Caso Dulbecco, il riesame rimette in libertà il primario di oculistica Scorcia

  • Postato il 25 luglio 2025
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Caso Dulbecco, il riesame rimette in libertà il primario di oculistica Scorcia

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L’inchiesta sulla Dulbecco, non regge al vaglio del Riesame l’indagine su Oculistica, arresti annullati per il primario Vincenzo Scorcia, e la segretaria. La difesa: «Pazienti inviati al luminare per interventi nella struttura pubblica».


CATANZARO – Il Tribunale del riesame di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare domiciliare che era stata eseguita il primo luglio scorso dalla Guardia di finanza nei confronti di Vincenzo Scorcia, di 48 anni, primario del reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliera universitaria “Dulbecco” del capoluogo calabrese. La decisione è stata presa dai giudici in accoglimento dell’istanza presentata dai difensori di Scorcia, gli avvocati Francesco Gambardella e Andrea Carnevali. La Procura della Repubblica di Catanzaro, nell’ambito di un’inchiesta che vede indagate complessivamente 12 persone, contesta a Scorcia i reati di concussione, truffa, peculato autoriciclaggio, associazione a delinquere. Secondo l’accusa, il primario avrebbe agevolato i suoi pazienti privati, nelle liste d’attesa per le visite oculistiche, in cambio di consistenti somme di denaro.

LA POSIZIONE DELLA DIFESA DEL PRIMARIO SCORCIA SUL CASO DULBECCO

Non si conoscono le motivazioni della decisione del Riesame, ma la difesa ha contestato a tutto campo le accuse. Innanzitutto facendo leva su una decisione della Corte di Cassazione che aveva già annullato senza rinvio un sequestro di beni riconducibili a Scorcia per la presunta truffa. Gli avvocati Gambardella e Carnevali hanno anche sostenuto che non poteva configurarsi la concussione poiché i pazienti ai quali era stata prospettata una diagnosi di gravità patologica per indurli a sottoporsi a interventi chirurgici erano stati inviati da altri colleghi a Scorcia essendo lui un luminare. I pazienti sono stati peraltro operati in una struttura pubblica e quindi non c’era l’illecito profitto del privato. Non sussistendo i reati fine pertanto non poteva configurarsi l’associazione a delinquere. Per quanto riguarda l’autoriciclaggio, infine, la difesa rileva un presunto errore giuridico nelle valutazioni della Procura.

Torna in libertà anche Maria Battaglia, segretaria di Scorcia, in accoglimento della richiesta degli avvocati Eugenio Felice Perrone e Sara Spanò. Gli avvocati Perrone e Spanò hanno sostenuto la tesi dell’insussistenza dell’associazione a delinquere ma anche dei reati contestati alla loro assistita. «È stata fatta piena chiarezza su una vicenda che aveva gettato un’ombra ingiustificata sulla figura della signora Battaglia – dichiarano i legali – e questo risultato conferma la correttezza delle sue condotte sin dall’inizio. I difensori si dichiarano soddisfatti per l’esito di un percorso difensivo che, sin dal primo momento, ha puntato a ristabilire la verità dei fatti e a restituire serenità a una donna estranea a ogni ipotesi di illecito».

L’INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALI

Non regge, dunque, al primo vaglio del Tribunale del riesame, l’inchiesta su presunte irregolarità nell’attività libero-professionale alla “Dulbecco”. Il professor Scorcia e i componenti della sua équipe erano soliti, secondo l’accusa, eseguire interventi chirurgici su pazienti già visitati a pagamento durante lo svolgimento indebito di attività libero-professionale non autorizzata (e non autorizzabile), garantendo loro un trattamento privilegiato rispetto ai pazienti ambulatoriali inseriti in lunghe liste d’attesa. Liste di attesa che sarebbero state scavalcate ai danni di chi era impossibilitato ad accedere allo studio dello specialista con la stessa facilità di chi poteva pagare centinaia di euro per una visita.

Almeno questa è l’ipotesi alla base dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Chiara Esposito su richiesta della procuratrice aggiunta Giulia Pantano e delle pm Stefania Caldarelli e Irene Crea. Scorcia ha sempre negato le accuse. Anche al gip aveva fornito la sua versione dei fatti evidenziando che non sarebbero state seguite corsie preferenziali per far saltare la lista d’attesa ai pazienti. Eventuali modifiche sarebbero state effettuate solo in casi di interventi urgenti e gravi. Il professor Scorcia si è difeso anche spiegando che i soldi (300 euro per un intervento di cataratta e 500 euro per un distacco di retina o un trapianto di tessuto corneale) che venivano chiesti ai pazienti sarebbero stati parte del suo onorario. Le somme, a suo dire, erano collegate ai costi strumentali complementari per giungere ad una corretta diagnosi e ad un eventuale successivo intervento chirurgico.

LEGGI ANCHE: Blitz alla Dulbecco, diversi arresti e misure cautelari – I nomi

NUOVA RETATA ALLA “DULBECCO”

Pochi giorni dopo, però, è scattata un’altra retata alla “Dulbecco”, con altri arresti eccellenti e sequestri. Da una nuova inchiesta è emerso che l’attività ospedaliera pubblica, come scrive il gip Mario Santoemma, era «piegata sistematicamente ad interessi privati» e che l’attività inframoenia si era trasformata in «sistema criminale».

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