Catturare e stoccare. La tecnologia di Saipem al servizio della transizione
- Postato il 19 novembre 2025
- Economia
- Di Formiche
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La transizione non è un pranzo di gala. Semmai, un lavoro certosino, dove testa, visione e ricerca , possono e debbono fare la differenza. Saipem è oggi una delle punte di diamante dell’ingegneria italiana applicata all’energia e un player di riferimento nel settore subsea e nelle soluzioni offshore. Non può stupire, dunque, che la società partecipata da Eni e Cdp Equity e affidata dall’estate del 2022 alla guida di Alessandro Puliti, abbia colto tale palla al balzo e fatto della carbon capture la sua mission. La prova, anzi le prove, sono come sempre nei fatti. Tanto per cominciare, due settimane fa, Saipem ha avviato con successo la quarta e ultima fase sperimentale dell’impianto pilota per la cattura della CO₂, parte dal progetto europeo Accsess, in cui è coinvolta con la propria tecnologia proprietaria di cattura CO2 Solutions.
Tecnologia e know how acquisiti dalla società̀ canadese CO2 Solutions nel dicembre 2019, sviluppata negli ultimi vent’anni da scienziati e ingegneri canadesi e supportata dai governi del Canada, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea e il cui punto di forza sta nell’innovativo processo di cattura della CO2 a base di carbonati di potassio catalizzato da un enzima che non richiede impiego o emissione di prodotti tossici. Tale processo è in tal senso stato dimostrato su scala industriale e validato da terze parti accreditate raggiungendo così lo stadio di commercializzazione. La tecnologia CO2 Solution è alla base di Bluenzyme, soluzione industriale sempre sviluppata da Saipem il cui nome nasce dalla fusione di due elementi fondamentali: l’enzima, che è l’elemento distintivo caratterizzante il funzionamento del prodotto, e il colore, che nel settore si associa al tema della decarbonizzazione.
Tornando al ruolo di Saipem nella decarbonizzazione industriale, l’azienda italiana è, infatti, uno dei principali partner industriali del progetto Accsess, coordinato da Sintef energy research e cofinanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020. Un traguardo che conferma l’efficacia della tecnologia proprietaria di Saipem e finalizzata alla cattura delle emissioni, sviluppata per applicazioni nei settori industriali hard-to-abate (ovvero quei settori industriali che sono particolarmente complessi da decarbonizzare a causa delle loro elevate emissioni) e basata su un solvente catalizzato da enzimi. Inoltre, tale passo dimostra la solidità della stessa tecnologia in condizioni operative reali e la sua applicabilità su scala industriale, oltre a rafforzare il ruolo di Saipem come player strategico nella decarbonizzazione e nella transizione energetica.
Scendendo nel dettaglio, l’impianto pilota, operante con la tecnologia proprietaria di Saipem, è attualmente installato nel cementificio Heidelberg Materials di Górażdże in Polonia, il più grande d’Europa, per il trattamento dei fumi provenienti dal camino del cementificio e può operare sia con colonna di assorbimento tradizionale sia con un innovativo assorbitore chiamato Rotating Packed Bed (RPB). Quest’ultimo è un sistema rotante che migliora l’efficienza di cattura riducendo significativamente gli ingombri. Attualmente l’impianto sta lavorando a pieno regime e, in entrambe le configurazioni, ha raggiunto la capacità di design di cattura di CO2, circa 2 tonnellate al giorno.
La rincorsa di Saipem per un’industria più pulita e rispettosa dell’ambiente, parte però da lontano. La fase terminale del progetto Accsess è infatti l’ultimo tassello di un mosaico molto più vasto. Saipem è attiva sia nella gestione offshore della CO₂ sia in soluzioni onshore di cattura e stoccaggio. Lo scorso aprile, per esempio, Saipem si è aggiudicata da Eni un contratto nel Regno Unito per il progetto Liverpool Bay Ccs. Il valore stimato del contratto è di circa 520 milioni di euro nell’arco dei tre anni necessari per completare il progetto, che servirà il polo industriale HyNet, situato in uno dei distretti industriali a più alto consumo energetico del Regno Unito. Saipem convertirà un impianto tradizionale di compressione e trattamento del gas a Point of Ayr, nel Nord del Galles, in una innovativa stazione di compressione elettrica di CO2 che consentirà lo stoccaggio permanente di CO2 in giacimenti offshore esausti nella baia di Liverpool.
Un mese prima, a marzo, Saipem ha ricevuto da Stockholm Exergi, la compagnia energetica del distretto di Stoccolma, una Full notice to proceed (documento ufficiale emesso dal committente a un appaltatore che autorizza l’inizio di tutte le attività di un progetto, come specificato nel contratto) per un progetto di cattura della CO2 su larga scala per l’impianto esistente di bio-cogenerazione di Stockholm Exergi in Svezia, a seguito dell’esito positivo del finanziamento per il progetto. Il contratto ha un valore di circa 600 milioni di euro e prevede l’ingegneria di dettaglio, l’approvvigionamento, la costruzione e il commissioning dei sistemi di cattura, di stoccaggio e di carico sulle navi della CO2. Queste attività fanno seguito al positivo completamento dei servizi di ingegneria e approvvigionamento iniziali eseguiti nell’ambito della lettera di intenti comunicata il 26 luglio del 2023.
Pochi mesi prima, a fine 2024, la società di ingegneria italiana, aveva ricevuto l’aggiudicazione definitiva dei due progetti Northern Endurance Partnership e Net Zero Teesside Power per lo sviluppo delle strutture offshore per il trasporto e lo stoccaggio di CO2 nell’East Coast Cluster nel Regno Unito. Il valore complessivo dei due progetti, della durata di 30 mesi, è di circa 650 milioni di euro, firmati nel marzo dello stesso anno. Il primo progetto è stato assegnato da Net Zero North Sea Storage Limited, società della Northern Endurance Partnership (NEP), una joint venture tra l’operatore bp, Equinor e Total Energies. Il secondo progetto è stato assegnato da Net Zero Teesside Power Limited, una joint venture tra bp ed Equinor.
E che dire, tornando in Italia, del progetto con Hera? Ovvero catturare l’anidride carbonica in uscita dai camini dei termovalorizzatori, per poi stoccarla nei giacimenti di gas naturale esauriti, abbattendo così in modo significativo le emissioni degli impianti, contribuendo alla decarbonizzazione dei territori. Questo, infatti, l’obiettivo del progetto all’avanguardia presso il termovalorizzatore di Ferrara, proposto dal gruppo Hera, soggetto capofila, in collaborazione con Saipem. Questo progetto industriale di cattura della CO2 è il primo in Italia pensato per essere applicato ai termovalorizzatori e tra i primi in Europa e prevede l’applicazione di Bluenzyme.
La cifra dello sforzo di Saipem, poi, non poteva che arrivare dalle parole dello stesso ceo Puliti, intervenuto in occasione dell’ultimo Gastech. “Tutto ciò che facciamo oggi è radicato nelle competenze sviluppate nel settore tradizionale. È il nostro punto di partenza”. Non solo annunci, ma dati concreti. Saipem ha già in portafoglio oltre due miliardi di euro in progetti di carbon capture, con l’obiettivo di portare al 30% la quota di backlog legata a iniziative low o zero carbon. L’approccio poggia sulla capacità di presidiare l’intera catena del valore dell’oil&gas. “Siamo una società di drilling, quindi possiamo anche re-iniettare la CO2 nei giacimenti. Gestiamo il trasporto tramite pipeline, incluse quelle sottomarine, e sviluppiamo soluzioni per catturare la CO2 direttamente dai camini industriali”.