Cedro di San Leopoldo, l’associazione Onda contro l’abbattimento: “Salviamo un simbolo di Padova”
- Postato il 15 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Di Gianluca Stefani, Presidente ONDA (Organismo nazionale difesa alberi) VENETO
La storia del Grande Cedro di San Leopoldo, un simbolo di Padova con più di 170 anni di storia, alto 20 m con circonferenza di 430 cm posizionato davanti al Santuario di San Leopoldo Mandic assieme ad altri tre esemplari coevi, parte quando casualmente mi sono imbattuto 4 settimane fa in un cartello di abbattimento affisso sul fusto, che ne decretava l’abbattimento per il lunedì successivo.
Mi sono mobilitato con altri cittadini per fermare l’esecuzione e, grazie a una lunga mediazione con l’assessore al Verde, abbiamo ottenuto la possibilità di effettuare una controperizia entro due settimane.
Il Cedro risultava essere in classe D (da abbattere urgentemente), cavo, marcescente con la presenza di funghi e insetti xilofagi testando la stabilità della pianta con venti di 70 km/h. Ho lanciato una raccolta fondi, che ha visto una grande partecipazione della cittadinanza, e così ho affidato la controperizia a Simone Petrin, importante agronomo locale con incarichi nel CDU del tribunale di Padova, garanzia di imparzialità e professionalità.
Si è svolta quindi la controperizia con l’utilizzo delle classiche tomografie e delle prove di trazione, massima prova scientifica oggettiva esistente, che ha stabilito che non è cavo (t/r=1), non presenta funghi, né parti marcescenti, il legno non risulta degradato, ma anzi attorno al fusto si nota la produzione di nuova corteccia e sottolinea che la pianta è stabile, avendola sottoposta a sforzi di venti pari a 120 km/h.
La nostra esultanza è stata di breve durata: infatti quando si pensava che tutto fosse risolto ho scoperto, purtroppo casualmente, che il Comune aveva interpellato un terzo agronomo per effettuare una nuova perizia. La spiegazione sulla divergenza delle due perizie è semplice come affermano eminenti agronomi come Daniele Zanzi e diversi manuali di arboricoltura: “È fortemente sconsigliato posizionare i sensori sulla parte marcescente in quanto questo andrebbe ad alterare la trasmissione del suono e il sensore sarebbe di disturbo e rischierebbe di alterare l’intera tomografia.” La cosa che mi ha lasciato perplesso malgrado glielo abbia fatto notare è che Giovanni Morelli, il terzo perito scelto, ha posizionato i sensori nello stesso punto della prima perizia.
Come evidenziato dalla prima controperizia il Cedro è tra la classe C e la classe C/D, pertanto necessita di interventi di manutenzione immediati accurati non effettuati evidentemente in tutti questi anni. Alla luce di tutto questo siamo in trepida e preoccupata attesa per l’esito della terza perizia. La soluzione deve essere quella di preservare e salvaguardare il verde esistente implementandolo in maniera qualitativa e non solo quantitativa.
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