Caso Ranucci, la pista calabrese

  • Postato il 22 ottobre 2025
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Caso Ranucci, la pista calabrese

Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti sul caso dell’attentato al giornalista Rai Sigfrido Ranucci c’è una pista che parte dalla Calabria e arriva nel Nord-Est ad alcuni parchi eolici lì realizzati, attorno ai quali potrebbe aver allungato i tentacoli la ‘ndrangheta


C’è una pista che porta in Calabria nel caso Ranucci. Lo conferma un dettaglio: un’interlocuzione (avvenuta nei giorni scorsi) tra la Procura di Roma e il Servizio centrale di protezione dei Collaboratori di Giustizia. Secondo indiscrezioni trapelate, gli inquirenti che indagano sull’attentato subito giovedì scorso da Sigfrido Ranucci, stanno seguendo anche un filone che porta nella nostra regione. Una pista che dalla Calabria arriva a un’area ben precisa del Nord-est e ad alcuni parchi eolici lì realizzati, attorno ai quali potrebbe aver allungato i tentacoli la ndrangheta, tentacoli di cosche calabresi ramificatisi in tutto il Settentrione d’Italia.

CASO RANUCCI, LA PISTA CHE PORTA IN CALABRIA

All’indomani del vile gesto, il giornalista investigativo di Report è stato convocato a Piazzale Clodio dove ha sede la procura di Roma. Ad attenderlo, il procuratore capo della Capitale, Francesco Lo Voi e il sostituto procuratore della Dda, Carlo Villani, titolare dell’inchiesta che dovrà far luce sul sinistro episodio verificatosi a Pomezia, l’altra sera, dinanzi la casa della famiglia Ranucci.

LE INDAGINI SUL CASO

È stato proprio il popolare conduttore di Report a indirizzare le prima indagini sul caso, parlando ai magistrati di tre servizi che aveva preparato durante gli ultimi mesi e che aveva in canna in attesa dell’avvio del nuovo ciclo del programma d’inchiesta di Rai 3, previsto per domenica prossima. In particolare uno, avrebbe attratto l’attenzione dei pm, quello, cioè, che sarebbe dovuto andare in onda alla terza puntata e di cui lo stesso Ranucci ne aveva anticipato i contenuti, su una delle sue pagine social, proprio alcuni giorni prima della bomba fatta esplodere, che gli ha distrutto l’automobile e danneggiato quella della figlia.

RANUCCI: «PARLEREMO DI QUELLO CHE ACCADE NEL MONDO DELL’EOLICO»

«I nostri giornalisti hanno lavorato a pancia bassa» aveva detto il giornalista televisivo. «Parleremo di come girano le cose nel mondo della cultura e dei finanziamenti, parleremo della scuola, della ricerca, dell’università e – aveva aggiunto – parleremo di quello che sta accadendo nel mondo dell’eolico». Ma cosa accade lo stesso giorno dell’attentato, poche ore prima dell’esplosione? E la risposta a tale domanda riporta al dettaglio dell’interlocuzione con cui inizia l’articolo.

IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

Un collaboratore di Giustizia aveva rilasciato determinate dichiarazioni a verbale in un’indagine verosimilmente ancora top-secret. Dichiarazioni riguardanti investimenti per lo sfruttamento dell’energia eolica nel Nord-est del Paese, investimenti e affari, però, che secondo la versione del collaboratore, sarebbero in odor di ndrangheta. Report è riuscito a leggere tale delicatissimo verbale e sulla base dell’informazione incamerate a predisposto uno dei suoi soliti dirompenti servizi. Fatto sta che – a quanto pare improvvisamente – nella mattinata dello scorso 16 ottobre, tale collaboratore di Giustizia è stato trasferito da dove si trovava in un’altra località protetta e la sera accade che qualcuno porta l’esplosivo e dà l’innesco accanto all’auto di Ranucci.

LE PAROLE DEL GIORNALISTA AI PM

Una coincidenza fortuita? Oppure no? È lo stesso giornalista a riferire ai pm, che potrebbe non essere stata una coincidenza fortuita e che i due fatti potrebbero essere, invece, collegati. E l’elemento che induce a pensare che i magistrati inquirenti abbiano dato peso a tale indicazione sta nel summenzionato contatto tra procura e Servizio centrale di protezione che gestisce la tutela dei testimoni e dei collaboratori di Giustizia.
Contatto che sarebbe avvenuto già l’altro ieri. I pm romani, verosimilmente, cercheranno di risalire con ai motivi precisi che hanno determinato il trasferimento del collaboratore in altra sede protetta.

LE TRAME CALABRESI

Il sostituto procuratore Carlo Villani, ben conosce le realtà criminali calabresi e le trame che da anni e anni si sviluppano e avviluppano i parchi eolici sia in Calabria, che in altre aree della nazione. Proprio il pm Villani, nel 2010, mentre si trovava in servizio presso la procura di Catanzaro, ha diretto un’importante inchiesta su un parco eolico realizzato a Isola Capo Rizzuto (Crotone). Ed è probabile che anche questa volta, il magistrato si ritroverà davanti a un parco eolico – è vero costruito al Nord Italia – ma con trame che lo riporteranno nella nostra regione. 

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