Caso Ferrerio, ecco perché è stata condannata la presunta istigatrice

  • Postato il 16 giugno 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Caso Ferrerio, ecco perché è stata condannata la presunta istigatrice

davide ferrerio

Share

Prevedibile per l’istigatrice condannata che l’aggressione a Ferrerio sfociasse in tentato omicidio, le motivazioni della sentenza d’appello


CROTONE – «La prova d’amore consisteva nel picchiare lo sconosciuto». Ma era «prevedibile» che l’aggressione sfociasse in un tentato omicidio. Per questi motivi la Corte d’Appello di Catanzaro ha riqualificato il reato di lesioni gravissime in quello di concorso anomalo in tentato omicidio e ha aumentato la pena da 8 a 12 anni di reclusione per Anna Perugino, condannata in secondo grado come presunta istigatrice della spedizione punitiva nei confronti di Davide Ferrerio, il ventenne bolognese che versa ancora in gravissime condizioni dopo il brutale pestaggio subito l’11 agosto 2022 a Crotone per un clamoroso errore di persona.

Sono state depositate le motivazioni della decisione con cui la Corte d’Appello di Catanzaro, accogliendo la richiesta della Procura generale, aveva inflitto tre mesi fa una pena più grave rispetto a quella disposta dai giudici di primo grado. Per il Tribunale penale di Crotone non fu un tentato omicidio perché gli imputati non avevano «previsto» né «voluto» un’«evoluzione così grave della vicenda». Pena di 5 anni e 8 mesi per il coimputato rumeno Andrej Gaju, assolto in primo grado. Il misterioso corteggiatore, Alessandro Curto, intanto è stato prosciolto.

RITO ABBREVIATO

Fu un tentato omicidio anche secondo la Corte di Cassazione, che, respingendo il ricorso difensivo, ha fatto divenire definitiva la condanna a 12 anni e 8 mesi per Nicolò Passalacqua, l’aggressore. Passalacqua fu immortalato dagli impianti della videosorveglianza installati nei pressi del luogo dell’aggressione. Le indagini della Squadra Mobile della Questura avevano fatto luce anche sul ruolo degli altri due imputati.

La donna, in particolare, per l’accusa avrebbe organizzato l’incontro con il titolare dell’account Instagram con le false generalità dell’ex fidanzato della figlia, minorenne all’epoca dei fatti, al fine di dare una “lezione” a un 31enne che chattava con la ragazza (giudicata separatamente, è stata affidata ai Servizi sociali dal Tribunale minorile di Catanzaro). La ragazza, leggendo ad alta voce un messaggio, avrebbe così riferito il dato della presenza del suo interlocutore a Passalacqua che, dopo aver notato il malcapitato Ferrerio con una camicia bianca, lo raggiunse, inseguendolo e colpendolo durante la corsa con un pugno al cranio e lasciando la vittima in gravissime condizioni sull’asfalto della centralissima via Vittorio Veneto.

LEGGi ANCHE: Caso Ferrerio, non fu tentato omicidio. “Gli aggressori non volevano uccidere” – Il Quotidiano del Sud

LA DIFESA

Il professor Francesco Introna, il consulente nominato dal Tribunale di Crotone, ha sostenuto che grazie a un video “migliorato” si può desumere che la vittima non fu colpita con due pugni, come si riteneva prima, di cui uno al cranio, ma soltanto con uno sferrato alla regione frontale, e che sarebbe stato l’impatto col cranio al suolo ad essere letale a causa della fragilità ossea della vittima per una osteogenesi imperfetta. La stessa consulenza è stata versata nel processo d’appello. I difensori, gli avvocati Aldo Truncè e Michele Loprete, hanno sostenuto l’estraneità dei loro assistiti al raid, individuando contraddizioni, a loro avviso, in testimonianze e intercettazioni e facendo leva sulla perizia Introna. Gli avvocati di parte civile Fabrizio Gallo e Gabriele Bordoni si sono associati alle richieste del pg.

PESTAGGIO FERRERIO, CONDANNATA LA PRESUNTA ISTIGATRICE: LA SENTENZA

I giudici analizzano la posizione della presunta istigatrice, che invia il picchiatore. Sebbene la figlia un’altra ragazza, anche lei allora minorenne, l’avessero pregata di non far andare con loro Passalacqua, «consapevoli della sua indole impulsiva e violenta». Per la Corte, Perugino «non voleva semplicemente incontrare lo sconosciuto». Altrimenti si sarebbe limitata a invitare la figlia a bloccare il profilo del corteggiatore o a evitare ulteriori contatti. La Corte evidenzia che l’imputata «era solita risolvere le questioni attraverso la violenza».

Dal fascicolo processuale emerge, per esempio, che la donna avrebbe minacciato e colpito l’ex fidanzato della figlia, “colpevole” di aver interrotto la relazione. «Emblematica» delle reali intenzioni della donna è anche la conversazione con Curto. A lui la donna dice che gli avrebbe rotto la testa, così inducendolo a dileguarsi, seguito da Gaju, e a deviare i sospetti verso il malcapitato Ferrerio. Inoltre, «Perugino si è lanciata all’inseguimento di Ferrerio unitamente a Passalacqua», come si ricava dal video agli atti dell’inchiesta. Il video immortala il gruppo che fugge dal luogo nella consapevolezza della gravità delle condizioni della vittima. Tanto che alcuni urlano: «è morto, è morto». Insomma, Perugino è stata l’ideatrice dell’aggressione, secondo la Corte. Non voleva un omicidio. Ma era «prevedibile» che Passalacqua, da lei conosciuto, attuasse una condotta di «inusitata violenza».

Share

Il Quotidiano del Sud.
Caso Ferrerio, ecco perché è stata condannata la presunta istigatrice

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti