantare una delle romanze più belle del melodramma mondiale. Le due zingare Mercedès e Frasquita (Alessandra Della Croce e Vittoriana De Amicis) spiegano: “Siamo le amiche di Carmen e cerchiamo di non condurla verso la morte, ma rispettiamo fino alla fine quello che è il volere di Carmen”.

In un’epoca in cui le uccisioni per gelosia esistono ancora e sono anzi frequenti, il tenore genovese Francesco Meli, che ha debuttato il personaggio di Don José proprio a Genova nel 2015, dice la sua: “Un personaggio complesso, guidato dalle convenzioni. La madre lo ha condizionato molto e con Carmen tutto passa in secondo piano, per questo va in crisi. Nel momento in cui vede ciò che la vita gli riserva con Carmen, scappa. Però quell’idea vive solo con Carmen e l’omicidio che si consuma sulla scena è di disperazione. Si sta distruggendo il castello dell’idea che si è costruito”. Per Meli “è Carmen che si fa uccidere e va coerentemente incontro alla sua sorte. Associare don José all’uomo geloso che uccide è riduttivo. Don José non uccide Carmen perché è una donna. Sarebbe potuto essere anche Carmelo”.
Amadi Lagha, don José nel secondo cast, apprezza ma non concorda:  “In un testo lirico ci sono poche interpretazioni. Possiamo trovare tutte le scuse possibili, ma non amo il finale. Alla fine don José uccide una donna. Per me è imperdonabile. Nella finzione scenica preferisco il tenore che muore per una causa piuttosto che uccidere. Ci sarebbe tanto da dire sull’evoluzione di don José e la sua evoluzione con una mamma oppressiva sempre presente nella sua testa”.
Il toreador Escamillo è interpretato da Luca Tittoto, che debutta il ruolo: “Sono felice di farlo con Renzetti, che ci ha messo al servizio la sua esperienza, la sua simpatia e disponibilità. Questo è un personaggio che non ha grossi problemi psicologici”.

Annalisa Stroppa è una veterana nel ruolo di Carmen, cantato una quarantina di volte: “Ritorno in un teatro che mi ha fatto crescere e lo faccio nel ruolo per eccellenza del mezzo soprano. È un onore lavorare con Renzetti. che ha sempre qualcosa da dire e ti arricchisce. La mia Carmen rispecchia quella che sono io oggi ed è diversa dalle altre Carmen. Per me è un personaggio poliedrico, ha tutto ciò che l’estro femminile può racchiudere: profondità di pensiero, tante sfaccettature e tanti colori. Lei vede la morte. Crede in ciò che vede nelle carte. È rivoluzionaria perché va incontro al destino per restare libera e tutti pendono dalle sue labbra tranne don José. Non appena gli lancia il fiore lui viene ossessionato da quella donna. Diventa anche lui contrabbandiere e va un crisi. Escamillo è libertà assoluta, don José è palla al piede. Nel finale lei è esasperata: ‘o mi lasci andare o ammazzami’. Incredibile l’attualità di questo personaggio”.

Caterina Piva (secondo cast) debutta Carmen e rivela: “Mi ha dato molto filo da torcere intepretativamente, io non lo capivo, non mi stava simpatico. Poi è accaduta una magia: con le prove di regia sono scivolata in questo ruolo affascinante, selvaggio e ricco di sfumature. A lei piace arrivare sino al limite. Le piace provocare arrivando fino a perdere la sua stessa vita. Lei e don José sono su due binari che non potranno più incontrarsi e Carmen resta coerente sino alla fine. Credo sia la sua più grande forza”.

Il 22 maggio concerto sinfonico

Donato Renzetti dirigerà anche l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova nella data della stagione sinfonica del 22 maggio alle 20. In programma musiche di Casella (concerto per violoncello e orchestra op. 58) e Čajkovskij (sinfonia n. 2 Piccola Russia op. 17). Al violoncello Federico Romano

Composto tra il 1934 e il 1935, il Concerto per violoncello e orchestra op. 58 di Alfredo Casella rappresenta una sintesi delle diverse anime musicali del compositore torinese. In un periodo storico di transizione e fermento artistico, Casella vi distilla un linguaggio che guarda con affetto al passato senza rinunciare alle inquiete sonorità del suo tempo.

La Sinfonia n. 2 in do minore op. 17, composta e significativamente riveduta da Pëtr Il’ič Čajkovskij tra il 1872 e il 1880, rappresenta un affascinante e caloroso omaggio al folklore ucraino: da qui il sottotitolo di “Piccola Russia”, secondo la denominazione dell’Ucraina allora in uso nell’impero zarista. L’elemento più distintivo della sinfonia risiede nell’ampio utilizzo di autentiche canzoni popolari ucraine: tale derivazione, che si riscontra già nel tema di apertura del primo movimento, Andante sostenuto, trasmette all’ascoltatore un senso di familiarità e di radici culturali profonde.

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Genova24

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