Carvajal, l’ex capo degli 007 di Caracas che agli Usa racconta i collegamenti tra sinistre e narcos
- Postato il 7 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’ex direttore dell’Intelligence militare venezuelana, Hugo “El Pollo” Carvajal, sotto custodia delle autorità Usa, è al bivio: o fornisce prove concrete sulle presunte infiltrazioni nel regime e sui legami tra Caracas e il narcotraffico, oppure sconterà probabilmente l’ergastolo in una prigione federale. Lui, ex 007 scappato più volte – e sfuggito a una morte certa – sa sopravvivere. Ha centellinato le informazioni, quelle che gli americani volevano sentire. Si è detto colpevole di “narcotraffico” e “narcoterrorismo” a fine giugno, accettando l’accusa della Procura federale circa l’utilizzo della “cocaina come un’arma” volta a “inondare di veleno” le strade di New York e di altre città statunitensi. “El Pollo”, classe 1960 e coautore del tentato colpo di Stato guidato da Hugo Chávez nel 1992 (col quale si formò nell’Accademia militare negli anni Ottanta), ha parlato di “rotte di transito” del narcotraffico, piste di atterraggio clandestine e persino dell’utilizzo delle imbarcazioni “Go-fast” – bersaglio numero uno dei raid nei Caraibi – per il trasporto della droga.
La virata ideologica – C’è però qualcosa che non torna nelle storie di Carvajal. A un certo punto l’ex capo dell’Intelligence ha virato la sua confessione dai Narcos alla trama ideologica, che tanto piace a Washington. E lo ha fatto rispolverando la storia dei “finanziamenti illeciti” erogati da Palazzo di Miraflores a “movimenti politici di sinistra”, non solo in America Latina, ma anche in Europa. Ha fatto nomi pesanti: dagli ex presidenti Néstor Kirchner (Argentina) ed Evo Morales (Bolivia) agli attuali capi di Stato del Brasile, Inácio Lula Da Silva, e della Colombia, Gustavo Petro. E non solo. L’agenzia Infobae tira in ballo – citando sempre Carvajal – i presunti finanziamenti di Caracas al partito spagnolo Podemos, che avrebbe ricevuto 7 milioni di euro attraverso il Centro de estudios políticos y sociales, e al Movimento Cinque Stelle. Una storia per la quale l’editore del quotidiano spagnolo ABC, “Diario ABC”, è stato querelato e condannato a un risarcimento di 20 mila euro nei confronti di Davide Casaleggio. Carvajal sostiene che le operazioni siano state eseguite da un altro esponente caduto in disgrazia: Tareck El-Aissami, ex-ministro venezuelano del Petrolio, arrestato per frode alla petroliera Pdvsa – un ammanco di 23 miliardi di dollari – e fatto sparire dai radar.
Narrazione, depistaggi o verità – Più che una verità, Carvajal offre una narrazione, che piace agli Usa, perché traccia un fil rouge tra narcos e sinistre – autoritarie o progressiste, poco importa – per giustificare il dispiegamento militare in corso nei Caraibi. Questo – insieme a segreti militari e informazioni di tipo logistico – gli è finora servito a guadagnare tempo: la sua sentenza doveva essere pronunciata il 29 ottobre ma è stata rimandata dal giudice federale Alvin K. Hellerstein, del Distretto di New York, al 26 gennaio 2026. Il motivo: dare continuità alla sua collaborazione con le autorità federali. “Carvajal e i suoi legali preparano un’udienza per documentare, nel dettaglio, le modalità con cui Caracas ha finanziato i movimenti di sinistra in America Latina e in Europa”. A tale riguardo, Ilfattoquotidiano.it ha interpellato William Jiménez, legale ed esule venezuelano, che conosce i circuiti di Intelligence già diretti da Carvajal, con cui ha lavorato. “Siamo davanti a una vendetta. Tutto qua. Lui, caduto in disgrazia dopo l’era Chávez, è stato defenestrato da Nicolás Maduro che gli ha sottratto influenza e potere”, ha spiegato Jiménez, facendo riferimento all’odissea di Carvajal, fuggito da Caracas nel 2019, arrestato a Madrid il 9 settembre 2021, dopo una lunga latitanza, e infine estradato negli Stati Uniti.
“Non c’è nulla di eroico nella sua vicenda. Occorre anche ricordare che Carvajal è stato l’architetto dell’apparato repressivo”, sostiene Jiménez, spiegando che “El Pollo” collabora “per salvare se stesso” e “non avrà riguardi nel segnalare funzionari che, nell’ambito di una storia più complessa, sono legati al narcotraffico e ai cartelli, anche in virtù dei rapporti con le ex guerriglie colombiane”. Nel frattempo Nicolás Maduro, che nel 2014 salvò l’ex agente da un primo tentativo di arresto ad Aruba definendolo “soldato della Patria”, mantiene una linea prudente sull’ex capo dell’Intelligence, ora considerato un “traditore” negli ambienti rivoluzionari. “Carvajal è il frontman di un processo politico più ampio, contro il governo Maduro, il cui verdetto è già stato deciso”, spiega al fatto.it un’altra fonte. Qualche criticità in merito al processo è stata sollevata dall’Audiencia Nacional spagnola, che, esaminando la richiesta di estradizione negli Usa, ha parlato di motivazioni politiche dietro l’Affaire Carvajal. Lo sa anche lui, che è stato immortalato insieme a Luigi Mangione e altri reclusi nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn. Non deve più scappare, ma temporeggia. Sta a Washington capire il resto.
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