Cassazione: Alex Cotoia assolto in via definitiva. “Agì per difendere la madre dalle violenze del padre”
- Postato il 29 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Si chiude in maniera definitiva una vicenda giudiziaria durata più di cinque anni. La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione di Alex Cotoia, oggi 23enne, dall’accusa di omicidio volontario per la morte del padre, Giuseppe Pompa, avvenuta il 30 aprile 2020 nell’appartamento di famiglia in via De Amicis, a Torino.
L’ultimo grado di giudizio ha respinto il ricorso presentato dalla procura generale di Torino, accogliendo invece la richiesta del procuratore della Cassazione e dei difensori dell’imputato — gli avvocati Claudio Strata, Giancarla Bissattini ed Enrico Grosso — di dichiararlo inammissibile per ragioni procedurali. La decisione mette così la parola fine a un processo complesso, segnato da più ribaltamenti e da un lungo percorso di revisione delle prove e delle motivazioni.
Una storia di violenze domestiche
Alex Cotoia aveva 18 anni quando, al culmine di una colluttazione, colpì il padre con 34 coltellate. Il ragazzo ha sempre sostenuto di aver agito per difendere la madre da un’ennesima aggressione. Quando i soccorritori arrivarono, trovarono Giuseppe Pompa riverso a terra, senza vita, in un appartamento chiuso a chiave dall’interno.
Secondo la difesa, la dinamica dell’azione non escludeva la legittima difesa, nonostante l’elevato numero di coltellate.
Un percorso processuale lungo e complesso
Il caso Cotoia è passato attraverso cinque gradi di giudizio.
In primo grado, il giovane era stato assolto.
In appello, la sentenza era stata ribaltata con una condanna a sei anni, due mesi e venti giorni.
Successivamente, la Cassazione aveva annullato quella decisione, ordinando un nuovo processo d’appello a Torino.
Quel giudizio si era concluso, nel gennaio scorso, con una nuova assoluzione, motivata dai giudici con parole nette: “Non era affatto mosso da odio, frustrazione o rabbia nei confronti del padre, ma si è difeso fino a quando ha constatato che il proprio aggressore era inerme e non costituiva più un pericolo.”
La procura torinese aveva poi presentato un ulteriore ricorso, sostenendo che la scena del crimine non mostrasse segni di colluttazione. “Vicino al corpo c’erano un cuscino al suo posto, un ananas sul tavolo, un vaso con i fiori in ordine. Se ci fosse stata una colluttazione, la scena sarebbe stata diversa,” aveva osservato il magistrato Giancarlo Avenati Bassi, chiedendo la condanna del ragazzo.
La decisione definitiva
Oggi, la Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente la vicenda, dichiarando inammissibile il ricorso della procura. Come di consueto, la Suprema Corte non ha valutato il merito del caso, ma la corretta applicazione della legge nei precedenti gradi di giudizio.
La sentenza è definitiva e non potrà più essere impugnata.
Per Alex Cotoia, dopo anni di processi e incertezze, arriva dunque la parola fine a una storia segnata da violenza familiare, dolore e giustizia.
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