La ricerca scientifica restituisce mobilità ai reduci da un ictus, aiuta a comprendere le cause dell'autismo e del Parkinson, ha trovato una cura per l'anemia falciforme, riduce il rischio di morte prematura, abbassa i costi dei farmaci. Prendetevi qualche minuto per scorrere l'home page del sito dell'Università di Harvard: vi mostra che cosa perderemo, se i tagli alla ricerca scientifica e le minacce alla libertà di pensiero dell'Amministrazione Trump proseguiranno indefessi.
L'Università di Harvard ha deciso di ribellarsi alle nuove imposizioni del governo federale sulle sue politiche di ammissione e sui programmi scientifici. Nel farlo, rischia di perdere 2,2 miliardi di fondi per futuri progetti di ricerca. In questo modo detta una linea da seguire che potrebbe incoraggiare alla resistenza altri atenei meno potenti e prestigiosi.. Ricatto inaccettabile. Venerdì 11 aprile l'amministrazione Trump ha inviato una lettera all'Università di Harvard nella persona di Alan Garber, Presidente dell'istituzione, con una serie di richieste definite necessarie per "mantenere il rapporto finanziario di Harvard con il governo federale". Non si tratta di piccole modifiche, ma di cambiamenti straordinari che cederebbero al governo federale di fatto il pieno controllo sull'Università e violerebbero principi fondamentali per Harvard e per il mondo universitario, a cominciare dalla libertà di pensiero e di espressione in ambito accademico.. La lista di prof e studenti. Tra le richieste, che potete leggere direttamente nella lettera (in inglese) e sintetizzate in un articolo sul New York Times, ci sono la condivisione con l'amministrazione Trump di tutti i dati sulle assunzioni e dei dati sugli studenti ammessi e respinti, "suddivisi in base a razza, colore, origine nazionale, media dei voti e rendimento nei test standardizzati".
I dipartimenti dovrebbero "interrompere immediatamente qualunque iniziativa a favore della diversità, dell'equità e dell'inclusione" e rivedere i programmi che, a giudizio dell'amministrazione, presentano "vergognosi precedenti di antisemitismo", accettando di sottoporre alcuni dipartimenti e programmi a una verifica esterna.
Si chiede di evitare l'ammissione di studenti definiti ostili alle istituzioni americane e di eseguire controlli antiplagio su tutti i docenti assunti o futuri. Proprio con l'accusa di plagio era stata costretta a dimettersi l'ex presidente di Harvard, Claudine Gay, dopo aver rilasciato una testimonianza al Congresso.. Quale diversità? Nella lettera le politiche di inclusione e di valorizzazione della diversità dell'Università di Harvard vengono presentate come antitetiche a un approccio basato puramente sul merito. Salvo poi richiedere che l'ateneo imponga una "diversità di punti di vista" tra studenti, personale e dirigenti - dove per diversità si intende una gamma diversificata di opinioni politiche, incluse quelle più conservatrici.. Di qui non si passa. Con una dichiarazione rilasciata lunedì 14 aprile, l'Università di Harvard ha rispedito al mittente queste richieste, diventando il primo ateneo a ribellarsi in modo eclatante alla guerra intentata da Trump al mondo accademico. «Nessun governo - indipendentemente da quale partito si trovi al potere - dovrebbe decidere che cosa possano insegnare le università private, chi esse possono ammettere o assumere, e quali aree di studio e di ricerca debbano perseguire», ha scritto Garber. «L'università non rinuncerà alla sua indipendenza né rinuncerà ai suoi diritti costituzionali. Né Harvard né nessun'altra università privata può permettersi di essere assorbita dal governo federale».. Le richieste arrivate sono state definite in contrasto con il I emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce le libertà fondamentali come quella di parola, e con le libertà accademiche garantite dalla Corte Suprema.. Niente più fondi. La presa di posizione è stata accolta con favore e sollievo dal personale docente, dopo che qualche settimana fa oltre 800 docenti avevano firmato una lettera in cui esortavano la dirigenza dell'ateneo a organizzare un'opposizione più decisa e coordinata ai ripetuti attacchi della nuova amministrazione al mondo accademico.
La scorsa settimana un gruppo di docenti di Harvard ha fatto causa all'amministrazione Trump per aver minacciato di tagliare i fondi federali all'Università. Minaccia che di fatto, ora è stata attuata. Nella serata del 14 aprile, un comunicato del dipartimento dell'istruzione ha reso noto che "la task force congiunta incaricata della lotta all'antisemitismo ha deciso di sospendere 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti pluriennali, oltre a contratti pluriennali per un valore di sessanta milioni di dollari" destinati all'ateneo, che si è rifiutato di aderire alle richieste della Casa Bianca.. In difesa dell'istruzione. La scelta di Harvard, che con questa mossa si gioca tutto con l'alta probabilità di perdere, potrebbe incoraggiare altre Università a seguire questa scia. Lunedì 14 aprile altre nove importanti università, tra cui la Caltech, il MIT e l'Università di Princeton, e tre associazioni universitarie, hanno fatto causa all'amministrazione Trump per ripristinare 400 milioni di dollari di finanziamenti tagliati la scorsa settimana dal Dipartimento dell'Energia.. Un triste precedente. Alla fine di marzo l'amministrazione Trump ha tagliato 400 milioni di dollari di finanziamenti federali alla Columbia University, una delle più prestigiose università americane, divenuta simbolo delle proteste contro l'occupazione di Gaza. A differenza di Harvard, la Columbia ha ceduto alle richieste di Trump nel tentativo di veder ripristinati i fondi, che però non sono stati sbloccati..