Caso ultras, perchè Inter e Milan hanno patteggiato e la Juventus no

  • Postato il 2 maggio 2025
  • Di Panorama
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Perché Inter e Milan hanno patteggiato e la Juventus, all’epoca dell’inchiesta sui rapporti con gli ultras e le infiltrazioni della ‘ndrangheta, no? E perché Inzaghi e Calhanoglu se la sono cavata con una giornata di squalifica, mentre Agnelli fu inibito per 12 mesi (peraltro poi ridotti a 3)? La giustizia sportiva è stata “piuma” con le milanesi oggi e “fero” con la Juventus nel 2017, oppure il finale sportivo dell’indagine della Procura Figc nata dalle carte di quella milanese dell’inchiesta Doppia Curva è più o meno quello che ci si poteva attendere, codice alla mano?

Senza scomodare Verdone e la celebre battuta pronunciata da Mario Brega (“Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma”) in ‘Bianco, rosso e Verdone’, alcune delle domande che agitano i bar sport italiani da quando è stata ufficializzata la notizia del patteggiamento allargato a tutti i protagonisti, tranne Calabria, con chiusura dal punto di vista sportivo dell’inchiesta. Il sospetto, nemmeno troppo nascosto, è che sia stato fatto un favore a Milan e Inter e soprattutto ai nerazzurri, con una disparità di trattamento enorme rispetto a quanto accaduto alla Juventus nel 2017. Allora le carte da cui era nato il faldone in mano al procuratore Giuseppe Pecoraro – quello dell’intercettazione mai esistita riguardante Agnelli e la ‘ndrangheta, portata addirittura in commissione Antimafia e poi ritrattata – provenivano da un piccolo filone dell’indagine Alto Piemonte sulle cosche calabresi a Torino e dintorni. Alla fine del procedimento sportivo, la Juventus era stata sanzionata con una multa di 600mila euro e la chiusura della Curva Sud per una giornata, Agnelli era stato inibito per 3 mesi (100mila euro di multa) e Francesco Calvo era stato fermato per un anno.

Ora, invece, il patteggiamento proposto da Milan e Inter e accolto dalla Procura Figc ha visto i due club sanzionati con 30 e 70mila euro, Inzaghi e Calhanoglu squalificati per un turno, Javier Zanetti multato (14.500 euro) e una serie di dirigenti addetti ai rapporti con le tifoserie inibiti per un mese e sanzionati con pene pecuniarie. Tanto o poco?

Intanto la prima o fondamentale differenza è che Milan e Inter si sono avvalsi dell’istituto del patteggiamento che nel 2017 non esisteva nel Codice di Giustizia sportiva. L’articolo 126 (e seguenti) sono entrati nel 2019 ed è lo stesso principio utilizzato dalla Juventus nel giugno 2023 per chiudere la vicenda delle manovre stipendi e dei rapporti con i procuratori, costola del processo sulle plusvalenze. Allora il club bianconero si era avvalso dell’articolo 127, ovvero la proposta di patteggiamento dopo deferimento, avendo cambiato in corsa strategia difensiva. Milan e Inter hanno fatto prima e trovato un accordo che precedesse il deferimento approfittando così dello sconto che può arrivare alla metà della pena.

Perché Marotta, che pure compare nelle carte della Procura di Milano, non è stato inibito? Perché ha dimostrato, documenti alla mano, di aver informato preventivamente Procura Figc e Digos quando venuto a contatto con i gruppi ultras, cosa che Agnelli all’epoca non aveva potuto fare. Ma la situazione dell’Inter era più o meno grave di quella della Juventus? Dal punto di vista sportivo molto simile. Entrambi i club (e anche il Milan), nemmeno iscritti nel registro degli indagati nel procedimento penale, entrambi considerati “parte lesa” e “vittime” di meccanismi tollerati per non crearsi problemi ed entrambi in difetto davanti alle norme sportive. La Juventus si era vista contestare soprattutto la gestione della biglietteria, illecita per il codice Figc. Quello che è stato identico per entrambe è che la Procura federale ha evocato per tutti il mitologico articolo 4, quello sui principi di lealtà, correttezza e probità che nella vulgata popolare avrebbe dovuto aprire a punizioni esemplari, fino a penalizzazioni in punti o simili. Contestato a Inter e Milan così come allora alla Juventus, senza che nemmeno Pecoraro si sognasse di evocare una penalizzazione.

Altre domande e risposte, prese a caso dal dibattito popolare. Perché, come ha rivelato Report, la Procura Figc ha informato il Coni della proposta di patteggiamento? In linea di massima perché lo prevedono le norme, visto che uno degli attori dell’accordo è la Procura generale dello Sport, presso il Coni stesso (articolo 126 comma 3: “Il Procuratore federale, ove ritenga congrui la sanzione o gli impegni indicati nella proposta di accordo, informa il Procuratore generale dello sport il quale, entro dieci giorni, può formulare rilievi”). E se è stato contestato l’articolo 4 di cui sopra, cosa farà la Uefa che si servì dello stesso articolo per “squalificare” la Juventus dopo la stangata sulle plusvalenze? Deciderà Nyon, ma va ricordato che la Uefa non fece nulla quando alla Juventus fu contestato l’articolo 4 per la vicenda delle infiltrazioni in curva. Dunque, esiste un precedente.

La conclusione è che la storia sportiva di un’inchiesta terribile per alcuni risvolti emersi, ha portato a un verdetto non lontano da quello che si poteva attendere a patto di conoscere le regole. La distanza tra l’esito del patteggiamento e le aspettative è responsabilità di chi ha alimentato le seconde, non di come è stato gestito il codice. Semmai, e su questo rimane aperta la riflessione di sempre, qualche obiezione va sollevata sull’impatto mediatico di tutta la vicenda. Non per affermare – come viene erroneamente fatto – che per la Juventus la giustizia sportiva fu celere mentre ora per Inter e Milan si è mossa lentamente. Anzi. L’accordo con squalifiche e sanzioni arriva a poche settimane dalla chiusura dell’inchiesta della Procura di Milano mentre la prima sentenza su Agnelli e il club bianconero fu almeno otto mesi dopo quella deadline. Il tema è che il fango riversato sulla Juventus allora violò alcuni dei principi basilari di rispetto dei diritti di chi è imputato (sportivamente), un’onda lunga con effetti non ancora finiti. Meglio la prudenza di oggi, a patto che sia utilizzata per tutti. Sempre.

Ultima precisazione: l’inchiesta che portò alle sentenze contro la Juve e il suo presidente nacque dai faldoni di Alto Piemonte, non dal successivo approfondimento (Last Banner) nato dalla denuncia autonoma della società torinese. Sostenere che Agnelli fu stangato in primo grado, nonostante avesse denunciato, non corrisponde al vero ma confonde due istruttorie diverse.

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Panorama

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